Viaggio ai confini della carità: un cammino nel servizio a Padova

Quattordici giovani con suore elisabettine e frati conventuali in "pellegrinaggio" nei luoghi della carità di Padova. E il cammino si fa servizio. Uno sguardo in "presa diretta" su una delle sette esperienze di "Per Mille Strade": "Viaggio ai confini della carità".

Viaggio ai confini della carità: un cammino nel servizio a Padova

Tra le sette esperienze diocesane di “Per mille strade” ce n’è una in cui la dimensione del viaggio e della fatica non si sviluppano lungo una strada, ma nei luoghi della carità di Padova.

La proposta, che non è altro che un’evoluzione del campo estivo proposto ogni anno dalla pastorale giovanile e vocazionale delle suore francescane elisabettine, in collaborazione con i frati francescani conventuali, si svolge nella casa di riposo Casa Maran, all’Opsa e alle Cucine Economiche Popolari. I giovani e le religiose saranno però di stanza a Casa Santa Sofia, vicino all’omonima chiesa padovana.

«Abbiamo iniziato sabato sera», racconta l’elisabettina suor Paola Bazzotti, «per poi, nella giornata di domenica, aggiungere a piedi i vari luoghi, ma il grande caldo ci ha imposto di ridurre gli spostamenti. In questi giorni un gruppo di quattro ragazzi, con una suora, fa servizio alle cucine popolari, tre ragazzi, una suora e un frate sono a Casa Maran mentre sette ragazzi ed io facciamo servizio all’Opsa. Sono giorni intensi, fino a giovedì sera, che si concluderanno venerdì mattina per la preghiera al Santo con tutti gli altri giovani padovani. Alcuni di noi, poi, saranno a Roma dal Papa».

Anche questo è comunque un pellegrinaggio: un pellegrinaggio “di cresita interiore attraverso l’incontro con l’altro e nel servizio e nella fraternità, un’esperienza significativa di servizio in spirito francescano”.

I giovani coinvolti lo confermano, raggiunti al telefono mentre, con suor Paola, ritornano a Casa Santa Sofia dopo una giornata di impegno all’Opsa.

«È decisamente un’esperienza piacevole, nuova e ricca di emozioni», confida il 26enne Simone Lazzaretto di Maserà. «Certamente arriviamo stanchi la sera, ma felici e contenti di avere conosciuto così tante persone. Sembra una frase scontata, già sentita mille volte, ma è vera: ci portiamo a casa molto più di quello che abbiamo dato».

Gli fa eco Ilaria Giaggio, anche lei 26enne, di Bronzola di Campodarsego: «È un’esperienza che ci aiuta ad abbattere molti pregiudizi. Le persone con disabilità dell’Opsa non hanno filtri, sono spontanee e ci spingono a migliorarci».

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