Violenza digitale, la lotta di Olimpia: da vittima ad attivista

In Messico Olimpia Coral Melo Cruz ha dato vita a un’iniziativa di legge popolare nello Stato di Puebla, ottenendo un'importante vittoria: l'approvazione di una legge a livello nazionale che prevede sanzioni per chi divulghi contenuti intimi

Violenza digitale, la lotta di Olimpia: da vittima ad attivista

La lotta di Olimpia Coral Melo Cruz contro la violenza digitale e in difesa dei diritti delle donne in Messico è cominciata dopo un’esperienza drammatica. Otto anni fa, appena maggiorenne, si diffuse sulla rete un video intimo che aveva lei e il suo ex compagno come protagonisti (nelle immagini, però, lui non era riconoscibile). In breve la giovane fu presa di mira da attacchi di diverso genere ad Huauchinango (Puebla), la sua città, tanto che ebbe una crisi psicologica, si barricò nella propria abitazione e tentò di togliersi la vita in tre occasioni. Ma alla fine ne uscì.

La battaglia. Olimpia si rese conto che le armi della giustizia in un caso come il suo erano spuntate. E così reagì, decidendo di darsi da fare: diede vita a un’iniziativa di legge popolare nello Stato di Puebla per combattere il cyberbullismo e la violenza sulle donne proprio in un paese tra i più machisti al mondo.

L’approvazione della norma non arrivò subito: il reato di violazione della privacy sessuale, cyberbullismo e diffusione di contenuti sessuali contro la volontà dei diretti interessati entrò nel codice penale di Puebla solo l’8 dicembre di due anni fa. E dopo di allora gli altri Stati messicani si unirono velocemente a queste posizioni, fino a raggiungere l’Unione di Città del Messico.

La vittoria definitiva è arrivata qualche giorno fa, il 5 novembre, quando la cosiddetta legge Olimpia, che prende appunto il nome dalla giovane, è stata approvata dal senato, entrando così a far parte delle norme nazionali. Una vittoria tanto per le istituzioni messicane, quanto per i collettivi femministi del paese.

La legge prevede sanzioni per chi divulghi contenuti intimi e obbliga le autorità ad agire: di fronte a una denuncia, d’ora in poi vige l’obbligo di cancellare i contenuti e oscurare i luoghi dove sono stati diffusi. Una misura che vuole anche contrastare il dilagare della violenza contro le donne in Messico (l’anno scorso i casi di femminicidio sono stati quasi tre al giorno, per un totale di 1.006).

L’articolo integrale di Diego Battistessa, Cyberbullismo: la violenza digitale diventa reato in Messico, può essere letto su Osservatorio Diritti.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)