Yemen, Oxfam: bambine date in sposa per poter acquistare del cibo

In Yemen, di fronte una vera e propria catastrofe umanitaria, con quasi 10 milioni di persone sull'orlo della carestia, le prime a farne le spese sono le bambine. È l'allarme lanciato da Oxfam, in occasione della conferenza dei paesi donatori sulla crisi in programma oggi a Ginevra

Yemen, Oxfam: bambine date in sposa per poter acquistare del cibo

ROMA - A quasi quattro anni dall'inizio della guerra in Yemen, l'aumento esponenziale dei prezzi dei beni alimentari, unito alla mancanza di fonti di reddito, sta costringendo la popolazione a misure disperate per poter sopravvivere. È l'allarme lanciato oggi e spiegato in una nota da Oxfam, in occasione della conferenza dei paesi donatori sulla crisi in programma oggi a Ginevra. Di fronte, una vera e propria catastrofe umanitaria, con quasi 10 milioni di persone sull'orlo della carestia. Le prime a farne le spese sono le bambine.

Nel governatorato di Amran nel nord del Paese, ad esempio, tante famiglie stremate, rimaste senza cibo e senza una casa, arrivano al punto di dare in matrimonio figlie anche piccolissime, in un caso anche di tre anni, per poter comprare cibo e salvare il resto della famiglia. Una pratica quella dei matrimoni precoci, che seppur per lungo tempo è stata abituale in Yemen, adesso sta raggiungendo, nell'indifferenza del mondo, proporzioni e modalità scioccanti. Le ragazze solitamente non vengono date in sposa prima di aver raggiunto gli 11 anni, anche se prima sono costrette a svolgere lavori domestici in casa del futuro marito. Hanan è una bambina di nove anni, da quando è sposata, ha dovuto smettere di andare a scuola: "Mia suocera continua a picchiarmi, e quando scappo via per tornare a casa dai miei genitori, mio padre mi picchia perché sono scappata- racconta- Non voglio essere sposata, vorrei solo tornare a scuola". I genitori di Hanan, che hanno dato in sposa anche sua sorella di tre anni, hanno raccontato agli operatori di Oxfam di essere perfettamente consapevoli di come tutto questo sia profondamente sbagliato, ma che allo stesso tempo hanno sentito di non aver altra scelta, perché la dote ricevuta in cambio delle loro figlie è stato per loro l'unico modo per mantenere in vita il resto della famiglia.

"Con l'andare avanti di questa guerra atroce, i mezzi a disposizione della popolazione per far fronte alla carestia di cui sono vittime, sono diventati sempre più disperati-ha detto Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia- Per poter far sopravvivere almeno una parte della propria famiglia, sono costretti a prendere decisioni che distruggeranno per sempre la vita dei loro figli. Tutto questo è disumano, eppure è la conseguenza diretta di una catastrofe provocata dall'uomo, perché all'origine di questo orrore dentro l'orrore, c’è il conflitto in corso. La comunità internazionale deve fare tutto ciò che è in suo potere per porre fine ai combattimenti e assicurare alla popolazione il cibo, l'acqua e le medicine di cui ha un disperato bisogno".

Il conflitto ha costretto molte famiglie a fuggire in aree isolate e prive di tutto. Luoghi in cui mancano servizi essenziali come reti idriche o fognarie, dove non ci sono scuole o presidi sanitari. Qui si vive in piccole tende o in case fatte di fango che non riparano dal sole, dalla pioggia e dal freddo dell'inverno. Senza reddito e neanche possibilità di lavorare, la stragrande maggioranza non ha mezzi per procurarsi cibo a sufficienza, finendo col sostentarsi a pane e tè, facendo debiti o chiedendo l'elemosina. Un nucleo familiare in Yemen può arrivare a contare fino a 15 persone, comprese persone anziane bisognose di cure, che nessuno può permettersi di affrontare.

In un sondaggio dell'anno scorso tra gli abitanti di Taiz, nel sud dello Yemen, dove Oxfam ha fornito aiuti, il 99% degli adulti ha detto di essersi privato di cibo per darlo ai figli e il 98% di aver ridotto il numero dei pasti quotidiani; più della metà è riuscito a ottenerlo in prestito da parenti o amici, quasi 2/3 se lo è procurato indebitandosi. La questione cruciale per tutti era sempre come riuscire a comprare acqua, cibo, medicine.

Solo una settimana fa in seguito ai colloqui che si sono svolti in Svezia a dicembre il governo yemenita riconosciuto dalla comunità internazionale e gli Houthi si sono accordati per una prima fase di ritiro dalla città portuale di Hodeidah. È stato un processo lungo di cui ancora è difficile conoscere il reale impatto.
"L'incontro dei donatori a Ginevra oggi è fondamentale per assicurare al popolo dello Yemen cibo, acqua e medicine- ha concluso Pezzati- Ma solo la fine della guerra potrà arrestare la spirale di disperazione, che induce migliaia di famiglie a scelte drammatiche. Tutte le parti in conflitto e i loro sostenitori devono impegnarsi ad un cessate il fuoco in tutto il paese, compiere passi concreti verso una pace duratura". (DIRE)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)
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