A Bologna gli Empori solidali arrivano in ogni quartiere

Cresciuti 'sul campo' a causa dell'emergenza coronavirus, per gli Empori solidali Case Zanardi di Bologna si delinea ora una "evoluzione" più strutturale che porterà ad aprire strutture di questo tipo in tutti i quartieri. Lo annuncia l'assessore al Welfare del Comune di Bologna

A Bologna gli Empori solidali arrivano in ogni quartiere

Cresciuti 'sul campo' a causa dell'emergenza coronavirus, per gli Empori solidali Case Zanardi di Bologna si delinea ora una "evoluzione" più strutturale che porterà ad aprire strutture di questo tipo in tutti i quartieri. Lo annuncia l'assessore al Welfare del Comune di Bologna, Giuliano Barigazzi, parlando in commissione della decisione di sciogliere l'Istituzione per l'inclusione sociale e comunitaria "Achille Ardigò e don Paolo Serra Zanetti", a cui finora ha fatto capo l'esperienza degli Empori.

Attualmente, gli Empori (cioè luoghi di distribuzione dove famiglie in stato di bisogno possono prendere gratuitamente prodotti alimentari a lunga conservazione e prodotti per l'igiene della casa e la cura della persona) sono tre: in via Capo di Luca, in via Abba e in via della Beverara. Ma "c'è l'idea di una loro evoluzione- afferma Barigazzi- pensando di aprirne addirittura in ogni quartiere", così da "consolidare il lavoro di relazione con gli uffici Reti dei Quartieri e la prossimità sia con le persone che hanno bisogno, sia con le realtà associative che spesso hanno la loro base non su scala cittadina ma in ambiti più ristretti". Un approccio che l'emergenza coronavirus ha senz'altro accelerato. "In questi mesi gli Empori hanno rafforzato moltissimo la loro attività", sottolinea la dirigente dell'area Welfare di Palazzo D'Accursio, Maria Adele Mimmi. "Tutto il personale ha dimostrato una grande disponibilità", aggiunge: in questo modo, "da 180 famiglie supportate prima dell'emergenza siamo passati a oltre 470". Contemporaneamente, è stato realizzato un crowdfunding che ha consentito di raccogliere 58mila euro grazie alle donazioni di "oltre 600 cittadini- spiega Mimmi- che hanno contribuito a sostenere l'azione congiunta di Empori e Cucine popolari".

Su queste basi, "stiamo ragionando con i Quartieri rispetto alle azioni che intanto i presidenti e i direttori hanno messo in campo sui singoli territori- continua Mimmi- perché c'era bisogno di una risposta corale, sia di prissimità che a livello centrale". Infatti, nei quartieri sono state avviate diverse "forme di raccolta e di distribuzione che stanno procedendo in sinergia con la funzione degli Empori", continua la dirigente: segno che questo tipo di progettazione "si sviluppa e diffonde sui territori", per cui a questo punto "dovremo capire come raccogliere la grande disponibilità di volontari e di persone che hanno messo a disposizione risorse, beni e possibilità di sostegno".
Anche questo fa parte delle risposte "alle molte nuove povertà che stanno venendo avanti- sottolinea Barigazzi- e alle domande di chi prima si trovava in una situazione diversa e oggi la vede peggiorare dal punto di vista economico, relazionale ed educativo". In questo contesto, assicura l'assessore, lo scioglimento dell'Istituzione non rappresenterà un passo indietro. Negli anni "le pratiche e le metodologie operative che sono state patrimonio dell'Istituzione sono diventate pratiche e metodologie dell'assessorato", afferma Barigazzi. Si andrà dunque avanti con una "visione più ampia", continua l'assessore, citando sia gli Empori che i progetti per la transizione abitativa. In questa prospettiva, quello dell'Istituzione è "uno scioglimento di successo", afferma Barigazzi, perché "consegna il frutto più maturo di una stagione in cui quello strumento ha avuto senso a un'altra stagione", superando le "farraginosità" che l'evolversi della normativa ha creato per l'azione delle Istituzioni comunali. (DIRE)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)