A scuola nell'era Covid: la sfida dell'inclusione

In tempo di pandemia, nella scuola si vive la consapevolezza di dover rispondere a nuove aspettative e necessità. Fra "didattica a distanza" e "didattica in presenza", ecco cosa accade sul versante dell'inclusione degli alunni con disabilità o con bisogni speciali

A scuola nell'era Covid: la sfida dell'inclusione

Alunni con disabilità o bisogni speciali in classe o a casa? La sfida di una reale inclusione scolastica riemerge con forza con l’emergenza sanitaria legata al coronavirus, che obbliga il sistema scolastico a un continuo aggiustamento nel ripensare organizzazione e strumenti. Un tema fortemente sentito da famiglie e docenti, che da mesi è al centro di un acceso dibattito.

Il Governo, attraverso i disposti di due decreti (Dpcm del 24 ottobre e Dpcm 3 novembre 2020) ha portato la didattica a distanza per gli istituti superiori (estesa, nelle zone rosse, alla seconda e terza media) prima al 75% e poi al 100%, garantendo la presenza in classe agli studenti con disabilità, disturbi specifici dell'apprendimento e altri bisogni educativi speciali. Soluzione già individuata in estate dal Piano Scuola e dal decreto del Miur del 7 agosto, frutto anche della consapevolezza della difficoltà di applicare la didattica a distanza in alcuni contesti.
Tra i primi a mettere in pratica  la misura indicata dal governo il preside del Vomero, a Napoli, che ha aperto la scuola solo per gli studenti con disabilità, insieme agli insegnanti di sostegno. Una situazione in cui si sono trovati altri alunni disabili: “in aule deserte", con il docente di sostegno accanto ma i compagni a distanza. L'immagine ha fatto discutere e fatto riemergere la preoccupazione di un ritorno alle “scuole speciali” o “differenziali”, lasciando i genitori ad affrontare una scelta difficile: a distanza o in presenza?  
Il ministero è intervenuto a chiarire con una circolare inviata ai dirigenti scolatici l'applicazione del Dpcm, spiegando che  gli studenti con disabilità possono andare a scuola, ma è necessario un contesto di “effettiva inclusione”, ovvero insieme a un gruppo di compagni e ai docenti di sostegno e curricolare. 
Una sfida impegnativa ma possibile come dimostra l'iniziativa del Liceo artistico Enzo Rossi di Roma, che con la consulenza dell'Angsa Lazio ha costruito il progetto “Giardini d'arte”, in cui sono coinvolti gli studenti con disabilità, insieme ai ragazzi degli ultimi tre anni. Compito del gruppo sarà valorizzare alcuni spazi esterni, anche attraverso il recupero di opere d'arte che si trovano nella scuola. O, come è accaduto in scuola abruzzese, dove dopo alcuni giorni trascorsi in classe da sola con gli insegnanti, un'alunna con disabilità torna a scuola con un gruppo di compagni. Merito di una mamma che “non si accontenta” e di un dirigente che conosce le norme e sa applicarle. Le scuole, insomma, sono al lavoro per garantire la frequenza degli studenti in sicurezza.
Il ministero, dopo la circolare esplicativa, ora monitora la situazione e invita dirigenti, docenti e genitori a segnalare ogni criticità tramite l'help desk dedicato, in modo da intervenire.
Inizialmente si è anche discusso di una soluzione alternativa (trasformatasi anch'essa da subito in un tema molto caldo): la possibilità per l’insegnante di sostegno di recarsi a domicilio

Ma quanti sono gli alunni disabili e i docenti di sostegno interessati? Secondo l’analisi del portale dedicato Tuttoscuola sono circa 111mila (su 3,7 milioni di studenti ) gli alunni con disabilità che stanno seguendo lezioni da casa (Campania e Lombardia, con oltre 50mila alunni con disabilità, raggiungono quasi la metà dei ragazzi in didattica a distanza. A distanza anche 68mila docenti di sostegno, quasi il 40% dei 172mila docenti di sostegno in servizio l’anno scorso nelle scuole statali. 

Secondo il rapporto Istat sull'inclusione riferito all'anno scolastico 2019-2020 la didattica a distanza "riduce sensibilmente" l'inclusione degli alunni con disabilità. I dati dicono infatti che  il 23%  (circa 70 mila) non ha partecipato alla Dad tra aprile e giugno, percentuale che cresce al 29% nelle regioni del Mezzogiorno.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)