AI per la salute mentale. Arriva una nuova app a supporto di psichiatri e psicologi

Sviluppata un'app che, grazie all'intelligenza artificiale, promette di essere in grado di valutare lo stato di salute mentale di una persona.

AI per la salute mentale. Arriva una nuova app a supporto di psichiatri e psicologi

Nei nostri inseparabili smartphone ormai c’è un’app per tutto! A volte, bisogna riconoscerlo, con effettivi e significativi vantaggi per le nostre molteplici attività quotidiane; altre volte – diciamolo con altrettanta franchezza – con l’unico risultato di perdere tempo e pazienza, senza poter assaporare reali ausili ai nostri problemi.

Senza dubbio, uno dei settori sempre più attenzionati dagli sviluppatori di app è quello della salute, nelle sue varie sfaccettature. Già oggi, infatti, tramite la giusta applicazione, siamo in grado di tenere sotto controllo diversi aspetti della nostra fisiologia (ad es. quantità di sonno, battito cardiaco, regolarità del ciclo mestruale, prestazioni sportive, ecc…).

Ma ora, un’ulteriore novità si affaccia all’orizzonte: molto presto, l’ennesima app intelligente potrebbe occuparsi – o meglio, “preoccuparsi” – addirittura del nostro benessere… psicologico! Proprio così, avete capito bene, un’app che, grazie all’intelligenza artificiale, promette di essere in grado di valutare lo stato di salute mentale di una persona. A svilupparla un team multidisciplinare (scienze informatiche, scienze cognitive e medicina) di ricercatori della Colorado University di Boulder (Usa), come riportato qualche settimana fa dal CU Boulder Today   (https://www.colorado.edu/today/2019/11/12/want-know-your-mental-health-status-theres-app ).

Ma come funziona concretamente questa app? Utilizzando il microfono dello smartphone, essa registra frasi e discorsi dell’utente, facendole poi analizzare da un software specializzato nel riconoscimento vocale. Ovviamente, a detta degli stessi sviluppatori, l’obiettivo non è certo quello di sostituire con la tecnologia il sempre necessario rapporto diretto tra paziente e medico; piuttosto, si tratta di offrire ai professionisti della salute uno strumento in più per essere vicini alle persone affidate alle loro cure.

Ritornando alla logica di funzionamento, la nuova app può essere considerata un neutro “emulatore” del tipico rapporto con psichiatri e psicologi, basato essenzialmente sull’ascolto del paziente per raccogliere informazioni utili e indizi di comportamento, sulla basa dei quali prendere poi le decisioni necessarie. In questo processo, è noto che il linguaggio – vale a dire ciò che una persona dice e come lo dice – rappresenta per lo specialista un elemento importante per valutare lo stato di salute mentale del suo paziente; così, ad esempio, frasi sconnesse, o che non seguono un flusso logico, così come cambi repentini del tono di voce o nella velocità del discorso, sono tutti possibili indicatori dell’insorgere o della recrudescenza di manifestazioni patologiche.

Proprio tenendo in considerazione questi aspetti, i ricercatori hanno dunque sviluppato questa app in modo che sia in grado di controllare e confrontare, giorno dopo giorno, alcuni parametri del linguaggio dei pazienti, potendo offrire così agli specialisti gli strumenti per rilevare variazioni su cui concentrare poi l’attenzione terapeutica. In pratica, il software pone quotidianamente ai pazienti una serie di domande alle quali occorre rispondere parlando al telefono, per il tempo necessario (durata max 5-10 minuti) a raccogliere una quantità di testo sufficiente per essere analizzato. Più in dettaglio, ai pazienti viene chiesto di descrivere il proprio stato emotivo, oppure di raccontare una storia o di portare a termine, sempre con lo smartphone, alcuni test. I dialoghi e i risultati delle prove vengono quindi analizzati da un sistema di intelligenza artificiale che li confronta con quelli di un campione “sano” della popolazione e ne valuta l’eventuale devianza. Per testarla, l’app è stata provata su 225 persone, metà con problemi mentali gravi e metà sani, provenienti da Norvegia e Stati Uniti. Risultato? A detta dei ricercatori, la precisione del sistema nell’identificare i malati è stata pari a quella di specialisti umani! Da qui, il convincimento del team di sviluppatori sul fatto che, in futuro, questo sistema di intelligenza artificiale potrà affiancare psichiatri e psicologi durante le sedute con i pazienti, pronto a fornire in tempo reale dati e informazioni provenienti dall’analisi del dialogo e che possano essere di supporto durante le sedute. Una volta superati tutti i test sperimentali, dunque, il sistema potrà essere impiegato anche per tenere sotto controllo l’evoluzione di pazienti che richiedono un monitoraggio continuo delle condizioni di salute o che abitano in zone dove i servizi sono difficilmente accessibili. “Anziché cercare sistemi di intelligenza artificiale capaci di sostituire l’uomo – sottolinea Peter Foltz, uno dei ricercatori – dovremmo impiegare l’AI per quello che è, e sfruttarla per fare ciò che sa fare meglio di noi”. E se avesse ragione?

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Sir