Acqua, ma non solo. La produzione agricola è sempre più al centro di grandi interessi e di grandi possibilità

Nel pieno di una pandemia come quella che sta investendo di fatto l’intero pianeta, quella dell’acqua è alternativamente una minaccia e un’opportunità.

Acqua, ma non solo. La produzione agricola è sempre più al centro di grandi interessi e di grandi possibilità

L’acqua, la sua disponibilità e la sua gestione, continua ad essere tra i primi pensieri degli agricoltori italiani. Condizione ancora oggi essenziale e determinante per la riuscita della produzione agricola, la possibilità di usufruire di adeguati apporti idrici segna spesso il destino di intere annate produttive. Nel pieno di una pandemia come quella che sta investendo di fatto l’intero pianeta, colpendo anche l’economia e l’agricoltura, quella dell’acqua è alternativamente una minaccia e un’opportunità. Una condizione che deve essere colta con attenzione. E che della quale, invece, spesso ci si dimentica.

Acqua, dunque. Accanto al valore dell’agroalimentare e alla necessità di continuare a difenderlo non solo con politiche commerciali di sostegno, ma anche con la ricerca, l’attenzione tecnica e una visione globale che deve essere fatta crescere.
Stando agli ultimi dati forniti dalla Anbi (l’Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue), la condizione delle risorse idriche dello Stivale e delle Isole è ancora una volta a macchia di leopardo: bene in alcune aree, più che bene in altre, malissimo in altre ancora. Così, per esempio, mentre pare che i grandi laghi del nord della penisola siano sovrabbondanti di acqua, gli invasi di regioni agricole come la Puglia, la Calabria e la Basilicata fanno segnare riempimenti bassissimi. Il destino dei prossimi raccolti, sembra così essere ancora una volta legato al cielo.

Condizione, questa, che può apparire paradossale nell’epoca delle grandi tecnologie e della digitalizzazione, ma che esiste e si fa sentire in molte aree agricole d’Italia. Che, tra l’altro, continuano a rappresentare una ricchezza importante per tutto il Paese. Nel corso del “Forum delle Economie sulla filiera Agrifood”, promosso da UniCredit, Slow Food e Nomisma, per esempio, è stato reso noto che il valore aggiunto prodotto solo da agricoltura e industria alimentare si avvicina ai 59 miliardi di euro. Un tesoro che, tra l’altro, pone l’Italia al terzo posto in Europa dopo Francia (78 miliardi) e Germania (61 miliardi). Certo, occorre fare attenzione. Proprio nel corso della giornata di studi è stato fatto notare che questo dato aggregato nasconde le “differenti” velocità alle quali corrono le singole filiere agroalimentari (senza dire dei colpi inferti da Covid-19). Ma il valore della cosiddetta filiera agroalimentare rimane tutto. Rimangono cioè le sue ricchezze economiche e culturali, così come le sue fragilità e vulnerabilità di fronte agli eventi naturali e provocati dall’uomo. Una situazione alla quale occorre rispondere con attenzione alle risorse disponibili ma anche alla ricerca. Il Green Deal – è stato sottolineato proprio nel corso del Forum – pone sfide non più procrastinabili al nostro settore agroalimentare e se da un lato potremo contare sulle importanti risorse di Next Generation UE, dall’altro siamo tutti chiamati ad una attenta opera pianificazione e condivisione degli interventi strategici.

Poi c’è la ricerca. Croce e delizia dell’agricoltura (che tra l’altro è sempre stato uno dei comparti più impegnati in questa direzione), l’indagine su nuove tecniche di prodizione non solo non deve fermarsi ma deve crescere. Anche in questo campo, l’Italia conosce delle eccellenze importanti. Una tra tutte, è quella dell’Università Cattolica del Sacro Cuore che negli ultimi anni, per esempio, ha isolato decine di ceppi microbici con attività biostimolanti per la crescita di grandi colture come il riso (dando tra l’altro prospettive nuove non solo per la produzione agricola nazionale).

Agricoltura che fa i conti con l’acqua, quindi, ma non solo. Le parole d’ordine appaiono essere almeno tre: sostenibilità, inclusività e resilienza. Se ne è parlato anche qualche giorno fa nell’ambito della presentazione di Food Coalition, l’iniziativa proposta dal governo italiano e guidata dalla Fao, nata per prevenire e mitigare le criticità generate dal Covid-19 sui sistemi alimentari e sulla sicurezza alimentare del pianeta. Un evento dal quale proprio l’agricoltura, come ha detto la ministra Teresa Bellanova, è emersa come un elemento di equilibrio locale e globale. Certo, a patto di saper gestire bene tutto.

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Fonte: Sir