Adolescenti. Primo obiettivo di settembre: superare il jetlag estivo

In questi tre mesi di vacanze gli adolescenti si sono fatti sopraffare dalla sbornia del tempo libero e sono perfino riusciti a sovvertire il ciclo circadiano.

Adolescenti. Primo obiettivo di settembre: superare il jetlag estivo

Il trauma è dietro l’angolo e ha anche un nome, si chiama “rientro dalle vacanze estive”. Abbiamo circa dieci giorni per convincere i nostri ragazzi a tirare via la sabbia dai piedi, calzare un paio di scarpe e indossare abiti cittadini, ma soprattutto per spingerli a uscire dal tunnel del jetlag estivo. Eh sì, perché in questi tre mesi di vacanze gli adolescenti si sono fatti sopraffare dalla sbornia del tempo libero e sono perfino riusciti a sovvertire il ciclo circadiano. La notte ha preso il posto del giorno e il giorno quello della notte. Le tenebre illuminate dai falò sulla spiaggia, le feste danzanti, le ‘chiuse’ a casa degli amici che culminavano con le colazioni al bar… Sono ricordi che prendono il largo. Resta lo stordimento e un senso di forte malinconia crepuscolare.

Anche la malinconia in questo caso ha un nome e si chiama “settembre”. Ma settembre può essere molte cose: l’occasione per una rinascita, il campo pronto per essere arato e seminato con i migliori propositi, la fine del caos interiore e dei suoi riverberi illusori, il tanto atteso momento della crescita.

Qualcuno fra i nostri inizierà fra pochi giorni, cimentandosi con lo spauracchio degli esami cosiddetti di riparazione. Sono coloro che hanno trascorso l’estate ascoltando i rimbrotti dei genitori con la testa china sui tomi, cercando di ritrovare fra le righe delle pagine patinate la perduta motivazione. Oppure quelli che sono fuggiti di fronte allo scacco, rimandando a un evanescente domani il momento del recupero e ora stanno facendo nottata sui libri sperando di fare ancora in tempo a portarsi a casa la promozione.

Altri inizieranno nuovi cicli al liceo, o all’università, con la testa piena di sogni (e anche di ansia).
Altri ancora ritroveranno le vecchie aule, i vecchi compagni e i vecchi, vecchissimi professori che ti leggono “ sempre la stessa storia, nello stesso modo, sullo stesso libro, con le stesse parole” (come dice il famoso cantautore).

Anzi no, troveranno anche alcune interessanti novità, come l’educazione civica. Se ne è parlato tanto sui media. I nostri adolescenti hanno bisogno di educazione civica! In realtà, ne avremmo tanto bisogno anche noi adulti.

In ogni caso, al di là di qualsiasi possibile polemica strumentale, è sacrosanto: i nostri giovani dovrebbero acquisire una maggiore consapevolezza sociale e una più approfondita conoscenza delle regole che sono alla base della civile convivenza. L’ambizione sarebbe quella di formare una coscienza civica e soprattutto etica.

Il primo a sentire l’esigenza di introdurre l’insegnamento dell’educazione civica nelle scuole medie e superiori fu Aldo Moro nel 1958. La disciplina, però, venne sacrificata al Leviatano del Bilancio negli anni successivi. Si sa che, quando si parla di scuola, più che l’intento pedagogico può l’infausta (perenne) congiuntura economica.

Negli anni successivi si parlò a più riprese, e in molteplici forme, dell’educazione civica senza grandi risultati.

L’ostacolo più grosso, comunque, alla maturazione di un adeguato sentimento etico e di appartenenza alla collettività resta la mancanza di un coerente e unitario progetto educativo. Finché non torneremo a muoverci in questa cornice, qualsiasi tipo di intervento non potrà essere che una mera trovata con qualche margine di timida riuscita. Per costruire una coscienza civica, occorre una società portatrice di valori e di speranza, su quella dovremmo orientare la nostra rinascita autunnale.

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Fonte: Sir