Affidi e adozioni: “In lockdown genitori e figli hanno imparato a conoscersi meglio”

Uno stop forzato, un’opportunità per stare tutti insieme: è stato questo il lockdown per le famiglie seguite dal Centro AAA dell’Azienda Usl di Bologna. Giusberti: “Attività tutte online, solo le emergenze trattate in presenza. Speriamo di tornare presto alla normalità: l’incontro vis à vis per noi è cruciale”

Affidi e adozioni: “In lockdown genitori e figli hanno imparato a conoscersi meglio”

Compie un anno il Centro metropolitano AAA dell’Azienda Usl di Bologna, dove le tre “a” stanno per adozione, affido e accoglienza, realtà nata con l’obiettivo di raccogliere e mettere in rete le buone prassi realizzate sul territorio in materia di affido e adozione, oltre che di prevenire e risolvere le criticità che possono emergere in un settore tanto delicato. “È stato un anno bello e complicato – spiega Tiziana Giusberti, psicologa dell’Azienda Usl di Bologna e coordinatrice centro –. La pandemia ci ha subito rivoluzionati. Nei limiti del possibile, abbiamo sempre lavorato in presenza, presidiando la nostra realtà. Perché il Covid non ha cancellato i problemi di cui ci occupiamo. Così, le emergenze le abbiamo sempre viste di persona, tutto il resto si è spostato online. Abbiamo anche messo a disposizione 4 linee di supporto psicologico per medici, infermieri e personale sanitario”.

L’obiettivo prioritario è sempre stato quello di mantenere un filo diretto con le famiglie: “Da subito abbiamo deciso che non avremmo chiuso, e il 20 marzo abbiamo cominciato con i primi gruppi online: nessuno era preparato a quanto stava accadendo, ma posso assicurare che le nostre famiglie non hanno perso nemmeno un mese di lavoro e formazione. La tecnologia ci ha dato una grossa mano: le videochiamate ci hanno permesso di portare a termine i gruppi iniziati e di iniziarne di nuovi, inclusi i percorsi di preparazione all’adozione, cercando sempre di rispondere a ogni esigenza. Ma per le emergenze, sia in caso di adozioni, sia in caso di affidi – e, in questo secondo caso, sono all’ordine del giorno – abbiamo fatto in presenza, con tutti i dpi necessari. Sono situazioni delicate, che vanno affrontate subito: aspettare potrebbe rivelarsi molto rischioso. Quanto alle riunioni di lavoro, abbiamo fatto tutto online. Quanto tempo risparmiato! Vorrei mantenere questa prassi anche quando, finalmente, saremo usciti da questa situazione”.

Come sono andate le attività online? “In generale, siamo soddisfatti. Normalmente noi lavoriamo con i genitori e, in parallelo nella stanza accanto, con i figli. Online non è stato possibile così, mentre noi parlavamo con i genitori, i più piccoli stavano in braccio, insieme. Discorso diverso per i bambini in età scolare, che di stare davanti a uno schermo non ne potevano davvero più, dopo le tante ore di dad. Con gli adolescenti, al contrario, si sono intensificati gli incontri: quelli tecnologici sono strumenti che conoscono e amano. Con loro abbiamo anche organizzato diverse attività: per esempio si vedeva un film e poi lo si commentava, tra alcuni di loro sono nate delle bellissime amicizie”. Giusberti spiega che, in parte confermando le aspettative, queste famiglie hanno vissuto bene il lockdown: “Al netto della drammaticità del periodo storico, per questi ragazzi restare a casa con entrambi i genitori è stato gustoso, importante, bello. Alcuni di loro hanno raccontato cose sul loro passato che non avevano mai detto prima. Di solito, in caso di adozione, è solo uno il genitore che si assenta dal lavoro per stare con il figlio: in questo caso, invece, erano entrambi a casa. È stata un’opportunità importante, che tutti non hanno esitato a cogliere, genitori compresi, abituati sempre a correre come matti. Il lockdown, invece, ha rappresentato uno stop, ci si fermati con la voglia di farlo. Poi ovvio, la pesantezza per la riorganizzazione delle giornate c’è stata, come per tutti. Il nostro doposcuola, che tanto abbiamo voluto, l’abbiamo spostato online, proprio per consentire alle famiglie di rifiatare”.

In estate, dopo il primo lockdown, il Centro AAA ha subito ripreso la valutazione delle coppie di persona: “Attraverso lo schermo perdi il senso: si pensi alla visita domiciliare, che per noi è importantissima, proprio per capire il clima che si respira in casa. Siamo stati felici di ricominciare a rivedere le nostre coppie dal vivo. Ora, purtroppo, tutto è di nuovo in alto mare: non abbiamo indicazioni precise, ma per la sicurezza di tutti pensiamo che, almeno per il momento, sia meglio evitare incontri vis à vis che, non in epoca Covid, sarebbero la nostra quotidianità (ma le emergenze vengono sempre trattate in presenza, ndr). Che alternative abbiamo? Noi le nostre famiglie e i nostri ragazzi non li lasciamo soli”.

Anche il Centro AAA ha scelto di prendere parte a Confido, progetto promosso dal Forum nazionale delle associazioni familiari per valorizzare e far conoscere il lavoro delle associazioni che si occupano di affido e adozione nazionale e internazionale e per far scoprire al maggior numero possibile di persone le potenzialità dell’accoglienza. “Pur trattandosi di un progetto di familiari, sul nostro territorio hanno subito scelto di coinvolgerci: qui, da sempre, il pubblico lavora in strettissima sinergia con enti autorizzati e familiari. È il nostro impianto. Crediamo in Confido e crediamo nella necessità di rilanciare i progetti di affido e adozione: all’entusiasmo dei familiari affianchiamo le nostre competenze, la nostra serietà e la maturità acquisita sul campo. Perché certo, per scegliere di diventare famiglie adottive o affidatarie serve tanta voglia di fare, ma non deve mancare una seria riflessione su cosa ciò comporti. È indispensabile essere formati, preparati e orientati: si tratta di un’enorme responsabilità”.

Ambra Notari

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)