Agroalimentare, Europa e America più vicine. Primi segnali di distensione nella guerra dei dazi, ma la strada è ancora lunga

Basterà una forma di buon formaggio italiano per cambiare la storia delle relazioni commerciali Usa-Ue?

Agroalimentare, Europa e America più vicine. Primi segnali di distensione nella guerra dei dazi, ma la strada è ancora lunga

Disgelo. Non quello primaverile per il quale occorre attendere ancora, ma quello tra le due sponde dell’Atlantico: nel comparto agroalimentare Usa e Ue, infatti, potrebbero trovarsi presto a dialogare meglio e, soprattutto, arrivare a concludere la guerra dei dazi che da anni complica le relazioni commerciali tra due dei più importanti mercati al mondo. “Effetto-Biden” (forse), certamente anche risultato della situazione di oggettiva difficoltà delle economie anche agroalimentari, alle prese con una pandemia come non se ne vedevano da tempo. In ogni caso, quello della distensione commerciale tra Usa e Ue, potrebbe anche essere un buon unguento per curare le ferite provocate non solo da Covid-19, ma anche dalle tensioni (sempre commerciali) che invece continuano ad esserci tra Europa e Russia.

Il segnale che qualcosa stia cambiando e in positivo, è arrivato dalla decisione dell’associazione statunitense degli importatori di bevande (Nabi) e del rappresentante per il commercio Usa (Ustr), che non proporranno revisioni alle attuali tariffe sulle merci Ue a seguito della controversia commerciale Airbus-Boeing. Detto in parole semplici, gli americani non vogliono per ora inasprire i dazi sui prodotti alimentari europei. Secondo l’Unione italiana vini si tratterebbe di un primo importante segnale di disgelo da parte della nuova amministrazione americana. Anzi di più. Pare infatti, stando ad alcune voci raccolte proprio dai vitivinicoltori molto sensibili al tema, che da giorni nei corridoi di Bruxelles si discuta di una possibile mutua sospensione dei dazi Airbus-Boeing come primo atto di distensione delle relazioni transatlantiche.

Certo, nulla è deciso. Tant’è che sempre l’amministrazione statunitense ha dichiarato che “continuerà a considerare ulteriori azioni” commerciali nei confronti dell’Europa. Washington prende tempo, dunque. Ciò significa che i dazi attuali sono tutti confermati. Per questo Coldiretti spiega quanto sia delicato il momento e quanto possa contare la diplomazia.

L’ufficio del rappresentante commerciale degli Stati Uniti (Ustr) – dice proprio questa organizzazione agricola – ha concordato con l’industria statunitense che non era necessario rivedere le tariffe esistenti sui beni europei in questo momento, astenendosi da modifiche che sarebbero state possibili durante la revisione periodica. Una decisione apprezzata dall’Unione europea che ha affermato di essere pronta a lavorare per risolvere le controversie commerciali”. Diplomazia in punta di diritto ma anche fatta di azioni concrete e d’immagine. Proprio per favorire la ripresa delle relazioni tra le due grandi aree commerciali, raccontano in una nota i coltivatori, dall’Italia con destinazione Casa Bianca, in dono al nuovo presidente degli Stati Uniti d’America, è partita una forma di Grana Padano Riserva stagionata oltre 20 mesi da circa 40 chili dipinta per metà con il tricolore italiano e per l’altra metà a stelle e strisce.

Basterà una forma di buon formaggio italiano per cambiare la storia delle relazioni commerciali Usa-Ue? Certamente no. Sempre la storia insegna però quanto contino anche segnali di questo genere. E non solo per far comprendere a Joe Biden come sia buono il nostro formaggio. E’ bene infatti non dimenticare mai che gli Stati Uniti rappresentano per l’agroalimentare Made in Italy il primo mercato di sbocco fuori dai confini comunitari per un valore da primato vicino ai 5 miliardi nel 2020, in crescita del 5%. Che, detto in altri termini, come sempre significa produzione agricola e agroalimentare, tutela dell’ambiente e del territorio, occupazione e benessere.

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Fonte: Sir