“Al giusto prezzo”, Oxfam accusa i supermercati: “Sfruttamento nella filiera"

La Grande distribuzione, secondo un rapporto curato dall'Ong, non controllerebbe la filiera produttiva, favorendo così caporalato e sfruttamento dei lavoratori, in particolare quello delle donne. Lanciata anche una petizione online: obiettivo chiedere ai 5 big italiani un maggiore impegno per la sostenibilità

“Al giusto prezzo”, Oxfam accusa i supermercati: “Sfruttamento nella filiera"

ROMA - Fare la spesa al supermercato significa oggi alimentare l'ingranaggio della grande distribuzione organizzata che fa perno su una "vera e propria guerra all'ultimo prezzo" e in Italia sfrutta, per i prodotti agricoli, un sistema in cui un lavoratore su due è irregolare. Questa l'accusa di Oxfam, che ha prodotto un corposo rapporto dal titolo “Al giusto prezzo” , una fotografia dei diritti umani nelle filiere dei supermercati italiani da cui esce un quadro eterogeneo. Delle cinque aziende analizzate, solo tre mostrano di aver avviato un percorso di sostenibilità sociale. Nel complesso, emergono grosse lacune che hanno spinto Oxfam a lanciare una petizione  per chiedere ai 5 Big italiani della Gdo di tutelare i diritti nelle proprie filiere. “Controllando il 75% di tutto il cibo e le bevande consumati nel nostro paese e 26.000 punti vendita, le aziende della GDO hanno l’enorme potere di decidere e orientare scelte e prezzi lungo l’intera filiera di produzione. – ha detto Elisa Bacciotti, direttrice delle campagne di Oxfam Italia – L’estate scorsa, tra il 4 e il 6 agosto, in poco meno di 48 ore, 16 braccianti agricoli sono morti in incidenti sulle strade del foggiano: tornavano dai campi stipati come bestie sui mezzi di trasporto dei caporali. Un reale impegno delle aziende della Gdo a cambiare politiche e pratiche del loro approvvigionamento è fondamentale per difendere i diritti dell’ultimo anello della filiera: i braccianti e gli operai che coltivano, raccolgono e confezionano il nostro cibo”. Nel rapporto, "Coop è l'azienda che dimostra un livello maggiore di consapevolezza e azione sul tema dei diritti umani nelle filiere totalizzando un 27%; Conad arriva all'11%, Esselunga all'8%". Gruppo Selex (al quale sono collegate insegne come A&O, Famila, C+C, Elite, il gigante, Sole 365 e varie altre) ed Eurospin - si legge in una nota di Oxfam - "ottengono un punteggio pari a 0% in tutte le aree di indagine, in quanto non è stato possibile rintracciare alcun documento pubblico relativo ai temi in questione".

La pagella dei 5 big. L’organizzazione ha prodotto una 'pagella' che vuole accendere i riflettori "sulle ingiustizie che si celano dietro a moltissimi prodotti alimentari venduti sugli scaffali dei supermercati" e che arriva dopo le indagini sulle filiere di approvvigionamento dei principali supermercati stranieri, anch'essi all'origine secondo Oxfam di conseguenze "devastanti per i braccianti e gli operai agricoli". In Italia - denuncia l'Ong - "centinaia di migliaia di lavoratori sono vittime di sfruttamento e caporalato, abusi e salari da fame, lungo le filiere che portano frutta e verdura nei principali supermercati italiani". "In estate lavoriamo 15 ore al giorno, mangiando solo la sera. Quando siamo stanchi prendiamo l'oppio. Senza pasticche, come si può lavorare in queste condizioni?", racconta un esponente della comunità Sikh nell'agro Pontino, dove si coltiva intensivamente per larga parte dell'anno, ma con paghe ancora troppo lontane da quelle previste dal contratto provinciale: 4/4,50 euro l'ora invece di 9 euro lordi.

Donne e filiera. Dai risultati dell’indagine emerge inoltre una totale inazione rispetto alla tutela delle donne impiegate lungo la filiera: tutte e cinque le aziende ottengono infatti un punteggio pari a zero. “Ci controllano dall’alto per poterci riprendere al minimo errore. Anche per andare in bagno dobbiamo passare i tornelli elettronici col nostro badge, così sanno quanti minuti ci mettiamo. Mi sento una macchina, solo che la macchina al posto mio avrebbe fatto i cestini marci e schifosi. Io l’unica cosa in più che ho della macchina è che tolgo il marcio. Siamo numeri, non si guarda il lato umano o la dignità della persona”, racconta una lavoratrice di una fabbrica di inscatolamento di uva da tavola in provincia di Bari, costretta per una paga bassissima a turni di lavoro fino a 10 ore, durante i quali pesa e sigilla migliaia di scatole senza poter mai alzare lo sguardo dai nastri che velocissimi le scorrono sotto gli occhi.  “La sfida che vogliamo lanciare oggi è ambiziosa: porre fine allo sfruttamento dei lavoratori agricoli nelle filiere di fornitura dei supermercati. – ha concluso Bacciotti – Le responsabilità coinvolgono tutti gli attori della filiera. Alle aziende chiediamo di indagare e contrastare tutte le forme di abuso o violazione dei diritti umani e dei diritti dei lavoratori lungo le proprie filiere di produzione.  Al Governo chiediamo di rafforzare e dare piena applicazione alla legge introdotta nella scorsa legislatura contro lo sfruttamento del lavoro e il caporalato e di regolare con nuove normative il settore della Gdo per impedire pratiche commerciali ingiuste che penalizzano gli agricoltori di piccola scala e sfruttano i lavoratori. Ai cittadini chiediamo di essere ConsumAttori che vogliono conoscere cosa si nasconde dietro al prezzo del cibo che mettiamo nel carrello della spesa tutti i giorni. Il cammino è solo all’inizio, ma accelerarlo è un imperativo morale che nessuno può più ignorare”. 

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)