Al parco l’ultimo giorno di scuola, "ora dobbiamo risarcire i più piccoli”

Una classe alla volta, gli studenti seduti ognuno dentro al proprio hula hoop, ma in presenza: è il regalo della sindaca di San Lazzaro di Savena Isabella Conti agli alunni degli ultimi anni dei cicli scolastici. E sui Centri estivi annuncia: “Pronti a partire con triage e test sierologici per tutti, bambini inclusi”

Al parco l’ultimo giorno di scuola, "ora dobbiamo risarcire i più piccoli”

“Questa pandemia si è portata via un sacco di umanità, di rapporti, di relazioni. Ci ha costretti a casa, ha obbligato bambini e ragazzi a non vedersi, ha tolto loro l’aria aperta. Ha messo in enorme difficoltà le famiglie dei ragazzi con disabilità, ha isolato i figli unici. In qualche modo, ora dobbiamo risarcire i più piccoli”. A parlare è Isabella Conti, sindaca – amatissima dalla sua comunità, che l’ha riconfermata al secondo mandato con l’81 per cento di voti – di San Lazzaro di Savena, cittadina alle porte di Bologna. La prima cittadina, dal suo profilo Facebook, ha voluto lanciare un messaggio, rivolgendosi direttamente agli studenti dell’ultimo anno dei cicli scolastici (ultimo anno di scuola primaria, ultimo anno di scuola secondaria di primo grado): “[…] Per voi questo è un anno importante, concludete un percorso durato anni, anni nei quali siete cresciuti tanto, avete studiato, riso e pianto, avete scoperto e costruito amicizie che in alcuni casi vi accompagneranno per la vita. Ora siete pronti per una nuova avventura, quante nuove cose imparerete, quanti nuovi amici, quanti nuovi ricordi state per vivere. Ogni ciclo che termina però, ha bisogno di un momento solenne per fare spazio a tutta questa nuova vita che vi aspetta. Non permetterò a questa pandemia di privarvi di questo rito, di questa esperienza, nella quale potrete vedere e salutare i vostri compagni di viaggio, con modalità certo diverse rispetto al passato, ma pur sempre significative”. A San Lazzaro, insomma, i ragazzi di quinta elementare e terza media – per intenderci – avranno il loro ultimi giorno di scuola: una classe alla volta, “ci troveremo al parco della Resistenza, nella grande distesa verde, oltre il Rio Polo. Lì troverete cerchi colorati a terra, distanziati l’uno dall’altro e uno per volta, potrete sedervi al centro del cerchio che vi verrà assegnato, in questo modo potrete salutarvi, guardandovi tutti negli occhi, potrete salutare i vostri insegnanti. Gli hula hoop sono un simbolo, sono il cerchio che si chiude, per aprire un ciclo nuovo”. L’appuntamento, per ora, è per il 3, 4 e 5 giugno, ma i giorni potrebbero aumentare: qualche classe della scuola dell’infanzia ha già chiesto di aderire. Ognuno accederà al parco in maniera prestabilita grazie alla collaborazione con la Polizia municipale, e secondo le stesse modalità potrà tornare a casa. L’idea alla sindaca è arrivata nel corso di una diretta Facebook con le Acli Provinciali di Bologna (che hanno anche lanciato una petizione perché le istituzioni si organizzino per garantire la possibilità di celebrare l’ultimo giorno di scuola, di fatto sposando una proposta avanzata anche dalla viceministra all’istruzione Anna Ascani), e ha trovato subito terreno fertile tra le famiglie e i docenti. “Celebrare la chiusura di un ciclo è importante, e i riti hanno un valore speciale. Vogliamo che ogni classe, un’ultima volta, possa guardarsi tutta negli occhi. Abbiamo pensato di affidare una canzone da imparare e poi cantare insieme. Una ventina di minuti a classe, considerato che, purtroppo, non sarà possibile né giocare insieme né abbracciarsi. Qualcuno mi ha già chiesto di ripetere questa iniziativa anche il prossimo anno. Chissà. Nel buio capita anche si accendano brillanti lampadine”.

I Centri estivi

A San Lazzaro i centri estivi per i bambini sopra i 6 anni partiranno il 22 giugno, quelli per i bimbi della fascia 3-6 la prima settimana di luglio. “Per la fascia 0-3, purtroppo, senza indicazioni nazionali non possiamo fare nulla”. Conti, che suggerisce di trovare un nuovo modo di chiamare queste attività estive – “Centri estivi fa pensare a grande gruppi di bambini che giocano e corrono insieme, naturalmente non sarà così” – suggerisce anche un nuovo approccio: “I Centri estivi pronti a partire non devono essere considerati potenziali luoghi di contagio, ma luoghi di contenimento del contagio”. Perché senza Centri estivi, i genitori che lavorano sarebbero costretti a lasciare i figli a nonni e babysitter, creando le condizioni ideali per potenziali contagi familiari: “Prima che venga alla luce un contagio possono passare giorni, nel frattempo la babysitter è tornata dalla sua famiglia, i nonni a passeggio. E intanto il contagio si diffonde”. I Centri estivi, invece, lavorerebbero in un’altra direzione: 3-5 bambini per educatore, sempre lo stesso – con un investimento importante da parte delle istituzioni –, triage all’ingresso e test sierologico per tutti – bambini inclusi – prima dell’avvio dell’attività da ripetersi ogni 7-10 giorni. I test sierologici sono la conditio sine qua non i Centri estivi sanlazzaresi potranno partire. “Poter testare tutti significherebbe anche studiare l’epidemiologia nei bambini,. Potremmo scoprire che molti bambini sono già immunizzati, magari quelli che sono rimasti in quarantena in casa con i genitori positivi ma che non hanno mai fatto un tampone né un test. Poi sia chiaro: il rischio zero in natura non esiste. Alla base di tutto deve esserci un patto di collaborazione tra cittadini e istituzioni”.

La ripartenza a settembre

Stanotte, intanto, la maggioranza ha trovato l’accordo sul decreto Scuola sul concorso per i precari, che si farà, appena le condizioni lo permetteranno, plausibilmente a fine estate. Continua, invece, il confronto sulle modalità di rientro a scuola a settembre (ormai mancano meno di 100 giorni). Un metro o più tra i banchi, mascherine obbligatorie sopra i 6 anni, no guanti, mense a turno e classi dimezzate: sono solo alcune delle ipotesi al vaglio del ministero e della commissione guidata da Patrizio Bianchi. “Mi limito a una considerazione – conclude la Conti – non è possibile immaginare di avere una parte di bambini a scuola e una parte di bambini a casa, perché una scelta di questo tipo metterebbe in grande difficoltà i genitori. Riduciamo la portata delle classi, ma mandiamoli tutti a scuola. Mentre un gruppo è in classe, l’altro può fare attività in palestra o altre soluzioni, che al momento noi stiamo già cominciando a individuare. Quanto ai più piccoli, siamo sempre in attesa di un indirizzo dello stato, che però al momento non c’è”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)