Altro che startup “mordi e fuggi”, ecco le cooperative di comunità

Questa la sfida lanciata dall’ultimo bando di Coopstartup, l’iniziativa di Legacoop e Coopfond. A fine agosto raccolti 140 progetti che si avvieranno verso la selezione finale. “L’obiettivo è far rinascere sia la parte sociale che quella economica dei territori”

Altro che startup “mordi e fuggi”, ecco le cooperative di comunità

ROMA - L’obiettivo è sostenere imprese cooperative “radicate in una comunità, aperte e orientate allo sviluppo nel tempo” e non “startup mordi e fuggi”. È questa, in poche parole, la mission dell’ultimo bando del progetto Coopstartup promosso da Legacoop Nazionale e Coopfond, il fondo mutualistico di promozione e sviluppo di Legacoop. La nuova “sperimentazione” dal titolo “Rigeneriamo Comunità” (realizzato con la collaborazione di Banca Etica, la fondazione Finanza Etica e con il supporto di Fon.coop) è da poco entrata nel vivo. Dopo la raccolta delle candidature avviata lo scorso 4 giungo e conclusasi a fine agosto, sono 144 i progetti presentati (che hanno coinvolto 460 persone) che ora dovranno affrontare una serie di step, tra formazione e selezioni. Solo sette progetti saranno premiati alla fine del percorso, nel mese di giugno del 2020. Ai progetti vincitori un contributo di 5 mila euro da parte di Coopfond e un altro contributo che varia dai 5 ai 10 mila euro finanziato da partner locali.
Il progetto ha l’obiettivo di “favorire il consolidamento, lo sviluppo e la creazione di cooperative di comunità”, si legge nel bando. “Si chiamano così perché comportano anche il coinvolgimento delle comunità - spiega Barbara Moreschi che da anni segue le sperimentazioni di Coopstartup -. Non si tratta di creare cooperative per fare un nuovo prodotto o un nuovo servizio, ma di una cooperativa che ha come obiettivo quello di cercare di far rinascere sia la parte sociale che quella economica di un determinato territorio”. L’obiettivo di quest’ultima sfida lanciata da Coopstartup è proprio quello di sperimentare “nuovi processi di promozione cooperativa nelle aree interne, nei piccoli comuni, nelle aree urbane degradate, nelle aree agricole abbandonate, nelle aree naturalistiche e nelle aree di interesse storico, paesaggistico e culturale”, si legge ancora nel bando. In Italia, tuttavia, “non c’è una legislazione nazionale sulle cooperative di comunità - continua Moreschi -. Ci sono alcune regioni che hanno legiferato in tal senso, tipo la Puglia, la Liguria e l’Emilia Romagna, ma sono casi molto particolari”.
Dal 2014 ad oggi, sono ben 18 i bandi realizzati da Coopstartup. “Da queste sperimentazioni, ad oggi sono nate 36 cooperative - continua Moreschi -, ma i progetti che hanno vinto finora sono 66, quindi abbiamo anche la possibilità che se ne costituiscano altre”. Ai partecipanti, Coopstartup assicura una formazione online e non solo. Per i progetti che passano le selezioni perché rispondenti alle caratteristiche del bando, la formazione diventa ancora più completa, con corsi in aula e altro ancora. “Nella formazione si affronta tutta la parte relativa alla cooperazione, ma anche come creare un modello di business e come fare un business plan - spiega Moreschi -. Da quest’anno c’è anche una parte relativa al crowdfunding”. ll percorso dura un anno, aggiunge Moreschi, e oltre alla formazione prevede anche un accompagnamento che permetterà ai vincitori di poter costituire una vera e propria cooperativa.
Sono tanti gli ambiti tematici a cui intendono dedicarsi le aspiranti cooperative di comunità. Una varietà di interessi che emerge anche dalle esperienze avviate con i bandi passati. Come si può vedere dal sito del progetto, si va da progetti per il recupero di capi d’abbigliamento a fine vita e cascami tessili per ottenere materie prime da utilizzare in altri processi (la cooperativa si chiama Reborn Fibers e opera in Calabria), a iniziative che hanno l’obiettivo di fornire “servizi innovativi di locazione a turisti, giovani professionisti ed artisti con l’obiettivo di aumentare la qualità dell’esperienza degli affitti”, come nel caso di Experience Società Cooperativa di Bari. Tra le cooperative avviate in questi anni, tuttavia, ci sono anche quelle che guardano al tech, come la cooperativa Ippocratech di Catanzaro che ha progettato “Visible, un capillaroscopio per diagnosi clinica, ergonomico e portatile”.
Uno degli obiettivi, spiega Moreschi, è quello di “creare un lavoro che sia per loro duraturo - aggiunge - e di far crescere la professionalità”. Quindi “non startup mordi e fuggi”, anche se, continua Moreschi, “molti ci hanno detto di non aver neanche pensato all’ipotesi di aprire una cooperativa, perché non viene in mente quando bisogna fare una startup”. Tra le cooperative avviate nei 18 bandi di Coopstartup, tuttavia, non mancano quelle che hanno intrapreso anche il percorso per accedere alle facilitazioni previste dalle istituzioni. “Se diventano startup innovative seguono tutta la disciplina che le riguarda - spiega Moreschi -. In questo caso, tra le nostre 36 ne abbiamo 11 che sono startup innovative e possono accedere a tutti i contributi previsti”. Tante storie, molte sfumature, ma soprattutto una bassa percentuale di insuccessi tra le cooperative nate dal progetto Coopstartup. “Sulle 36 nate, al momento e dopo 5 anni, ne abbiamo solo tre inattive - conclude Moreschi -. Di queste, solo una ha chiuso quasi subito, le altre due sono inattive ma non perdiamo le speranze”.(ga)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)