Anche i tamponi tremano di paura. Il fumetto disegnato da un padre per il figlio

“Domani nella scuola di Arthur iniziano a fare i ‘tamponcini’- scrive Luca su un post pubblicato su Fb –. E chiaramente lui ha paura. Ma secondo me c’è chi ha più paura di lui, così gliel’ho disegnato...”.

Anche i tamponi tremano di paura. Il fumetto disegnato da un padre per il figlio

In tempo di pandemia anche un cotton fioc può generare paura. Nei grandi, così come soprattutto nei più piccoli.

Ci sono voluti mesi, è vero, perché ci abituassimo a indossare con regolarità le mascherine chirurgiche. Nelle ultime settimane poi – complici anche i vari regolamenti locali – stiamo lentamente prendendo confidenza anche con le FFP2. Ma con i tamponi PCR, così come coi test antigenici rapidi, la cosa si fa più complessa. Tutti d’accordo sulla necessità di fare più test possibili per interrompere le catene di contagio e per arginare il diffondersi del coronavirus, ma di fronte a quel cotton fioc lungo, secco e allampanato un certo timore è istintivamente naturale. Anche perché fino a un anno fa nessuno (anche chi ha un naso importante) avrebbe mai immaginato di essere stato dotato di cavità nasali tanto profonde.

Da alcuni giorni, per poter aprire le scuole in modo sicuro, è stato avviato in alcune primarie dell’Alto Adige un progetto pilota che prevede i test nasali fai da te. Dopo la prima settimana, in cui sono state interessate 18 scuole con quasi duemila bambini, il progetto dovrebbe venire esteso in futuro a tutti i 27.500 alunni delle elementari altoatesine. Si tratta di un test antigenico che rappresenta un pre-screening e che i bambini possono fare in autonomia, prelevando un campione nella zona anteriore del naso. In sostanza non è necessario che il temuto cotton fioc lungo, secco e allampanato arrivi a perlustrare minuziosamente il retrobottega del naso, ma è sufficiente che si intrattenga brevemente nell’anticamera, a 1-2 centimetri dall’ingresso, facendo cinque giri di campo. Più facile a dirsi che a farsi. Soprattutto se sei alto un metro e poco più, hai appena imparato a contare e negli ultimi mesi le volte con cui ti sei ritrovato vis-à-vis con quel cotton fioc lungo, secco e allampanato superano le dita della tua piccola mano.

Arthur ha iniziato ad andare a scuola da qualche mese. A singhiozzo, a causa del virus, come tutti i suoi amici: alcune settimane in presenza, altre in DAD, davanti a uno schermo. E ha già capito che è più bello andare a scuola con i propri amici, piuttosto che stare a guardarli su un pc. Ma per andare a scuola c’è ora una nuova regola: bisogna fare il “tamponcino”. E lui non lo vuole fare, perché ha paura.

Di fronte alla paura di quello scricciolo che ama i supereroi e sogna di viaggiare un giorno sul Millennium Falcon, suo papà Luca prova un tuffo al cuore. Lo stringe istintivamente a sé con la stessa tenerezza con cui lo aveva preso tra le sue braccia quel giorno, quando col suo primo vagito, Arthur aveva annunciato al mondo il suo arrivo. Ma oggi ad Arthur serve qualcosa di più di un tenero abbraccio. Sta crescendo, sta iniziando a muovere i primi passi nella società e Luca sa che – come scrive Papa Francesco nella lettera apostolica “Patris corde” dedicata a s. Giuseppe – “essere padri significa introdurre il figlio all’esperienza della vita, alla realtà. Non trattenerlo, non imprigionarlo, non possederlo, ma renderlo capace di scelte, di libertà, di partenze”. Decide allora di prendere un foglio di carta bianco, il righello e la matita.

“Domani nella scuola di Arthur iniziano a fare i ‘tamponcini’- scrive Luca su un post pubblicato su Fb –. E chiaramente lui ha paura. Ma secondo me c’è chi ha più paura di lui, così gliel’ho disegnato…”.

Ne è nato un breve fumetto, dal titolo “Anche i tamponi tremano…”. Protagonista è un giovane tampone, lungo, forte e spavaldo, che mostra i muscoli e che dice di non aver paura di niente. Quando, però, vede avvicinarsi un naso, ecco che i muscoli si sgonfiano, lo sguardo si spegne e lui inizia a tremare e a urlare dalla paura. Finché la sua richiesta di aiuto viene zittita nella narice con un “glom”.

Per proteggere il suo piccolo Arthur e aiutarlo a superare l’ostacolo che tanto lo intimorisce, Luca non sfodera la spada laser di Star Wars, ma fa la punta alla matita. “La fantasia – sottolinea rispondendo ad un commento al suo post – batte ogni paura!”.

Quello di questo giovane papà è un esempio di “coraggio creativo”. Cos’è il coraggio creativo? È una delle caratteristiche che Papa Francesco individua in s. Giuseppe. “Esso emerge soprattutto quando si incontrano difficoltà – scrive nella “Patris corde” –. Infatti, davanti a una difficoltà ci si può fermare e abbandonare il campo, oppure ingegnarsi in qualche modo. Sono proprio le difficoltà che tirano fuori da ciascuno di noi risorse che nemmeno pensavamo di avere”.

“La nostra vita – aggiunge il Papa – a volte sembra in balìa dei poteri forti, ma il Vangelo ci dice che ciò che conta, Dio riesce sempre a salvarlo, a condizione che usiamo lo stesso coraggio creativo del carpentiere di Nazaret, il quale sa trasformare un problema in un’opportunità, interponendo sempre la fiducia nella Provvidenza”.

“Padri non si nasce, lo si diventa – sottolinea Francesco –. E non lo si diventa solo perché si mette al mondo un figlio, ma perché ci si prende responsabilmente cura di lui. (…) La paternità che rinuncia alla tentazione di vivere la vita dei figli, spalanca sempre spazi all’inedito. Ogni figlio porta sempre con sé un mistero, un inedito che può essere rivelato solo con l’aiuto di un padre che rispetta la sua libertà”. Con quel coraggio creativo che riesce a trasformare un cotton fioc in un fumetto.

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Fonte: Sir