Armi a scuola. Abbiamo a che fare, a Rovigo e a Bassano, con dottor Jeckill e Mister Hide

Ragazzi normali, ritenuti tranquilli, che si comportano in modo anomalo e magari nemmeno si rendono conto della gravità dei fatti di cui sono protagonisti.

Armi a scuola. Abbiamo a che fare, a Rovigo e a Bassano, con dottor Jeckill e Mister Hide

Partiamo dall’episodio più eclatante: all’istituto comprensivo “Viola-Marchesini” di Rovigo, in una prima superiore – quindi parliamo di ragazze e ragazzi appena usciti dalle medie – un’insegnante viene colpita da alcuni pallini sparati da una pistola ad aria compressa. Inoltre, la scena viene ripresa dagli smartphone degli alunni – quei famosi telefonini che dovrebbero stare fuori dall’aula – e diffusa su Tik Tok. Una bravata in mondovisione (o quasi).
L’episodio è avvenuto poco dopo l’inizio dell’anno scolastico, a ottobre. Il 7 novembre scatta la sospensione (5 giorni) per l’alunno che ha sparato e per quello che ha ripreso la scena. Due giorni invece per il proprietario della pistola, che l’avrebbe portata a scuola, lasciata usare a chi ha sparato e poi nascosta. Non finisce qui. L’insegnante denuncia tutta la classe e al momento è in corso un’inchiesta. Dichiara che i ragazzi erano “tutti complici”, nessuno insomma avrebbe preso le distanze dal fattaccio. Inoltre, l’iter della sospensione si ferma: un genitore fa ricorso e ottiene l’annullamento.
Nei giorni scorsi interviene il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. E dichiara in una nota: “Episodio gravissimo. Contrastare fermamente il bullismo e la violenza a scuola e ripristinare nelle classi la cultura del rispetto sono due priorità della mia azione. Senza di esse non può esistere nessun sistema scolastico degno di questo nome”. Aggiunge naturalmente solidarietà e vicinanza alla professoressa e all’intero corpo docente e convoca la preside al Ministero chiedendo “una relazione ufficiale e dettagliata dei fatti, del contesto in cui sono maturati e della partecipazione dei genitori al percorso educativo dei figli”.
Nei giorni scorsi un altro fatto colpisce le cronache: un sedicenne di un istituto superiore di Bassano del Grappa arriva in classe con una pistola scacciacani, riproduzione di una Beretta calibro 9, con il caricatore ma priva del tappo rosso, che solitamente identifica le armi giocattolo. La pistola era nello zaino dello studente ma la canna spuntava fuori, al punto che la professoressa si è insospettita, ha segnalato il caso al dirigente scolastico, il quale ha avvertito la Guardia di Finanza. Risultato: una denuncia al Tribunale dei minorenni. L’alunno ha sostenuto che l’arma apparteneva al padre, il quale però ha smentito e replicato dicendosi “sorpreso” per il comportamento del figlio, che gli risulta essere “un ragazzo tranquillo” che non aveva mai dato problemi in famiglia e a scuola.
Insomma, qui abbiamo a che fare, in entrambi i casi – a Rovigo e a Bassano – con dottor Jeckill e Mister Hide. Ragazzi normali, ritenuti tranquilli, che si comportano in modo anomalo e magari nemmeno si rendono conto della gravità dei fatti di cui sono protagonisti. E nemmeno i genitori sembrano comprendere. Uno fa sospendere la sospensione, l’altro è “sorpreso”.
Lontana da noi l’intenzione di giudicare nel merito delle situazioni, che sono sempre più complesse di quel che appaiono nelle cronache. Però un altro fatto di questi giorni mette in allarme: una lettera di insegnanti a un giornale in cui dichiarano la difficoltà, dopo gli anni di Dad e assenza da scuola, di riallacciare relazioni positive e costruttive con gli studenti – parliamo in particolare di adolescenti – sempre più turbolenti e immaturi dal punto di vista dei rapporti relazionali.
Qui sta il punto. La scuola, soprattutto, si rende conto dei disagi dei nostri ragazzi. Ne hanno parlato psicologi ed esperti e adesso ecco le cronache. Chi entra ogni giorno nelle aule avrebbe da raccontare. Serve rinforzare l’alleanza tra tutti i protagonisti dell’educazione e risvegliare l’attenzione sugli adolescenti, perché nessun genitore si dichiari “sorpreso” e nessuna scuola si trovi a dover far ricorso alla magistratura.

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Fonte: Sir