C’è acqua per l’agricoltura. Il 2021 inizia con abbondanti disponibilità idriche: una buona cosa, che non deve far dimenticare i rischi

L’attenzione degli agricoltori, oltre che dalle questioni legate ai mercati, è attirata anche dall’andamento climatico in generale.

C’è acqua per l’agricoltura. Il 2021 inizia con abbondanti disponibilità idriche: una buona cosa, che non deve far dimenticare i rischi

C’è acqua in abbondanza. Il 2021 per l’agricoltura inizia anche così: le riserve idriche dello Stivale ci sono e sono tante. Condizione essenziale, quella della disponibilità di acqua, per programmare correttamente gli interventi in campo. Condizione, tuttavia, che deve essere ben gestita per essere efficace e, soprattutto, sicura. Vincolo importante, soprattutto di fronte alle bizze dell’andamento climatico che alterna il gran secco ai nubifragi. Così, accanto al suo ruolo strategico per il Paese, l’agricoltura torna ad essere insieme elemento di tutela del territorio che, a sua volta, deve essere tutelato e protetto.

A scattare l’istantanea della situazione idrica italiana è stata qualche giorno fa la ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue), che in una lunga nota ha percorso tutto il territorio italiano guardandolo con la lente dei bacini idrici. Ed è, appunto, una fotografia in positivo (o quasi), quella che l’Associazione propone. “Se a gennaio 2020 – viene spiegato -, già si evidenziavano i primi segnali di una stagione idricamente difficile nel Sud Italia, quest’anno la situazione è radicalmente diversa con confortanti disponibilità d’acqua in tutto il Paese, ad eccezione della Sardegna”. La stessa ANBI, tuttavia, indica subito i rischi che stiamo correndo. “Se questi dati sono confortanti per l’agricoltura soprattutto dell’Italia meridionale – ricorda infatti il presidente dell’Associazione, Francesco Vincenzi –, non va dimenticata l’altra faccia della medaglia: il rischio idrogeologico, accentuato dalla crisi climatica; il forte innevamento, che si sta registrando sulle montagne, obbligherà a grandi attenzioni per la gestione idraulica nel momento del disgelo”.

Grande attenzione, dunque, e grandi investimenti per fare bene. Che è, invece, quanto l’ANBI teme che non accada. Il rischio, dicono i tecnici, è che si privilegi ancora una volta “la logica dell’emergenza che, dal dopoguerra ad oggi, costa al Paese circa tre miliardi e mezzo per risparare i danni e risarcire in minima parte le vittime, senza considerare l’incommensurabile valore delle perdite umane”. Molto, adesso, potrebbero fare le risorse finanziarie in arrivo dall’Europa, ma tutto deve ancora essere definito e sancito.

Settore in allarme, quindi, anche se uno dei fattori di produzione più importanti – l’acqua, appunto -, per ora non manca. L’attenzione degli agricoltori, oltre che dalle questioni legate ai mercati, è attirata anche dall’andamento climatico in generale. Uno dei problemi con cui i campi devono ormai sempre fare i conti, infatti, è il rapido cambiamento delle condizioni climatiche. “Italia al gelo dopo un 2020 che si classifica come il secondo anno più caldo mai registrato nel Paese dal 1800, con una temperatura di oltre un grado (+1,04 gradi) più elevata della media storica”, ha sintetizzato per tutti Coldiretti precisando: “L’anno appena iniziato conta già 22 eventi estremi tra grandinate, tornado, nevicate anomale, valanghe e bombe d’acqua che hanno colpito lungo tutta la Penisola provocando danni nelle città e nelle campagne ma anche vittime”. Cosa concludere quindi? Secondo i coltivatori che non è cambiato nulla: “Anche il 2021 – dice infatti Coldiretti – inizia con il moltiplicarsi di eventi estremi con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo”. Qualcosa che “ha fatto perdere oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra cali della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti”.

In altre parole, la disponibilità di acqua consola gli agricoltori, ma non li esime dal guardare al futuro con grande attenzione. Così dovrebbero fare anche le istituzioni.

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Fonte: Sir