Cambiano ancora i consumi alimentari. Non solo per effetto di Covid19, il paniere di spesa cresce e si fa più “salutistico”

Nel 2020, secondo le elaborazioni di Nomisma, il consumo pro capite annuo di ortofrutta fresca in Italia è stato di 160 kg, di gran lunga superiore rispetto a quello di molti Paesi europei.

Cambiano ancora i consumi alimentari. Non solo per effetto di Covid19, il paniere di spesa cresce e si fa più “salutistico”

Covid19 e il generale cambiamento degli stili di vita (che in effetti era già iniziato prima della pandemia), stanno mutando il contenuto della spesa alimentare. E in meglio. L’indicazione arriva da una serie di studi e di rilevazioni e riguarda anche l’Italia. Nel cambiamento generale, poi, spicca la crescita di frutta e verdura (con un accento particolare ai prodotti biologici). Ed è certamente un caso, ma proprio il 2021 è stato dichiarato dall’Assemblea Generale dell’ONU “Anno Internazionale della frutta e della verdura”.

Che sia una più spiccata ricerca di prodotti sani, buoni e genuini, oppure un effetto dei maggiori vincoli imposti dalle misure di contrasto alla diffusione del virus, fatto sta che gli ultimi numeri indicano un deciso cambio di rotta negli acquisti alimentari. Certo, si tratta di un fenomeno che riguarda paesi con un livello economico medio-alto, ma la tendenza pare essere ormai pressoché ampiamente diffusa.

A fare il punto più aggiornato sulla situazione è stata l’analisi dell’Organic F&V Monitor, l’Osservatorio – promosso da AssoBio e Alleanza Cooperative Italiane e curato da Nomisma -, che si occupa di monitorare il comparto. I risultati sono piuttosto chiari. Rispetto agli altri paesi dell’Unione Europea, l’Italia è quello in cui la propensione al consumo di frutta è più elevata. Nel complesso, l’81% della popolazione in Italia assume almeno una porzione di frutta o verdura al giorno, ma il primato riguarda anche le quantità, oltre che la frequenza. Nel 2020, secondo le elaborazioni di Nomisma, il consumo pro capite annuo di ortofrutta fresca in Italia è stato di 160 kg, di gran lunga superiore rispetto a quello di molti Paesi europei come la Germania (che si ferma a 109 kg) o il Regno Unito (101 kg). Una tendenza nella quale spiccano proprio i prodotti ottenuti con tecniche biologiche: la vendita di ortofrutta bio è cresciuta dell’8%.

D’altra parte, è tutto il paniere della spesa alimentare a cambiare forma e anche dimensione. Secondo una analisi effettuata da Coldiretti, è già stato osservato un balzo in alto della spesa che ha raggiunti i massimi livelli da dieci anni a questa parte. Con alcuni prodotti che pare giochino un ruolo sempre più importante. Se, così, la crescita media è stata del 7,4%, quella delle uova fresche è arrivata al +14,5% ma è stata seguita da vicino dagli aumenti di altri prodotti come tutte le materie prime di base alimentari.  “Il trascorrere delle settimane in casa – commentano i coltivatori diretti -, ha modificato progressivamente l’atteggiamento dei consumatori nei confronti del cibo a favore del paniere ‘cuochi fai da te’ (uova, farina, lievito, burro, zucchero, olio) con un graduale ridimensionamento dell’interesse iniziale con la pandemia per i prodotti conservabili (surgelati e scatolame) e per i prodotti da “scorta dispensa” (latte Uht, pasta, passate di pomodoro)”.

Una tendenza che, tra l’altro, sta modificando anche la struttura dei canali di acquisto alimentare, cioè dei luoghi dove le persone concretamente fanno la spesa. Così, secondo Coldiretti si assiste “alla riscossa delle piccole botteghe di prossimità con +18,4%, come anche alla vendita diretta, canale che ha fatturato 6,5 miliardi di euro”. Mentre stando all’analisi effettuata da Nomisma, almeno per l’ortofrutta il canale on line non si esaurisce con la Gdo: un ulteriore 15% ha acquistato da siti di produttori o mercati agricoli on line.

Non c’è una particolare morale in quanto sta avvenendo sul fronte dei consumi alimentari nelle economie che possono scegliere. C’è tuttavia un’osservazione da fare: pandemia e mutamento degli stili di vita, possono anche accentuare un divario tra chi ha i mezzi per decidere cosa acquistare e chi, invece, ha poca scelta.

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Fonte: Sir