Carcere, in 11 istituti sovraffollamento superiore al 150%

È quanto denuncia l’associazione Antigone nel suo Rapporto di metà anno 2021 presentato oggi. Secondo l’associazione, a livello nazionale il sovraffollamento è al 113%. In diminuzione i detenuti stranieri. Da inizio 2021 sono 18 i casi di suicidio

Carcere, in 11 istituti sovraffollamento superiore al 150%

Il tasso di affollamento delle carceri italiane è superiore a quello descritto dai dati ufficiali del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria: al 30 giugno 2021 il numero di persone detenute si attesta a 53.637 per 50.779 posti ufficialmente disponibili, con un tasso di affollamento ufficiale del 105,6%, mentre a metà giugno 2021 i posti effettivamente disponibili erano 47.445 per un tasso di affollamento reale del 113,1%. È quanto denuncia l’associazione Antigone nel suo Rapporto di metà anno 2021. Secondo il rapporto, ben 11 istituti di pena hanno un affollamento superiore al 150%. “Se ne contano 117 su 189 con un tasso di affollamento superiore al 100% - spiega Antigone -. 54 istituti hanno un affollamento fra il 100% e il 120%, 52 istituti si trovano nella fascia fra il 120% e il 150% e infine 11 istituti hanno un affollamento superiore al 150%”. L’istituto di pena che presenta il più alto tasso di sovraffollamento è a Brescia con 378 detenuti e un tasso di sovraffollamento del 200%. Mentre in 11 regioni (Abruzzo, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria e Valle D’Aosta) la popolazione detenuta è diminuita rispetto a giugno 2020 e si è mantenuta pressoché stabile in altre tre regioni (Basilicata, Calabria e Friuli Venezia Giulia), in Campania, Emilia Romagna, Lombardia, Puglia, Trentino Alto Adige e Veneto la popolazione è aumentata. Rispetto al 31 dicembre 2020, invece, la situazione è molto diversa: sono solo 5 le regioni in cui i detenuti sono diminuiti (Basilicata, Lazio, Piemonte, Sardegna e Toscana), 8 quelle in cui è rimasta stabile (Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Molise, Trentino Alto Adige, Valle D’Aosta e Veneto) e 7 quelle in cui è aumentata (Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lombardia, Sicilia e Umbria). La popolazione detenuta straniera, invece, sta diminuendo. “Al 30 giugno 2021 la percentuale di detenuti stranieri ristretti negli istituti penitenziari in Italia era del 32,4% (17.019 persone) - spiega l’associazione -. Una presenza in costante flessione dal 31 dicembre del 2018, quando la percentuale sfiorava i 34 punti. Si tratta anche del secondo dato più basso nell’ultimo decennio, solo successivo al 32,22% registrato al 30 giugno 2018. Una tendenza in diminuzione quella che viene fuori comparando i dati dell’ultimo decennio, che è iniziato con valori che sfioravano il 36%”. Tra i detenuti, sono oltre 19 mila, ovvero il 36% del totale, quelli che devono scontare meno di tre anni. “Se si puntasse sulle misure alternative - scrive Antigone - si ridurrebbero significativamente i numeri dell’affollamento”. Tuttavia, i numeri delle misure alternative degli ultimi dieci anni sono in crescita. Al 15 giugno 2021, spiega il rapporto, sono 67.334 le persone in esecuzione penale esterna. Fra queste, quasi 31.000 svolgono una delle tre misure alternative previste dall’ordinamento penitenziario: affidamento in prova al servizio sociale (18.382), detenzione domiciliare (11.836) e semilibertà (749). “Osservandone l’andamento storico, vediamo come il totale di persone in misure alternativa sia più che raddoppiato negli ultimi 10 anni: erano infatti poco più di 14.000 nel 2010, quasi 29.000 a fine 2020 e superata la soglia delle 30.000 nel primo semestre del 2021”. Oltre al complessivo incremento delle misure alternative, inoltre si registra un significativo aumento anche nelle persone in messa alla prova (22.721). Più di un detenuto su tre è in carcere per violazione della legge sulla droga, spiega Antigone. l 30 giugno 2021 i detenuti per violazione del Testo Unico sulle droghe erano 19.260 (il 15,1% sul totale delle imputazioni). “Se si volge lo sguardo alla persona e non al reato, i dati raccontano di come circa un detenuto su 4 sia tossicodipendente - aggiunge il rapporto -. Vi è stata una crescita di 10 punti percentuali - tra il 2005 e il 2020 (i dati sono al 31/12) - negli ingressi in carcere di detenuti con problemi di tossicodipendenza. Nel 2020 il 38,6% delle persone che sono entrate negli istituti penitenziari era tossicodipendente. Nel 2005 erano il 28,41%. Diciotto, infine, i casi di suicidio dall’inizio dell’anno, secondo quanto riporta il dossier Morire di carcere di Ristretti. “Il più giovane aveva 24 anni e il più anziano 56 - spiega Antigone -. Nel 2020 i suicidi sono stati 62 e il numero di suicidi ogni 10.000 detenuti è stato il più alto degli ultimi anni, raggiungendo gli 11. Per quanto riguarda i casi di autolesionismo, per il primo trimestre del 2021 la Relazione al Parlamento del Garante Nazionale ne riporta 2.461. Nel 2020 sono stati 11.315, in aumento rispetto agli anni passati”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)