Caregiver in ospedale con il paziente disabile, con il Dpcm si può

L'articolo 11 conferma il “divieto agli accompagnatori dei pazienti di permanere nelle sale di attesa dei dipartimenti emergenze e accettazione e dei pronto soccorso”, ma introduce “l'eccezione per gli accompagnatori dei pazienti in possesso del riconoscimento di disabilità con connotazione di gravità”. Le associazioni: “Bene, ma preoccupa che si parli di accompagnatore, non di caregiver”

Caregiver in ospedale con il paziente disabile, con il Dpcm si può

Bastano poche righe per segnare un traguardo, un cambiamento tanto atteso: è il caso del comma 5 dell'articolo 11 del nuovo Dpcm, che per la prima volta riconosce al caregiver la possibilità di prestare assistenza in ospedale alla persona con disabilità. “È fatto divieto agli accompagnatori dei pazienti di permanere nelle sale di attesa dei dipartimenti emergenze e accettazione e dei pronto soccorso (DEA/PS), salve specifiche diverse indicazioni del personale sanitario preposto”, si legge nel testo, che però introduce una importante “eccezione per gli accompagnatori dei pazienti in possesso del riconoscimento di disabilità con connotazione di gravità ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, che possono altresì prestare assistenza anche nel reparto di degenza nel rispetto delle indicazioni del direttore sanitario della struttura”.

Soddisfatta la ministra per le disabilità Erika Stefani, per “gli specifici segnali di attenzione per le persone con disabilità inseriti nelle nuove misure previste nel nuovo Dpcm sull’emergenza Covid-19, tra cui la possibilità per gli accompagnatori di poterle assistere anche nei reparti di pronto soccorso e di degenza delle strutture ospedaliere – commenta - Per troppi mesi – ricorda – le persone con disabilità e i loro familiari hanno dovuto fare i conti con la paura del ricovero, vivendo l’angoscia di un possibile e talvolta reale abbandono. Ho proposto – ha spiegato Stefani – al governo di intervenire, considerando il prezioso ruolo del caregiver che assicura alla persona con disabilità assistenza e sostegno, nel quadro di un rapporto di reciproca conoscenza, confidenza ed affidamento unico ed insostituibile. Per questo - conclude - ringrazio il presidente Draghi e il ministro Speranza per la sensibilità dimostrata”.

Prudenti le associazioni dei caregiver, che da un lato accolgono con soddisfazione la notizia: “La pandemia e l’emergenza sanitaria hanno fatto emergere ancora una volta il bisogno e la necessità di dare risposte alle esigenze di salute delle persone con gravi disabilità – commentano Oltre lo sguardo, Hermes, Sorelle di cuore, Nuove frontiere e I guerrieri Spqr onlus in una nota congiunta -

Il nuovo Dpcm , finalmente, dopo quasi un anno di richieste da parte di associazioni, organizzazioni per la tutela dei diritti delle persone con disabilità e dei caregiver presenti su tutto il territorio nazionale, prevede questa possibilità”. Dall'altra sono però “molto preoccupate”, le stesse associazioni, “per il linguaggio utilizzato: si parla infatti di 'accompagnatori' e non di caregiver in senso ampio – osservano - Questo ci fa pensare che il ruolo dei caregiver non verrà mai riconosciuto”. Infine, le associazioni chiedono al presidente del Consiglio, a tutti i ministri e alle forze politiche di “convertire in legge l'articolo 11, Comma 5, attraverso un decreto legge, affinché tale norma risulti senza limite temporale e possa rispondere definitivamente al diritto alla salute delle persone con disabilità grave Art.3, Comma 3. questo – precisano - nel rispetto dell’Art. 25 della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, che chiarisce espressamente ed in ogni sua parte, come gli Stati membri debbano garantire la salute del cittadino con disabilità, adeguando i servizi e la loro organizzazione alle loro peculiari necessità”.

Chiara Ludovisi

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)