Cibi buoni, cibi sani. Il primato del nostro agroalimentare si fonda anche sull’igiene e sicurezza dei prodotti

Controlli severi scovano cosa non va nelle numerose partite di merci in arrivo da tutto al mondo nel nostro Paese. Ma ancora più severi sono i controlli su chi produce in Italia.

Cibi buoni, cibi sani. Il primato del nostro agroalimentare si fonda anche sull’igiene e sicurezza dei prodotti

Bontà, certo, ma anche e soprattutto sicurezza e sanità. Sono le condizioni che – al più alto livello possibile -, gli alimenti devono soddisfare. Caratteristiche che in Italia – nella gran parte dei casi -, appaiono quasi scontate. E che, invece, così non sono. Esser certi di alimentarsi con cibi sicuri, sani, puliti e nutrienti è cosa non di tutti i Paesi, anche di quelli appartenenti al mondo cosiddetto “sviluppato”. Anzi, proprio dall’igiene e sicurezza dei prodotti, passa oggi una buona parte della competitività del nostro agroalimentare. Che deve essere ogni giorno accresciuta e difesa. Ragionare su questi aspetti è, quindi, importante.
Stando alle ultime notizie disponibili, sugli alimenti importati è stata individuata una presenza irregolare di residui chimici più che tripla rispetto a quella rilevata sugli alimenti italiani. Lo ha reso noto Coldiretti riportando le conclusioni dell’ultimo rapporto del ministero della Salute sul “Controllo ufficiale sui residui di prodotti fitosanitari negli alimenti” pubblicato pochi giorni fa. L’organizzazione agricola sintetizza la situazione così: “Gli ortaggi stranieri venduti in Italia sono oltre otto volte più pericolosi della media dei prodotti nazionali”.

I numeri parlano chiaro. Sui 10.737 campioni di alimenti (ortofrutta, cereali, olio, vino, cibi per l’infanzia e altri prodotti), analizzati per verificare la presenza di residui di prodotti fitosanitari oltre il limite consentito lo 0,6% dei campioni di origine nazionale è risultato irregolare, ma la percentuale sale al 1,9% se si considerano solo gli alimenti di importazione e tra questi il record negativo è fatto segnare dagli ortaggi dall’estero con il 4,9%. “Tra gli alimenti importati dall’estero – precisa la Coldiretti – che sono risultati irregolari ci sono le fragole, le arance, i melograni, la frutta varia, i pomodori, i peperoni, i carciofi, il riso bianco, le lenticchie, i fagioli secchi”. La cronaca, poi, restituisce quasi ogni giorno casi eclatanti. Una recente operazione dell’Agenzia Dogane e Monopoli ha portato al sequestro a Ravenna anche di 11 tonnellate di uva da tavola proveniente dall’Egitto e destinate a una impresa del Veneto che rifornisce i mercati ortofrutticoli del nord Italia.
Controlli severi, dunque, scovano cosa non va nelle numerose partite di merci in arrivo da tutto al mondo nel nostro Paese. Ma ancora più severi sono i controlli su chi produce in Italia. E’ per questo che la nostra agricoltura e il nostro sistema agroalimentare detengono il primato quasi mondiale della sicurezza in fatto di igiene e sanità degli alimenti. In altre parole, il successo dell’agroalimentare nazionale è dovuto anche all’eccelsa salubrità e sanità dei prodotti. Elemento che fa gola anche alla concorrenza sleale.

Controlli, dunque, ai quali deve essere accostate sempre una chiara informazione al consumatore. Proprio per battere non solo la concorrenza onesta ma anche e soprattutto quella disonesta (che vale decine e decine di miliardi di euro). Essere consapevoli di cosa si mangia – e appunto delle sue condizioni igienico-sanitarie -, è questione di civiltà oltre che di sanità alimentare.
Così, l’unione di una sapienza produttiva secolare con la severità delle regole applicate può davvero costituire un elemento di una competitività che deve però essere continuamente accresciuta e protetta. Ne va della conservazione dell’agroalimentare visto non solo come comparto che produce cibo, ma come ambito dell’economia e della società che riesce anche a produrre benessere sociale e ambientale prima che economico.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)