Città della Speranza. Un sogno nato da un dolore

1994-2024Sono passati trent’anni da quando l’imprenditore vicentino Franco Masello fondò La Città della Speranza. Ecco come andò

Città della Speranza. Un sogno nato da un dolore

Se ci fosse bisogno di un simbolo, non ci sarebbero dubbi: i trent’anni della Fondazione Città della Speranza hanno nella Torre della ricerca di Corso Stati Uniti a Padova un emblema conosciuto ormai in tutta Europa per la capacità di processare campioni di ogni tipo di leucemia pediatrica, diagnosticarla precocemente e restituire protocolli di cura adeguati e sempre più personalizzati, perché la terapia non sia troppo impattante sul bambino. Eppure trent’anni fa tutto è iniziato in un’azienda dell’Altovicentino. Il paese era (ed è) Malo, lo stesso del celebre Libera nos di Luigi Meneghello. L’azienda era la Deroma, allora leader mondiale nella produzione di vasi da fiori con filiali in Cina, Stati Uniti e in molti Paesi europei. «La spinta a partire per questa grande avventura mi è arrivata dalla perdita di mio nipote – racconta Franco Masello, il fondatore della Città della Speranza – Massimo era il mio primo nipote ed è mancato nel 1985 all’età di dieci anni a causa della leucemia. All’epoca lo avevo accompagnato a Padova, al reparto di oncoematologia pediatrica fondato negli anni Sessanta dal prof. Zanesco, l’unico in tutto il Nordest, e così venni in contatto con quella realtà». Da allora alla nascita della fondazione passarono altri nove anni. «Nei primissimi anni Novanta, la Deroma era in grande crescita, in quanto direttore generale mi trovavo spesso negli Usa e ogni 15 agosto, in occasione della fiera del florovivaismo di Chicago, i nostri clienti mi spingevano a fare una grossa donazione a The Home Depot, importante catena di bricolage. Ho voluto vederci chiaro, incontrando i vertici, e ho scoperto che ogni anno raccoglievano tra i 15 e i 20 milioni di dollari da devolvere alla loro fondazione, che si occupava di patologie pediatriche e si chiamava City of hope». Al ritorno dagli Usa, a Natale 1993, Masello decide di mandare in soffitta la tradizione di un omaggio per i numerosi clienti di Deroma e, anzi, di coinvolgerli in un gesto benefico. Su indicazione dello stesso prof. Zanesco, raccoglie i 50 milioni di lire necessari all’acquisto di un contatore di particelle. «La successiva primavera, superando le mie resistenze causate dallo shock di nove anni prima, sono tornato in reparto a Padova, trovando una situazione ancora peggiore rispetto a quella del 1985. Spazi angusti, assenza di camere sterili, i bambini venivano curati anche in corridoio. Il tutto in pieno boom economico del Nordest a disoccupazione zero e ottimi stipendi». Un progetto per rifare la struttura c’era, ma giaceva dal 1975 in un cassetto dell’Azienda ospedaliera di Padova. Quando Masello assicurò che il reparto lo avrebbe rifatto lui, il prof. Zanesco non poteva crederci, ma andò esattamente così. Nel 1994 nasce la Fondazione Città della Speranza, soci fondatori sono i titolari della fornaci vicentine, assieme ai colleghi padovani, riuniti dall’ing. Bedeschi, fornitore della Deroma. Ciascuno si impegna a contribuire per dieci anni con almeno 10 milioni di lire all’anno. Le donazioni fioccano grazie alle relazioni tra imprenditori sensibili, ma gli ostacoli non mancano. Nessuno convoca la Conferenza dei servizi per l’approvazione dei lavori: Masello minaccia sui giornali di partire con i suoi mezzi sui terreni di via Gattamelata acquisiti da Demanio, Comune e Provincia di Padova. «Chi mi circonda sa che ho sempre avuto la motivazione e il coraggio di procedere a qualsiasi costo per arrivare all’obiettivo, non per fini personali, ma per il bene dei bambini, l’unico vero scopo per il quale dopo trent’anni siamo ancora in campo». Così tra il 1995 e il 1996 il nuovo reparto viene costruito e messo in funzione. Quattro miliardi e mezzo di lire, dei quali 1,5 messo a disposizione dall’Azienda ospedaliera. Ma nel 1998 un altro ostacolo si para di fronte ai vertici della fondazione: «Avevamo dato vita anche al day hospital, che ancora oggi accoglie 70 bambini al giorno, e ai laboratori, per avanzare nella ricerca – racconta Franco Masello – Mi ero messo in testa di riportare “a casa” il padovano prof. Giuseppe Basso, un luminare, allora attivo a Torino. Su questo tema mi sono scontrato con l’allora rettore dell’Università di Padova e ho ottenuto il risultato solamente impegnando la Fondazione ad aprire una nuova posizione, finanziandola per sei anni». Di lì a cinque anni i laboratori che non bastano già più, l’importante lascito ricevuto nel 2004 e l’inaugurazione, otto anni dopo, della Torre della ricerca. «Ci sono molte persone che vanno ringraziate. La prima è l’ing. Gaetano Meneghello (fratello del celebre scrittore, ndr) che un giorno, per caso ho incontrato a Malo, dopo anni in cui non ci vedevamo. Lui cercava una nuova sfida dopo la pensione: per la fondazione ha spostato le montagne. E poi mio cognato Virginio (Zilio, scomparso un anno fa, ndr), il papà di Massimo, che nella sua umiltà e discrezione ha fatto tantissimo. Oggi mi rendo conto che, nonostante le divergenze che abbiamo avuto, ho imparato molto da lui. Infine Rosy Bindi: non mi riconosco nella sua parte politica, ma il suo impegno nei nostri confronti è sempre stato coerente». Oggi Masello, pur avendo passato la mano da tempo alla presidenza della Fondazione Città della Speranza, continua a fare la sua parte: «Difficile dire se tutto è andato come avevamo progettato. Non c’era un sogno iniziale, ma un obiettivo chiaro. Oggi è necessario continuare, aprendoci magari anche allo studio di altre patologie. Per quanto mi riguarda, continuerò a vigilare sul progetto: la fondazione a un certo punto diventa come un figlio, qualsiasi strada prenda da genitore non lo lasci mai».

16 dicembre, grande festa al Geox

Lunedì 16 dicembre, a 30 anni esatti dalla nascita, la Fondazione Città della Speranza festeggia al Gran teatro Geox di Padova a partire dalle 18. Oltre alle istituzioni presenti è previsto il concerto dei Pollicini, un cortometraggio del giornalista e regista Dennis Dellai e un talk. Per partecipare è necessario iscriversi su www. cittadellasperanza. org

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