"Coltivare e custodire". Volti di donne per sognare un mondo migliore
“Coltivare e custodire” quest’anno ha avuto come protagoniste donne di ogni età e provenienza, dedite alla produzione di cibo sostenibile.
“Desidero ringraziare tutti quanti voi che siete in cammino con noi per un mondo e per un avvenire migliore! Sognatori di un mondo migliore!”.
Agitu Idea Gudeta è raggiante. Sul post pubblicato sulla sua pagina Facebook, questa volta il suo volto felice non è immortalato tra le capre mochene che alleva a Frassilongo, in Trentino, ma alla Tenuta Monsordo Bernardina, ad Alba.
Agitu è una delle vincitrici del premio per le buone pratiche “Coltivare e custodire”, che quest’anno ha avuto come protagoniste donne di ogni età e provenienza, dedite alla produzione di cibo sostenibile. Dai campi alla tavola: dalla coltivazione, alla trasformazione, alla creazione, alla divulgazione.
Agitu è una allevatrice etiope trapiantata da diversi anni in Trentino, a Frassilongo, nella valle dei Mocheni. Con tenacia e determinazione porta avanti la sua passione e la sua sfida: vivere in armonia con la natura e difendere dall’estinzione la capra mochena. Agitu ha recuperato un terreno abbandonato di undici ettari e lo ha valorizzato come pascolo incontaminato per il suo gregge di capre. Grazie alla passione e alle conoscenze apprese alla scuola della nonna materna, Agitu alleva le capre e trasforma il formaggio con metodi tradizionali, oggi sempre più indispensabili per un allevamento sostenibile e di qualità. Produce formaggi, yogurt e creme cosmetiche. Tutto a base di latte di capra.
“Campionessa” nel coltivare e custodire, come Agitu, è anche Laura Rosano. Coordinatrice di Slow Food in Uruguay, è direttrice di Verde Oliva, un’azienda che fa ricerca, promuove l’utilizzo di prodotti locali e organizza laboratori didattici sul cibo e sulla nutrizione. Chef con oltre 20 anni di esperienza, Laura ha la lavorato a lungo in Svezia e nei Paesi Bassi, conseguendo un dottorato in Dieta mediterranea e cucina contemporanea all’università di Barcellona. Laura è proprietaria, inoltre, della Chacra Ibira Pità, una fattoria specializzata nella coltivazione di frutti autoctoni, dove organizza corsi, laboratori ed eventi gastronomici, che si trova nel dipartimento di Canelones, ad est di Montevideo. Fin da piccola ha una vera e propria passione per i frutti tipici della sua terra. Nel giardino e nel frutteto dei nonni ha imparato a conoscere i sapori e le caratteristiche della guava, della pitanga, dell’anacahiuta, dell’arazà, del guayabo. Crescendo e iniziando a occuparsi professionalmente di gastronomia e nutrizione, ha scoperto che i frutti della sua infanzia non erano solo buoni, ma erano prodotti autoctoni dalle numerose proprietà nutritive. Da qui il suo impegno nel cercare questi frutti, ripiantarli, coltivarli e valorizzarli in cucina. E per chi non ha dimestichezza tra i fornelli ha pure scritto un “Recetario de frutos nativos del Uruguay”.
Dal Trentino all’Uruguay, per arrivare Nei Paesi Bassi.
Anche Julia Crijnen, Laura Wüthrich, e Lisa Fellmann sono “campionesse” di coltivare e custodire.
Insieme hanno fondato “Stadsgroenteboer”, un progetto di agricoltura urbana nato nel 2018 ad Amsterdam. Perché anche nelle città si può trovare lo spazio per coltivare e conservare i valori della terra e dei suoi prodotti. Per custodire il gusto e la cultura del cibo, nel rispetto della natura, con la tenerezza e la determinazione di chi, come ricorda Papa Francesco, “fa bello il mondo, lo custodisce e lo mantiene in vita. Vi porta la grazia che fa nuove le cose, l’abbraccio che include, il coraggio di donarsi”.
Irene Argentiero