Confcooperative Federsolidarietà E-R: “Uscire da meccanismi corporativi”

Il presidente Luca Dal Pozzo traccia un primo bilancio del mondo post Covid delle coop che gestiscono servizi dedicati alla fasce più fragili della società. “Tutto piano piano sta ripartendo, tranne i servizi scolastici. Servono risposte”. E guardando al futuro dice: “Tanti problemi che potremo superare solo lavorando insieme”

Confcooperative Federsolidarietà E-R: “Uscire da meccanismi corporativi”

“Abbiamo vissuto il lockdown con un grande spirito di abnegazione. Tra i nostri servizi ne abbiamo molti rivolti a un’utenza talmente debole da non sopravvivere se non gestita e seguita adeguatamente e costantemente. La cooperative che rappresentiamo – più di 450 in regione – hanno da subito serrato le fila e si sono organizzate per portare avanti i servizi essenziali permessi in totale sicurezza per operatori e utenti”. A parlare è Luca Dal Pozzo, presidente di Confcooperative Federsolidarietà Emilia-Romagna, sistema di cooperative presente sul territorio con servizi gestiti direttamente – spesso in collaborazione con le realtà pubbliche – sui tanti fronti del disagio che si registrano nel tessuto sociale (minori, anziani, tossicodipendenti, persone con disabilità, politiche attive per il lavoro).

La fase 1. Attraverso un audit, Federsolidarietà ha mappato la condizione delle “sue” coop: il quadro emerso è variegato. Le cooperative impegnate in ambito scolastico, di punto in bianco, sono state costrette a chiudere, senza nessuna garanzia su come e quando sarà possibile riaprire: “Gli operatori sono rimasti a casa, con la Fis. Fino a quando?”. Le cooperative che gestiscono le residenze per anziani, invece, non hanno mai chiuso e si sono ritrovate in prima linea per fronteggiare l’emergenza sanitaria, esattamente come le coop di strutture residenziali aperte h24. Poi ci sono le realtà ibride, le coop plurisettoriali che si sono ritrovate con alcuni servizi aperti e altri chiusi, alcuni in salita e altri in discesa: “Per chi ha chiuso, la preoccupazione principale è mantenere il lavoro, per chi è rimasto aperto, il problema cruciale in fase 1 è stato tutelare ospiti e lavoratori, con un’incredibile difficoltà a reperire i dpi. Ci siamo impegnati a fondo per ottimizzare le scorte e, oggi possiamo dirlo, quella grandissima tensione ha dato ottimi risultati”.

La fase 2. Poi, la fase 2 e la ripresa. “Come ripartiremo? Tendenzialmente, le coop sociali non hanno una grande redditività nei servizi che portano avanti né sono particolarmente capitalizzate. La crisi legata al Covid ha fatto emergere un problema di sostenibilità che potrebbe impedire a molte realtà di riaprire. Non dipende tanto dalle dimensione delle cooperative, quanto più da quali erano le condizioni dei bilanci al momento dell’avvio del lockdown. Molte rischiamo di non riuscire più a ripartire, soprattutto quelle più prossimità e sussidiarietà, quelle che vivono anche con risorse del territorio. Se chiudono, che ne sarà dei servizi che offrono? Scompariranno. Quello che noi possiamo fare è garantire massimo impegno con le istituzioni e con tutti gli attori coinvolti per costruire insieme il futuro”. Tavoli e patti con regione e sindacati, Città metropolitana e comuni. “Dall’inizio ci sono nostri funzionari impegnati solo sue queste dinamiche, altri completamente dedicati alla gestione delle richieste di cassa integrazione. È stato un grande lavoro, condotto con professionalità per garantire a tutti l’adeguata vicinanza: è o non è questo il vero spirito cooperativo?”.

Il nodo servizi scolastici. Nei giorni scorsi sono state emanate le linee guida nazionali e regionali per la riorganizzazione dei servizi sociosanitari e, poche ore fa, anche quelle per la ripartenza dei centri estivi. “Gli unici servizi di cui a oggi non si sa nulla sono quelli scolastici, fascia 0-3 inclusa. Chi può, prova a ripartire in un’altra forma, tutti gli altri continuano a rimanere fermi. È importante affrontare e risolvere presto anche questi nodi. Per ora, per quello che ci è concesso e nelle modalità previste, noi siamo pronti”. Come annunciato dal presidente Stefano Bonaccini, in Emilia-Romagna la partenza dei centri estivi destinati a bambini e ragazzi dai 3 ai 17 anni è prevista per il prossimo 8 giugno. Entro il mese, annuncia Dal Pozzo, ripartiranno anche tutti i laboratori occupazionali, attività protette previste dalle cooperative all’interno delle quali persone inviate dai servizi, tendenzialmente con un disagio psicofisico o mentale, imparano un lavoro – sono retribuiti – e acquisiscono competenze, poi spendibili altrove.

La fase 3. “Guardando al futuro vedo tanti problemi, molti dei quali emergeranno dopo l’estate, problemi soprattutto di ordine economico-sociale. Ma credo anche che, con l’impegno di tutti, il nostro Paese possa farcela. Molto dipenderà anche dalle scelte dell'Europa, se concederà fondi in prestito o a fondo perduto. Di sicuro è indispensabile uscire da meccanismi di tipo corporativo, opprimente fardello che, negli ultimi 30 anni, ci ha impedito anche soli di camminare a passo sostenuto mentre tanti Stati intorno a noi imparavano prima a correre e poi a usare la bicicletta per essere più veloci. Siamo avviluppati in un sistema che, se non lo sleghiamo, ci trascinerà a fondo. Per come la vedo io, il bene comune – l’obiettivo a cui dobbiamo mirare – non è la sommatoria dei beni individuali, ma qualcosa di molto, molto più grande”.

Ambra Notari

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)