Consulta servizio civile, "elezione Farnese mix di innovazione e continuità”

L'analisi del presidente della Cnesc Licio Palazzini. "Per la prima volta una donna è presidente". Il nodo delle risorse: “Nonostante l’impegno del ministro per ulteriori 54 milioni per il 2020, la situazione rimane grave"

Consulta servizio civile, "elezione Farnese mix di innovazione e continuità”

L’elezione avvenuta ieri della Rappresentante nazionale degli operatori volontari, Feliciana Farnese, a Presidente della Consulta nazionale del Servizio Civile Universale (Scu), “è stato un positivo mix di innovazione e di continuità”. È quanto ci dice Licio Palazzini, Presidente della Cnesc (Conferenza Nazionale Enti di Servizio Civile), all’indomani della prima riunione di una Consulta rinnovata nella composizione e nei numeri. “Innovazione - spiega Palazzini - perché per la prima volta una donna è Presidente, continuità perché Farnese ha sempre ribadito la finalità di concorso alla difesa della Patria in modo civile e non armato del SCU e operato in modo puntuale sui vari temi. Per questo come Cnesc abbiamo dato il voto favorevole. Una Presidenza che ad avvio 2021 dovrà essere nuovamente individuata”.

“Questa nuova Consulta - aggiunge Palazzini - è figlia dell’esito sul referendum costituzionale del dicembre 2016 e del tentativo del Governo di allora di ridurre i conflitti con le Regioni, attraverso l’ampliamento da 1 a 3 dei posti loro previsti in Consulta. Tentativo fallito perché due Regioni (Veneto e Lombardia, n.d.r.) fecero comunque ricorso alla Corte Costituzionale, sempre sulla ripartizione delle competenze fra Stato e Regioni/P.A., ricorsi poi respinti. A cascata, anche i posti per i Comuni, rappresentati da Anci, passarono da 1 a 3 e l’esito finale sono gli attuali 23 posti invece dei 15 precedenti. Ridimensionato quindi il peso del Terzo Settore e ancora di più quello dei Rappresentanti degli operatori volontari. Sarà una sfida costruire le condizioni di un dialogo fattivo, che vada oltre le legittime rappresentanze”.

Oltre a ciò, per il Presidente della Cnesc, sono due le questioni cruciali su cui la Consulta sarà chiamata a collaborare con il Dipartimento per le Politiche giovanili e il Scu, e “da esse capiremo se siamo di fronte ad uno sviluppo della partecipazione o ad un cambio politico di sostanza”, ci dice. “La prima - spiega subito - riguarda i provvedimenti su cui sarà chiamata a esprimersi: saranno di attuazione delle finalità della riforma del SCU oppure saranno il modo per reindirizzarlo verso le politiche sociali e dell’occupazione, con conseguenze sulla ripartizione delle competenze fra Stato e Regioni/P.A., oltre che sull’identità dell’istituto? Un primo assaggio l’abbiamo avuto già sul documento di programmazione economico finanziario su cui è stato dato il parere ieri”.

Una seconda questione, cruciale, è la prospettiva verso cui sono rivolti i programmi di intervento, sempre radicati sui territori: “Guarderanno all’Europa e al territorio nazionale, come la riforma ha scelto e come tutti i contributi del dibattito di questi mesi hanno indicato, oppure saranno orientati al singolo territorio in una riedizione del localismo e del ‘piccolo è bello’?”, chiede ancora Palazzini, che poi aggiunge: “Alcuni obiettivi della riforma (ad es. l’impatto significativo dei programmi per la realizzazione degli obiettivi dell’Agenda 2030 e la valorizzazione delle competenze dei giovani) senza una scala sovraregionale e nazionale non saranno attuabili. Quesito legittimo, viste alcune parti del sistema in vigore di valutazione dei programmi e progetti e attribuzione dei punteggi”.

Presente anch’egli ieri in Consulta nazionale, il Ministro con delega, on. Vincenzo Spadafora, si è detto poi impegnato nella ricerca di nuovi fondi per il SCU, a partire dalle possibilità offerte dal “Decreto Agosto” e ad “avviare da settembre un percorso che, d’intesa con il Parlamento, porti ad integrare la legge sul servizio civile universale per attuare finalmente un piano strutturale, con una prospettiva che sia minimo triennale, con una quota annuale e stabile di almeno cinquanta mila volontari”.

Per Palazzini “nonostante l’impegno del Ministro per ulteriori 54 milioni per il 2020, la situazione rimane grave. Ad oggi a fronte di 62.116 posti richiesti (erano 61.862 nel 2019) le risorse permetterebbero un bando di soli 35.599 posti. Quasi 27.000 opportunità, al netto delle valutazioni formali, che andranno sprecate. La situazione precipiterà ulteriormennte nel 2021 e 2022, dove le risorse sono rispettivamente solo per circa 18.000 e 19.000 posti all’anno”. “Per questo – ci dice il Presidente della Cnesc - nei giorni scorsi 155 enti accreditati hanno inviato una lettera al Presidente del Consiglio Conte e al Ministro Spadafora per chiedere che nel ‘Decreto Agosto’ ci siano fondi per un contingente di 50.000 posti nel 2020, 2021 e 2022. In settimana prossima vedremo il risultato. L’intero Governo e la sua maggioranza saranno giudicati”.

“Una nuova risposta negativa per maggiori fondi rischierebbe di mettere in difficoltà lo stesso Ministro, tanto più dopo l’annuncio che il Scu sarà uno dei progetti inseriti nel Recovery Plan che il Governo Italiano invierà alla Commissione Europea”, nota Palazzini. “E’ un segnale positivo infine che il Ministro abbia accolto la proposta di presentare in Parlamento, all’avvio della sessione di bilancio, la Relazione annuale al Parlamento”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)