Coronavirus, contagi raddoppiati in carcere. Garante: “Attenzione a persone disabili”

Dopo il caso di un 79enne con problemi mentali, riportato a Rebibbia perché non ha rispettato le prescrizioni della detenzione domiciliare, il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, torna a parlare della situazione dei detenuti vulnerabili, e in particolare della scollatura tra la consapevolezza del rischio di possibile contagio in un’ istituzione chiusa e la necessità di tutelare i diritti

Coronavirus, contagi raddoppiati in carcere. Garante: “Attenzione a persone disabili”

Partendo dal caso di  una persona di 79 anni, riportata in questi giorni in carcere a Rebibbia perché non ha rispettato le prescrizioni della detenzione domiciliare, il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, torna a parlare della situazione dei detenuti vulnerabili, e in particolare della scollatura tra la consapevolezza generale del rischio di possibile contagio all’interno di una istituzione chiusa quale è il carcere, l’affermata volontà di tutelare le persone anziane e la realtà dei “comportamenti oscillanti tra il burocratico e l’irragionevole che determinano quelle situazioni di insensata congestione, ben note a chi frequenta gli Istituti penitenziari”.

La situazione dell rischio di contagio in carcere: numeri raddoppiati

Secondo il Garante il  rischio di contagio da coronavirus nelle carceri “va assolutamente contenuto anche attraverso la possibilità di diminuire il numero di presenze con la dovuta sollecitudine”. Stando ai numeri, le 54.894 persone oggi detenute sono attualmente ristrette nei 47.187 posti realmente disponibili. “Al di là di ogni dissertazione sull’ampiezza del parametro che l’Italia utilizza per il calcolo dei posti, resta innegabile la necessità di ridurre il numero delle presenze: necessità in sé, acuita oggi dal problema dell’emergenza sanitaria - spiega il Garante -. In questo contesto, gli isolamenti precauzionali, doverosamente attuati per coloro che entrano in carcere, incidono numericamente in maniera consistente – oggi quelli in stanza singola sono ben quasi mille – e anch’essi vanno considerati nel valutare l’efficacia concreta che i provvedimenti adottati potranno avere”.

Il contagio, intanto, “ha un suo ritmo che non è in sincronia con quello della attuazione di ciò che il decreto legge ha previsto. Sebbene i numeri attuali debbano tenere presente la pratica diffusa di effettuare test su larga scala laddove una persona detenuta è risultata positiva e sebbene i risultati di tali test individuino nella larghissima maggioranza dei casi positivi asintomatici, va detto che soltanto dal precedente numero de il punto a quello odierno, il numero dei positivi è più che raddoppiato”. La distribuzione rimane analoga, addensandosi in sole sette situazioni con un numero a due cifre e ripartendosi in numeri piccoli in altri quarantacinque Istituti (in ventisei dei quali con solo una persona positiva). Due realtà numeriche considerevoli sono comunque a Milano (San Vittore e Bollate) che funzionano come hub, medicalmente attrezzati per accogliere anche da Istituti vicini. Più problematiche appaiono quelle dove a partire da un singolo caso si è realizzata una rapida diffusione: è stata riportata anche dalla stampa la situazione della Casa circondariale di Alessandria, dove si è registrato il decesso di una persona e una espansione a più del 14% della complessiva popolazione detenuta (29 casi su 199 persone ristrette); quella di Terni è già stata ampiamente riportata (69 persone su 509, pari al 13,5%), così come quella relativa a un focolaio a Larino e uno a Livorno (entrambi con il 10% delle presenze). D'altronde, il dato nazionale di questi giorni nel Paese indica una percentuale di 16,5 positività per ogni cento persone testate.

“Con questo quadro si devono misurare i provvedimenti, ben più ristretti di quelli auspicati dal Garante nazionale - spiega la nota -: la legge di conversione del decreto dovrà essere occasione per ricalibrarne l’ampiezza e per aprire la via anche ad altre opzioni. Infatti, secondo dati e valutazioni elaborati dal Garante nazionale, soltanto 1.142 persone hanno un fine pena inferiore a sei mesi e non ricadono nella morsa delle preclusioni ostative, incluse quelle su base disciplinare. Coloro che invece hanno un fine pena inferiore ai diciotto mesi e che ugualmente non hanno tali preclusioni sono 2.217”. Si configura una prima platea di potenziali destinatari della detenzione domiciliare (3.359) che deve però misurarsi con la gravità sociale del dato costituito dai 1.157 di essi che non ne potranno usufruire perché privi di fissa dimora. Da qui la necessità di un impegno a “dialogare rapidamente con il territorio, in particolare con i Comuni, affinché anche per queste persone sia accessibile quanto la norma prevede”. Secondo il Garante “proprio a partire da questo particolare momento, devono trovarsi gli strumenti adeguati per superare quella condizione sociale di inesistenza di una dimora che altrimenti rischia di determinare una ingiustizia nei confronti delle fasce più deboli e di rendere ben più ristretto l’accesso alle nuove previsioni normative per un numero consistente di persone”.

Sono ritenute positive le nuove norme estendono le licenze per i semiliberi e danno la possibilità di permessi premio prolungati a coloro che a tale beneficio sono stati ammessi, indipendentemente dal fatto che ne stiano attualmente usufruendo. Per questi, però, è previsto un doppio presupposto: oltre a essere stati ammessi al beneficio dei permessi devono anche essere stati ammessi al lavoro esterno. “È ferma convinzione del Garante nazionale che debba essere sufficiente una delle due condizioni: una modifica in tal senso sarà proposta al Parlamento” continua la nota. Il Garante nazionale avanzerà in sede di conversione la proposta che sia previsto per il 2020-2021 un ampiamento della liberazione anticipata, così come fatto in passato, peraltro allora per un periodo di tempo ben più ampio (cinque anni) - continua la nota -. Proporrà, inoltre, che per pene detentive di una contenuta fascia, divenute definitive nei confronti di persone attualmente in libertà, sia rinviata l’emissione dell’ordine di esecuzione.

Attenzione alla tutela delle persone disabili

Nel report si sottolinea inoltre che in questi mesi il Garante nazionale ha partecipato, con la sua Unità operativa “Privazione della libertà e salute”, ad alcuni gruppi di lavoro sulle persone con disabilità nello scenario del Covid-19. Il primo è il Tavolo per il monitoraggio e l’implementazione del Piano nazionale delle demenze, che fornisce indicazioni pratiche per prevenire il contagio, quale contributo per gli operatori sanitari e socio-sanitari e supporto per orientare familiari e persone con demenza.Come si legge nel Rapporto, in diversi Paesi europei, tra cui l’Italia, un’elevata percentuale dei decessi per Covid-19 (circa il 20%) si è verificata tra le persone con demenza, probabilmente per effetto della difficoltà ad aderire alle norme igienico-sanitarie e di salvaguardia individuale e della comune presenza di patologie croniche concomitanti. Inoltre, circa il 20% delle persone con demenza vive in strutture residenziali dove la circolazione del virus è più sostenuta. Secondo il Garante nazionale è in queste specifiche realtà che si può annidare il rischio di abuso di strumenti di contenzione e di episodi di particolare chiusura e isolamento, entrambi dannosi al percorso clinico delle persone con demenza. Nel rapporto si legge, infatti, che l’isolamento e il distanziamento sociale hanno contribuito a un peggioramento clinico anche per le persone con demenza che non sono state contagiate.

Il secondo gruppo di lavoro riguarda le persone nello spettro autistico o con disabilità intellettiva. I risultati sono pubblicati nel Rapporto ISS Covid-19 n. 8/2020 Rev. 2 "Indicazioni ad interim per un appropriato sostegno delle persone nello spettro autistico e/o con disabilità intellettiva nell’attuale scenario emergenziale Sars-CoV-2".  Il documento mette in evidenza quanto le persone nello spettro autistico e con disabilità intellettiva necessitino di massima attenzione nell’ambito delle strategie di prevenzione e controllo dell’epidemia da Covid-19. Le misure decise per contenere l’epidemia possono, infatti, impattare negativamente sulla loro salute e sui loro comportamenti: queste persone possono non essere in grado di garantire la gestione dei rischi personali e sociali durante l’epidemia Covid-19.

“L'intero documento traccia le indicazioni operative da adottare durante l'emergenza nell'ambito della disabilità intellettiva grave in contesti generali e specifici per un appropriato sostegno delle persone nello spettro autistico e riguardano anche le persone che vivono nelle strutture residenziali - spiega il Garante -. L’utilità di tali indicazioni operative riguarda sia gli aspetti di sanità pubblica in generale, (indicazioni negli ambiti di prevenzione e preparazione delle strutture residenziali alla gestione di eventuali casi sospetti/probabili/confermati Covid-19) sia alcuni degli aspetti di monitoraggio per la prevenzione di situazioni di fatto di segregazione o di isolamento”. 

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)