Coronavirus, il racconto di Gabriel: “La mia lunga trafila per fare il tampone"

Lunghe file e difficoltà procedurali per accertare la positività al Covid 19. Che aumentano quando si è straniero e con pochi mezzi a disposizione come Gabriel, ventottenne sudamericano che risiede a Roma da 5 anni

Coronavirus, il racconto di Gabriel: “La mia lunga trafila per fare il tampone"

Sale ancora il numero dei contagi in Italia. Secondo gli ultimi dati sono 134.003 le persone attualmente positive al Covid nella Penisola, con 98.862 tamponi effettuati. In questa situazione c'è sempre più bisogno che il sistema di tracciamento dei contagi funzioni senza falle. Ma tra lunghe file ai drive in, difficoltà procedurali per potersi sottoporre al tampone e numeri verdi con le linee intasate, la gestione dell'epidemia diventa sempre più difficile. Come racconta Gabriel, ventottenne sudamericano che risiede a Roma da cinque anni.

"È cominciato tutto con una leggera febbre, giovedì sera", dichiara a Redattore Sociale. "Il giorno seguente ho chiamato al lavoro e mi hanno comunicato che per poter rientrare avevo bisogno di attestare di non aver contratto il Covid. L'unico modo era effettuare il tampone". Grazie al medico di base è riuscito a ottenere la prescrizione necessaria per sottoporsi al test; tuttavia la trafila per lui si è rivelata lunga e complicata.

"Mi hanno detto che avrei dovuto attendere lunedì perché il weekend c'è una riduzione dei test. Così ho perso altre due giornate di lavoro". Gabriel fa il lavapiatti presso un ristorante di Roma e il lavoro è la sua priorità. Ma il ritardo non è l'unico punto critico della "procedura tampone". Gabriel, non avendo la macchina si è dovuto recare all'ospedale San Giovanni di Roma con i mezzi pubblici.

"Ho preso due autobus e una metro. Erano entrambi affollatissimi. Avevo la mascherina, certo, ma non ho potuto mantenere le distanze di sicurezza adeguate alla situazione". Dopo tre ore di fila, in piedi e al freddo, lunedì pomeriggio Gabriel è riuscito a fare il test. Adesso è in attesa del responso che dovrebbe arrivare entro giovedì. Tutta la procedura ha comportato circa una settimana di attesa, giorni di lavoro persi, giorni di isolamento in attesa di un tampone che, per essere effettuato, ha previsto numerosi spostamenti. Situazioni di potenziale pericolo, che andrebbero evitate, in un momento in cui la tempestività è importantissima. 

Chiara Capuani

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)