Csv. Il tempo, moneta solidale di scambio

Esperienze radicate di banche del tempo esistono a Rubano, Este e Cittadella: le persone si scambiano “favori” monetizzati in tempo e solidarietà reciproca. Anche le amministrazioni comunali, come nel caso di Este, possono diventare socie della banca.

Csv. Il tempo, moneta solidale di scambio

Scambiarsi il bene più prezioso che abbiamo: il tempo. Sembra affare da visionari, eppure alcune esperienze positive di banche del tempo, anche nella provincia padovana, resistono alle difficoltà e fanno sperare in una ulteriore evoluzione positiva.

Un chiarimento è doveroso: le banche del tempo partono da un principio diverso rispetto al volontariato. Quest’ultimo infatti è dono non reciproco, mentre lo scambio di ore e giornate presuppone una restituzione di quanto dato, non per forza in una relazione uno a uno. Esplorare esperienze simili ha aiutato il Centro servizio volontariato di Padova a definire quelle “nuove forme di prossimità” che sono state approfondite nell’ultimo report del volontariato padovano. «È evidente che le dinamiche sociali – afferma Alessandra Schiavon, che ha curato la ricerca – se da un lato portano i cittadini a trincerarsi in meccanismi individualisti, dall’altro stimolano la nascita di organizzazioni che hanno come “vocazione” l’aggregazione, la promozione di luoghi di condivisione, il recupero dei beni comuni, le relazioni sociali. Abbiamo definito tali innovative realtà “nuove forme di prossimità”, la prossimità che nasce dal bisogno di sentirsi parte, di tornare a essere comunità, di riscoprire uno stile di vita fatto di rapporti umani, di scelte consapevoli, di inclusione». Le parole prossimità, buon vicinato, relazioni in effetti sono le più citate dai referenti delle tre banche del tempo presenti a Rubano, Este e Cittadella.

«L’individualismo che caratterizza le nostre comunità ha un antidoto alla portata di tutti che è la socializzazione – sottolinea convinto Pierantonio Zambotto, presidente della banca del tempo di Rubano – Lo scambio di tempo, infatti, implica fiducia reciproca e la fiducia viene alimentata dalla conoscenza. Per questo con i nostri 35 soci ci incontriamo periodicamente anche in momenti informali come cene, aperitivi o uscite. Abbiamo, inoltre, alcuni soci che hanno il ruolo di “facilitatori di contatto”, perché lo scambio di tempo molto spesso avviene in maniera non reciproca ma sulla base delle competenze da una parte e delle necessità del singolo dall’altra». Ciò significa che Paolo, ad esempio, può dare un’ora del suo tempo a Lucia per lavori di giardinaggio e ricevere da Guido un’ora di assistenza al computer.

Una banca del tempo funziona con una sorta di libretto di assegni che viene consegnato a ciascun socio, dove la “moneta” di scambio è il proprio tempo per una o più competenze specifiche che vengono individuate in ingresso. È fondamentale il principio di parità per il quale un’ora ha lo stesso valore, indipendentemente dall’attività prestata. In questo modo è possibile monitorare i flussi di tempo e segnalare eventuali debiti o crediti. I “correntisti” possono offrire il proprio tempo anche in attività di gruppo o a favore dell’amministrazione comunale.

La banca del tempo di Este scambia l’utilizzo gratuito dei locali forniti dal comune, anch’esso socio, con alcune proposte dei propri associati alla comunità. «Alcuni soci offrono ad esempio servizi di guardiania alla torre o nei musei cittadini – spiega Nilla Florio, vicepresidente della banca del tempo estense – Dei 60 soci di Este o comuni limitrofi, la maggior parte è in pensione e molti sono insegnanti. Questo è il motivo per il quale l’elemento caratterizzante della nostra realtà è uno scambio elevato di attività culturali, come i caffè letterari proposti periodicamente e i corsi di lingua che rappresentano più di metà delle 200 ore scambiate in una stagione».

La differenziazione con il volontariato “puro” è stato al centro di un dibattito tra i soci del sodalizio di Este. «Alcuni di noi hanno proposto attività di volontariato, ma in assemblea abbiamo condiviso il fatto che non possiamo snaturare il senso della banca del tempo. Molti di noi, al di fuori, sono impegnati in attività volontarie, ma riteniamo importante tenere separati i servizi».

Sono invece di parere parzialmente diverso i soci della banca del tempo del Cittadellese, attiva dal 2007 con sede a Cittadella ma operatività più ampia. Dopo un avvio incentrato unicamente sullo scambio tra soci, l’associazione si è via via aperta a collaborazioni e scambi con altre associazioni e con le istituzioni locali. «Una delle sinergie più interessanti si sta sviluppando con il Csm (Centro di salute mentale) del territorio con il quale stiamo proponendo attività di socializzazione con i loro utenti. Grazie alla presenza tra i soci di professionisti, quali avvocati e commercialisti, abbiamo inoltre attivato uno sportello di consulenza legale, fiscale e psicologica aperto alla cittadinanza e pensato anche in collaborazione con lo sportello Donna e il punto Famiglia gestito dalla cooperativa Jonathan. Altri scambi sono attivi con Auser, associazione Davide e Golia e altre realtà».

A raccontare l’esperienza dell’Alta Padovana è Angelo Palladin, presidente della banca del tempo del Cittadellese che conta circa 800 ore di scambi in un anno da parte dei 60 soci, tra i quali ci sono anche alcuni giovani. Tre esperienze diverse che fanno emergere la difficoltà, molto attuale, di superare la diffidenza iniziale, di generare fiducia reciproca e di consolidare i valori di reciprocità, parità e condivisione alla base delle banche del tempo che stanno vivendo una stagione di scarsa partecipazione rispetto ad alcuni anni fa. Nonostante questo «è un’esperienza di crescita di cui sono molto contenta – continua Nilla Florio di Este – Rappresenta una possibilità di conoscere nuove persone ed entrare in relazione anche senza particolari affinità se non la volontà di prendere parte a un processo culturale di cambiamento».

«L’arricchimento dato dalla collaborazione con gli altri, individui e associazioni – sottolinea Angelo Palladin – porta maggiori frutti».

Pierantonio Zambotto di Rubano aiuta ad aggiungere un ulteriore tassello: «Quello del “sentirsi parte”, caratteristico di una banca del tempo, è un atteggiamento che può essere coltivato da bisogni ed esperienze individuali che inducono le persone a un atteggiamento partecipativo e di condivisione con gli altri, creando così una cerchia di solidarietà reciproca».

Le riflessioni e problematiche emerse dalle realtà padovane sono condivise anche a livello italiano. L’associazione nazionale Banche del tempo ha festeggiato quest’anno i suoi primi dieci anni di attività con un convegno il 23 marzo scorso a Roma nel quale è stato fatto il punto della situazione (associazionenazionalebdt.it). Grazie anche all’intervento di Paolo Cacciari, che negli anni si è interessato di decrescita ed economia dei beni comuni, sono emerse nei tavoli di lavoro alcune riflessioni che possono aiutare le Banche del Tempo a ripensarsi, riassunte in tre punti:

  • Le BdT devono proporsi come fattore di cambiamento, come faro per gettare nuova luce su una economia che sia solidale e di prossimità: oggi abbiamo bisogno più che mai di buone notizie.
  • Le BdT sono parte importante del cambiamento che sperimenta relazioni “di economia familiare” che producono l’autentico benessere.
  • Le BdT possono avere un ruolo di collaborazione nei confronti delle organizzazioni economiche che si occupano di solidarietà.
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