Delega disabilità, “grande soddisfazione” di Fand. Per Fish, “una svolta normativa”

Fand: "Ora lavoro di confronto". Fish: “Una riforma necessaria che va nella direzione del riconoscimento del diritto di ciascuna persona al proprio percorso di vita, indipendentemente dalla propria condizione di disabilità, verso la realizzazione di un progetto personalizzato, indipendente e partecipato”

Delega disabilità, “grande soddisfazione” di Fand. Per Fish, “una svolta normativa”

“Grande soddisfazione per la visione ampia e complessiva contenuta nel testo sui temi afferenti la disabilità e le condizioni delle persone che la vivono”: la esprime Fand, dopo l’annuncio, ieri pomeriggio, dell’approvazione in Consiglio dei Ministri del Disegno di Legge Delega al governo in materia di disabilità. “Ci attende ora un grande lavoro di confronto e interlocuzione – continua Fand - per rendere ulteriormente ricca di contenuti la legge delega, nel corso dell’iter parlamentare e soprattutto nella fase della emanazione dei decreti attuativi, prevista entro i venti mesi successivi all’entrata in vigore. Quello il momento più alto e significativo per dare finalmente al Paese un sistema moderno, equo ed efficiente delle modalità e degli organismi di accertamento della disabilità e una vera dignità di cittadini alle persone che vivono questa difficile condizione umana e sociale”.

Soddisfatta anche Fish, che parla di “svolta normativa per la disabilità. Una riforma necessaria – commenta il presidente Vincenzo Falabella - che va nella direzione del riconoscimento del diritto di ciascuna persona al proprio percorso di vita, indipendentemente dalla propria condizione di disabilità, verso la realizzazione di un progetto di vita personalizzato, indipendente e partecipato. La nostra Federazione - ricorda - ha presentato proposte che in gran parte ritroviamo nel decreto, le nostre richieste sono state in larga parte accolte e questo ci fa ben sperare anche rispetto ai decreti attuativi che ora dovranno dare corpo e sostanza ai princìpi affermati. In questo senso, il dettato normativo presentato ieri pone le basi per una revisione della norma nazionale che possa dare dignità ai principi contenuti nella Convenzione Onu. Dalla definizione della condizione della disabilità alla modifica della condizione di accertamento, dalla vita indipendente alla lotta alla segregazione, abbiamo posto la necessità di un doveroso cambiamento nell’approvazione di atti legislativi concreti che incideranno significativamente sulla vita delle persone con disabilità e delle loro famiglie”.

E aggiunge: “Si tratta di una svolta normativa perché in tal modo si propone di realizzare pienamente i principi della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità del 2006, ratificata dall’Italia fin dal 2009, secondo un approccio del tutto coerente con la Carta dei diritti fondamentale dell’Unione Europea. Questo risultato – prosegue - è frutto di una costante interlocuzione che la Federazione e il mondo associativo hanno tenuto con il governo. Ora, però, proseguiremo il confronto con le istituzioni, continuando in parallelo a produrre la nostra documentazione, mantenendo alta l’attenzione sull’approvazione dei decreti attuativi che dovranno dare corpo e sostanza ai princìpi affermati con l’approvazione di questo Disegno di Legge Delega. Quello che è certo è che siamo di fronte a una svolta normativa che, almeno nelle intenzioni, semplificherà l’accesso ai servizi, i meccanismi di accertamento della disabilità e potenzierà gli strumenti finalizzati alla definizione del progetto di intervento individualizzato”.

Per la Fish, “in effetti, a leggere il disegno di legge licenziato ieri da Palazzo Chigi, non soltanto si ha l’impressione di essere di fronte a una svolta normativa verso una maggiore tutela delle persone con disabilità, ma si dà atto del fatto che le istanze portate avanti dalla Fish sono state pienamente accolte; soprattutto, riguardo la volontà di costruire percorsi di vita indipendente per le autonomie possibili, nell’ottica della deistituzionalizzazione, dunque, per prevenire il ricorso alla residenzialità negli istituti potenzialmente segreganti e di conseguenza il rischio della segregazione ed emarginazione delle persone con disabilità”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)