Don Colmegna: “Non vogliamo ripartire”

La provocazione del presidente della Casa della Carità: “Sembra che la lezione di questa pandemia non sia ascoltata. Sta ripartendo la logica del consumismo e dell'individualismo. Occorre invece una conversione ecologica integrale"

Don Colmegna: “Non vogliamo ripartire”

“Sembra che la lezione che abbiamo ricevuto da questa pandemia non sia ascoltata”. Don Virginio Colmegna, in una sua lunga riflessione sul sito web della Casa della Carità, di cui è presidente, lancia una provocazione: “Noi non vogliamo ripartire”. Con il lockdown operatori, volontari e ospiti della Casa hanno dovuto rivedere la loro vita quotidiana, alcuni servizi sono stati sospesi (ma ora sono stati riattivati). Alcuni operatori e ospiti sono rimasti contagiati, anche se adesso è tutto risolto. Ma per don Virginio, “non possiamo pensare che la soluzione sia ripartire, tornare come prima, limitarci a elaborare il lutto”. E prende spunto dalla "Laudato sì", l'enciclica di Papa Francesco.”La novità straordinaria della Laudato sì è che mette insieme giustizia sociale e giustizia ambientale; è la prima volta che il tema ecologico, inteso come cura della natura, viene collegato al tema delle diseguaglianze, della lotta alla povertà. E oggi? Oggi, siamo colti dal fremito delle diseguaglianze in questo mondo lacerato, perché questo non è il mondo della comunione, della fratellanza e dell’amicizia. È un mondo nel quale, in sostanza, c’è stato sinora l’individuo che si accaniva, preso com’era dal peggiore dei virus, l’egoismo”.

Con il covid-19 “c’è stato uno stacco profondo che non è stato ancora capito. Ci viene richiesto un cambiamento profondo, non una ripitturata di verde, tanto per dire che stiamo facendo un po’ di green economy. Sta ripartendo, uguale a prima, la logica del consumismo, dell’individualismo. E invece la conversione ecologica passa attraverso un’ecologia integrale”. Per questo don Virginio scrive che non vuole ripartire, bensì “pensare a un nuovo modo di vivere, a un totale ripensamento”.

“Il termine distanza sociale è terribile - aggiunge don Colmegna -, io non sono mai riuscito a utilizzarlo, parlo di distanza fisica, perché non sono le relazioni sociali che devono venire meno, ma lo spazio fisico. Sembra un dettaglio, ma è un distinguo importante. Credo che insieme, nel ripensare al futuro, dovremo recuperare la capacità di ricostruire legami, riscoprire l’incontro, lo sguardo, quella domanda di umanità profonda. La cura è nelle piccole cose. Abbiamo bisogno di fare una rilettura al femminile, per essere più capaci di accogliere, comprendendo l’importanza della tenerezza, la forza intrinseca della mitezza”.

“Non vogliamo ripartire, ma vogliamo, questo sì, tornare a prenderci cura di quelle persone in difficoltà che in questi mesi abbiamo dovuto, con grande sofferenza, lasciare fuori dalla porta della Casa della carità -conclude don Colmegna -. Gli ultimi degli ultimi ai quali, a causa della crisi economica, si stanno aggiungendo numerosi quelli che fino a ieri erano i 'penultimi' della fila”. (dp)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)