Droghe, Garante dei detenuti favorevole a una gradazione dell’intervento dello Stato

Ieri l’audizione alla Camera: la richiesta è quella di tenere distinti i fatti di lieve entità da quelli del traffico organizzato. Sono 53 mila le persone presenti nelle carceri italiane, quasi il 30% per detenzione e spaccio di droga (più di 3 mila scontano pene inferiori a due anni)

Droghe, Garante dei detenuti favorevole a una gradazione dell’intervento dello Stato

Continuano le visite del Garante nazionale dei detenuti e delle persone private della libertà personale ai diversi luoghi di privazione della libertà. Nei giorni scorsi, tre delegazioni hanno visitato in parallelo la Val d’Aosta e la parte orientale del Friuli-Venezia Giulia, monitorando strutture differenti per ambito, tipologia e motivazione della privazione della libertà. “Luoghi diversi tra loro, ma accomunati da un unico punto di osservazione, quello della tutela dei diritti: quelli incomprimibili della persona, quelli di cittadinanza non direttamente toccati nella possibile espressione dalla contingente situazione di privazione della libertà e quelli soggettivi specifici di chi vive tali situazioni”, scrive il Garante nel suo tradizionale bollettino.

In questa prospettiva, il Garante nazionale ha visitato il Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) di Gradisca d’Isonzo, in provincia di Gorizia, che ospitava 88 persone. “Un Centro che rispecchia i limiti di tutti i Cpr – scrive il Garante -: l’essere cioè un luogo vuoto privo di qualsiasi elemento che non siano sbarre e muri, in cui scorre un tempo vuoto in attesa di un rimpatrio che nella metà dei casi non avviene. In tale contesto, tuttavia, va dato atto che la gestione del Cpr di Gradisca è più accurata rispetto a quella di altri Centri analoghi in Italia. Va rilevato però che dal punto di vista dell'emergenza Covid, anche il Cpr di Gradisca soffre di carenze di personale che a volte possono non consentire di utilizzare tutti gli spazi”.

Sempre nell’ambito dei migranti, il Garante nazionale ha visitato i locali della Polizia di frontiera di Gorizia e Trieste, dove affluiscono persone provenienti dalla rotta dei Balcani: “Solo a Trieste nel 2020 sono state intercettate 3514 persone – ricorda -. Di queste, oltre 900 sono state avviate alla riammissione in Slovenia sulla base dell’accordo bilaterale con il nostro Paese. Una procedura che comunque deve tenere conto del rischio, già denunciato da alcune organizzazioni, costituito da una serie successiva di riammissioni da un Paese all’altro (Italia, Slovenia, Croazia, Bosnia) che può portare i migranti a trovarsi in situazioni di estrema difficoltà. Qualche criticità è emersa poi relativamente alla procedura di accertamento dell’età dei minori, quasi mai rispettosa della legge Zampa sui minori stranieri non accompagnati”.

Positiva viene definita anche la visita al carcere di Gorizia, una visita di follow up a seguito di precedenti monitoraggi: “Le condizioni materiali dell’Istituto sono radicalmente migliorate con la ristrutturazione delle sezioni, delle camere detentive, delle sale di socialità. Permane tuttavia una carenza di spazi, resa ancora più evidente in questo periodo dalle esigenze di carattere sanitario. Nell’Istituto di Tolmezzo, il focolaio che nei giorni scorsi era emerso appare ora sotto controllo: i casi di positività sono scesi tra le persone detenute da 158 il primo dicembre a 18 oggi (di cui uno sintomatico e uno in ospedale), ma va registrato il decesso di una persona detenuta”. La visita ha interessato anche la Residenza per le misure di sicurezza (Rems) di Udine, una Rems provvisoria da due posti, in cui le persone sono accolte e inserite nella struttura come tappa di un percorso di reinserimento, in una prospettiva di presa in carico da parte dei servizi territoriali, affrontando pur evidenti resistenze di taluni servizi.
Sono state visitate anche le camere di sicurezza della Questura di Trieste (che saranno rese operative a gennaio 2021) e del Comando stazione dei Carabinieri di Udine.
Nella regione della Val d’Aosta la visita ha interessato il carcere di Aosta-Brissogne. “Un Istituto profondamente segnato dall’assenza, perdurante da oltre cinque anni, di una Direzione e di un Comando del corpo di polizia stabili e da un particolare turn-over nella popolazione detenuta – ricorda il Garante -. Questa, infatti, è formata in larga parte da persone, per quasi il 70% straniere, che arrivano alla Casa circondariale da altri Istituti dell’area del Provveditorato del Piemonte-Valle d’Aosta-Liguria per scontare brevi residui di pena, per lo più segnate da problematicità manifestate nelle sedi di provenienza. Circostanze che, insieme con la paralisi determinata dall’emergenza sanitaria, rendono estremamente critica la realizzazione di programmi individualizzati di trattamento e di attività finalizzate al reinserimento sociale”. La situazione complessiva rilevata dal Garante nazionale è quella di un “carcere immobile, in cui la quasi totalità delle persone trascorrono il tempo senza impegnarlo utilmente”.  In questo quadro si distingue l’impegno del personale di Polizia penitenziaria nell’ascolto delle persone detenute e nell’attivazione a risolvere, per quanto possibile, i bisogni essenziali. Il Garante nazionale, inoltre, ha potuto rilevare il primo avvio del progetto “So stare fuori” finalizzato a creare disponibilità di domicilio a quanti ne sono privi e sono prossimi alla fine della pena o hanno titolo per accedere alle misure alternative alla detenzione. Visitato, inoltre, il Comando provinciale della Compagnia dei Carabinieri di Aosta che risulta l’unica forza di Polizia ad avere la disponibilità di camere di sicurezza: due, nelle quali si è comunque registrato l’esiguo numero di passaggi di 4 in tutto il 2020.

Carcere, gli ultimi numeri

Per quanto riguarda il carcere in generale, il Garante rende noto che la situazione permane grosso modo stabile: “Negli ultimi dieci giorni le persone registrate negli Istituti sono diminuite di 339 unità (passando da 54.195 del 9 dicembre a 53.856) e le persone effettivamente presenti sono oggi 53.002 (alla stessa data del 9 dicembre erano 53.266). Tra i presenti anche 32 donne con 35 figli di età 0-3 anni, di cui 18 donne con 20 bambini nelle cosiddette sezioni nido e 14 donne con 15 bambini in quattro Istituti a custodia attenuata per detenute madri (Icam). Sono dati poco incoraggianti rispetto alla diffusione del virus, che richiede invece – come più volte ribadito – la possibilità di individuare spazi all’interno degli Istituti per garantire quella indispensabile esigenza di separazione e isolamento non sempre assicurata. Riguardo al Covid, si registrano alcuni focolai negli Istituti di Trieste, Milano-Opera, Milano San Vittore, Bollate, Monza, Busto Arsizio, Bologna, Sulmona, Regina Coeli a Roma e Napoli-Secondigliano”.

Negli Istituti penali per minorenni i numeri si mantengono bassi: sono attualmente ristretti 291 minori o giovani adulti su una capienza di 481 posti (pari al 60,50% di occupazione) e non risultano casi di positività.

In questi giorni, il Garante nazionale prosegue con alcune visite mirate in Lombardia. In particolare, il monitoraggio riguarderà un Cpr, quello di Via Corelli a Milano, l’ultimo aperto in ordine di tempo e recentemente anche riportato dalla cronaca per una serie di forti proteste, nonché una Residenza sanitaria assistenziale, nello specifico la Rsa “Istituti riuniti Airoldi e Muzzi” di Lecco, un insieme di più nuclei abitativi che costituiscono una complessiva struttura con 350 posti letto, convenzionata con la Regione. Con l’occasione, il Garante nazionale esaminerà anche un caso emerso nel corso di un programma televisivo i cui contorni richiedono maggiori approfondimenti.

L’audizione alla Camera

Nella mattina di ieri, 17 dicembre, il Garante nazionale è stato audito dalla Commissione giustizia della Camera sulle due proposte di modifica della legge sulle droghe leggere e, in particolare, della detenzione e cessione di modiche quantità, indirizzate, in modo antitetico, l’una a inasprire e l’altra a ridurre le conseguenze sanzionatorie, oltre a depenalizzare il semplice possesso. Segnalando il dato che attualmente il 29,7% delle presenze in carcere è formato da persone detenute per detenzione e spaccio di droga e che più di 3.000 scontano pene inferiori a due anni, il Garante nazionale ha affermato il valore della gradazione dell’intervento dello Stato che tenga distinti i fatti di lieve entità da quelli del traffico organizzato, in assonanza con i pareri espressi dal Procuratore nazionale antimafia, Cafiero De Raho, e dal Direttore centrale per i servizi antidroga presso il Ministero dell'interno, Antonino Maggiore, auditi nella stessa seduta.

“Il 16 dicembre è stato assegnato all’esame della Camera il disegno di legge di conversione del decreto-legge 137/2020, cosiddetto Ristori, che comprende alcune misure sulla detenzione penale indirizzate a produrre effetti deflattivi sull’affollamento carcerario – conclude il Garante -. Con il disegno di legge approvato dal Senato sono stati inseriti due emendamenti alle norme relative ai permessi premio e alla detenzione domiciliare, finalizzati a protrarne l’efficacia alla data del 31 gennaio 2021 e, per quanto riguarda i primi, a estenderne la portata considerando disgiuntamente i presupposti della concessione precedente di permessi e del lavoro esterno. Si tratta soltanto di due del più ampio articolato di proposte emendative presentate dal Garante nazionale e, in parte, condivise da esponenti della maggioranza parlamentare, il cui concreto effetto deflattivo, pur da non trascurare, risulta nelle prospettive inferiore a quanto necessario per affrontare le emergenze dettate dalla crisi pandemica negli Istituti penitenziari”.

Infine, il Garante nazionale ha concluso un accordo di cooperazione con il suo omologo argentino, il Comitato nazionale per la prevenzione della tortura (Cnpt). Il National preventive mechanism argentino coordina un sistema reticolare di prevenzione della tortura che prevede l’istituzione di figure di garanzia (i local preventive mechanism) per ognuna delle province in cui è diviso il Paese sudamericano. L’accordo di cooperazione, nell’ottica di promuovere i diritti e la dignità delle persone private della libertà personale, principalmente mira a scambiare e condividere buone prassi, strumenti formativi e di ricerca nonché tecniche di visita e monitoraggio. L’idea è quella di rafforzare le rispettive istituzioni, promuovendo sinergie e innalzando i livelli complessivi di tutela.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)