Educatori professionali, il dibattito sulla laurea e quell'attenzione negata

Dalla Lombardia, la voce di Cnca, Forum Terzo Settore, Uneba e Aci Welfare, che condividono le preoccupazioni di chi sottolinea la necessità della laurea, ma precisano: “Il mondo dell’accoglienza è allarmato dalla difficoltà di tenuta delle comunità residenziali, anche a causa della comprovata fatica a reperire educatori professionali. Urge restituire dignità al lavoro sociale e agli operatori socio–educativi”

Educatori professionali, il dibattito sulla laurea e quell'attenzione negata

Educatori ancora al centro del dibattito: da un lato c'è il mondo accademico, che rivendica l'importanza e la necessità di una formazione universitaria per queste figure professionali; dall'altro c'è il mondo di chi ogni giorno accoglie i minori e si scontra con la difficoltà di reperire professionisti e operatori a cui affidarli. Dopo il botta e risposta tra Aibi da una parte e Domenico Simeone (preside della facoltà di Scienze della Formazione presso la Cattolica di Milano), che abbiamo ospitato su queste pagine, oggi ci arriva un ulteriore contributo dalla Lombardia, dove il dibattito si sta concentrando, dopo la Dgr 6443 che reintroduce di fatto la possibilità, anche per chi non avesse una laurea, di essere impiegato presso strutture e comunità alloggio per minori. La voce è quella, congiunta, di Forum Terzo Settore, Cnca, Uneba e Aci Welfare. “Condividiamo le preoccupazioni espresse dal professor Domenico Simeone, già riportate su queste pagine – ammettono - Riteniamo però doveroso, come Forum terzo settore Lombardia, prendere parte al dibattito, proprio perché la DGR 6443 Regione Lombardia del 31 maggio u.s. è frutto di un intenso lavoro di riflessione, approfondimento, confronto, elaborazione condotto con la regione Lombardia dalle diverse realtà che si occupano di accoglienza residenziale (Cnca, Forum terzo settore Lombardia, Aci Welfare, Uneba), a partire dalla forte preoccupazione che da tempo attraversa il 'mondo dell’accoglienza' relativamente alla difficoltà di 'tenuta' delle comunità residenziali anche a causa della comprovata fatica a reperire educatori professionali”.

Lavoro sociale, un'attenzione negata

La questione, precisa il Forum Terzo settore Lombardia, è in verità molto complessa e ha a che fare con “l’attenzione negata – in termini culturali, politici e di investimento economico - al lavoro di cura, al lavoro sociale in senso lato. In proposito, come Forum Terzo settore Lombardia abbiamo promosso un convegno il 5 luglio scorso a Milano e intendiamo continuare a lavorare nella direzione di un cambio di paradigma capace di restituire dignità piena al lavoro sociale e agli operatori socio – educativi (educatori professionali, assistenti sociali, ecc)”.

E' in questo contesto che s'inserisce la Dgr 6443 della regione Lombardia, con lo scopo di rispondere a un “momento emergenziale, di estrema complessità, con l’obiettivo prioritario di contrastare la chiusura delle comunità residenziali per carenza di personale e/o eccessivo turn over. In Lombardia, solo nel tempo recente – ricordano le associazioni - hanno chiuso sette comunità educative e altre rischiano di farlo, con grave danno soprattutto per i minorenni (prevalentemente adolescenti) che invece necessitano di questa risposta. La Dgr quindi, per comune e condivisa consapevolezza, rappresenta una soluzione transitoria, con un tempo definito (la scadenza indicata del 31 dicembre 2023) e con l’obiettivo di individuare processi e strade percorribili al fine di garantire sostenibilità e qualità all’esperienza complessa dell’accoglienza residenziale”.

Quindi “è fuorviante dire e far credere che non sia più necessario il titolo di educatore professionale per operare nelle comunità educative”, visto che “la Dgr non elimina affatto l’obbligo di avere una laurea in Scienze dell’educazione e della formazione (L 19) per svolgere la professione di educatore professionale socio-pedagogico previsto dalla normativa nazionale, ma piuttosto introduce, in via transitoria, la possibilità d'inserire in equipe anche operatori con titoli diversi dalla laurea L19, seppur solo ad alcune condizioni e soltanto in subordine alla dimostrata impossibilità di individuare personale socioeducativo in possesso delle caratteristiche previste. Preme quindi sottolineare la necessità e l’urgenza di garantire informazione chiara, inequivocabile e soprattutto coerente con quanto previsto dalla Dgr 6443 Regione Lombardia, evitando rigorosamente errate interpretazioni impropriamente estensive di quanto previsto che rischiano peraltro di alimentare – inopportunamente - aspettative professionali decontestualizzate”.

C'è però una questione più generale e profonda, che sta particolarmente a cuore a chi si occupa di accoglienza e che quindi il Forum Terzo settore, il Cnca, Uneba e Aci Welfare ribadiscono ed evidenziano: “Occorre assumere consapevolezza e determinazione nel considerare il sistema della cura priorità nell’agenda politica, perché si occupa e si preoccupa del benessere delle persone e delle comunità locali, si occupa e si preoccupa di co-costruire futuro, garantendo l’esigibilità dei diritti a partire dalle persone, bambini/e, ragazzi/e, famiglie in condizioni di vulnerabilità perché possano esercitare cittadinanza piena. Questo è l’impegno comune che assumiamo!”

Chiara Ludovisi

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)