Fondo San Giuseppe: aiuti per 5 milioni di euro a 2.500 persone

Il primo bilancio del Fondo costituito da Comune e Arcidiocesi di Milano. I beneficiari: per lo più uomini, tra i 35 e i 44 anni. In difficoltà soprattutto chi lavorava nella ristorazione e nell'alberghiero

Fondo San Giuseppe: aiuti per 5 milioni di euro a 2.500 persone

Da marzo 2020 il Fondo san Giuseppe ha erogato quasi 5 milioni di euro a 2.454 persone che hanno perso il lavoro o subito un significativo calo di reddito a causa della pandemia. È questo il principale risultato dell'attività del fondo istituito dall'Arcidiocesi di Milano. “Sento il dovere di ringraziare i donatori, tutti coloro che si sono sentiti interpellati dalla situazione di emergenza”, ha dichiarato l’Arcivescovo, mons. Mario Delpini, durante la presentazione dei dati. “Alla conferenza stampa anche il Sindaco, Giuseppe Sala: “Sono davvero fiero di aver sostenuto, sin dalla sua istituzione, il Fondo san Giuseppe. Purtroppo, la crisi generata e alimentata dalla pandemia Covid-19 ha colpito molte famiglie milanesi e del territorio diocesano: oggi, come un anno fa, è fondamentale intervenire con un sostegno economico e morale tempestivo”.I beneficiari del Fondo San Giuseppe sono per lo più uomini (il 53,8%) e la fascia di età più rappresentata è quella tra i 35 e i 44 anni (36,5%). Dall’esame delle domande di chi ha chiesto una proroga del contributo oltre i tre mesi previsti, emerge anche come i lavoratori più in difficoltà svolgono mansioni nel settore della ristorazione (36,6%) e in quello alberghiero (12,7%).L’analisi dell’andamento di questi 12 mesi consente alcune ulteriori osservazioni: calano gli italiani che chiedono aiuto, passando dal 48% (aprile 2020) al 41,3% (marzo 2021), mentre appaiono in particolare difficoltà le famiglie con figli piccoli (le coppie con uno o due minori salgono dal 35,9% al 38,5%, confrontando i due periodi). Sono inoltre sempre più numerosi i cassaintegrati: oggi sono più di un terzo dei beneficiari (38,4%), mentre erano un quarto (26,4%) all’inizio della pandemia.Ai 4 milioni di euro iniziali, offerti due dal Comune e due dall’Arcidiocesi, si sono aggiunte donazioni per una cifra di 3.616.353 euro. A tale somma hanno contribuito per il 66% singoli cittadini, per il 32% imprese e per il 2% altri soggetti. Con il versamento anche di altri enti istituzionali la cifra totale giunta al Fondo è stata sino ad oggi di 8.349.985 euro, oltre la metà della quale è già stata distribuita.Durante la pandemia, il Fondo san Giuseppe è diventato il perno di un dispositivo di aiuti economici di contrasto alla povertà molto articolato, che ha previsto misure diversificate, attivate da una pluralità di strumenti. Il Fondo Diocesano di Assistenza ha aiutato 995 famiglie a far fronte alle incombenze quotidiane (dal pagamento delle bollette all’affitto) per una cifra complessiva di 1.367.461 euro. Dall’inizio della pandemia e nonostante il lockdown (marzo 2020) il Fondo Diamo Lavoro ha permesso di inserire in azienda 126 persone, di riqualificarne altre 27 nei settori della sanità e altre 20 nella logistica, sostenendone i costi.“In questo anno il Fondo san Giuseppe ci ha consentito di dare immediatamente sollievo alle famiglie che perdevano il lavoro o si ritrovavano con redditi insufficienti - ha sottolineato Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana -. Gli effetti collaterali della pandemia non si esauriranno tanto rapidamente. Non sappiamo inoltre quello che potrà accadere in futuro quando sarà tolto il blocco dei licenziamenti. Probabilmente la crisi assomiglierà sempre più ad un’onda lunga e a finire sommersi saranno i più deboli. Per questa ragione avremo bisogno nella nostra cassetta degli attrezzi di più strumenti. Mentre dobbiamo continuare a sostenere le famiglie anche con misure di assistenza come i contributi a fondo perduto e gli aiuti alimentari, dovremo contemporaneamente promuovere la riqualificazione professionale e orientare chi perde il lavoro verso quelle imprese che hanno già reagito o non sono state investite dalla crisi. Abbiamo cominciato a farlo già nei mesi del lockdown più duro. Ci auguriamo che le condizioni sia sanitarie che economiche del Paese, ci permettano di farlo con ancora maggiore determinazione nei prossimi mesi”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)