“Giulietta e Romeo…una storia infinita”: in scena detenuti ed ex detenuti

La compagnia teatrale "Liberiamo Talenti” insieme all'associazione "Un nuovo giorno" insieme per raccoglie i fondi per sostenere l'avvio de “La Locanda della Spazzina”, bar food gestito da ex detenuti a Palermo

“Giulietta e Romeo…una storia infinita”: in scena detenuti ed ex detenuti

I passaggi  delle opere più note di William Shakespeare recitati da alcune persone detenute ed ex detenute, hanno introdotto, al teatro Politeama Garibaldi di Palermo, “Giulietta e Romeo…..una storia infinita” un musical interpretato in chiave moderna che non si ferma solo alla tragica storia d'amore ma apre una finestra di riflessione sui tanti conflitti attuali che affliggono la società. Tra i pensieri attuali, infatti, profondi e significativi campeggiano: "Ama e cambia il mondo con la tua forza e la presenza nella vita" e poi ancora " Ama senza confini e cambia il mondo".  Lo spettacolo è stato realizzato dal direttore artistico e di regia Giangrazia Calì della compagnia teatrale "Liberiamo Talenti” in collaborazione con l'associazione "Un nuovo giorno", da anni impegnata nell'avvio di percorsi di inserimento sociale per persone detenute ed ex detenute, e la onlus “AiutiAmoilBurundi”. Allo spettacolo era presente inoltre il comandante della legione dei carabinieri della Sicilia  B. Rosario Castello che ha fatto suonare il gruppo della fanfara dei carabinieri.

La serata artistica di beneficenza ha permesso la raccolta dei fondi utili per avviare la start up “La Locanda della Spazzina” un bar food gestito da persone ex detenute che sarà realizzato nei locali che si trovano nel popolare quartiere della Marinella donati da madre Antonina Cataldo. L'obiettivo del progetto è quello che, le persone ex detenute, uscendo dal circuito penitenziario, possano superare le difficoltà di inserimento sociale, trovando un’opportunità lavorativa per rimettersi in gioco.

Il musical "Giulietta e Romeo.... una storia infinita”  opera intrisa di teatro e danza, ricca di riferimenti moderni che si armonizzano con la trama classica, nasce dall’idea di Antonella Macaluso, presidente di Un Nuovo Giorno e Giangrazia Calì della compagnia teatrale. Entrambe hanno una lunga esperienza promozionale del teatro sociale seppur in ambienti diversi: quello carcerario e quello scolastico in cui hanno utilizzato le arti teatrali come strumento pedagogico.

Il gruppo teatrale, in particolare, è ispirato al modello dei “Laboratori Teatrali Integrati” che prevede una stretta collaborazione fra persone detenute ed ex detenute, sottoposte a misure alternative, studenti, volontari e professionisti dello spettacolo.

"Dal 30 settembre mi hanno ormai scarcerato - racconta Gaspare Lo Giudice di 43 anni - è sono molto contento di essere ritornato un uomo libero a tutti gli effetti. Quella che ho fatto con il teatro è stata una esperienza bellissima perché, come gruppo misto, abbiamo interagito molto, imparando tante cose. Se ci si crede si può cambiare. Oggi sto per diventare anche papà e la mia vita sta cambiando completamente". "Con tanta forza e buona volontà se si incontrano le persone giuste si può cambiare - aggiunge pure Nicolò Brunetti di 54 anni  che è in semilibertà -. La differenza tra dentro e fuori è grande e non ci sono soldi per comprare la libertà che va conquistata a piccoli passi con il nostro impegno. Purtroppo indietro non si può ritornare. Già dentro il carcere ho fatto tre anni di teatro che mi hanno aiutato tantissimo. Ringrazio il mio magistrato e tutti coloro che stanno credendo in me. Voglio invitare le persone a godersi la famiglia, i nipoti perché la libertà è un dono troppo prezioso che va sempre curato e custodito". "Sono un ex detenuto che ha fatto purtroppo tanti anni di carcere -  continua pure Rosario Polizzi -. Oggi non mi sento solo perché ho incontrato tante persone che si stanno prendendo cura di noi e questa è una cosa meravigliosa. Sono orgoglioso oggi ci impegnarmi come volontario in tante iniziative dell'associazione Un nuovo giorno". 

"Abbiamo iniziato in pandemia senza scoraggiarci - aggiunge anche il giovane direttore musicale Marco Dentici -. Devo dire che questa bella esperienza insieme mi ha dato la possibilità di conoscere più da vicino il mondo carcerario nei confronti del quale nutrivo prima qualche pregiudizio. Il teatro è stato occasione di scambio di vite completamente diverse che ci hanno reso persone sempre più aperte agli altri a maggior ragione nei confronti di chi ha una maggiore fragilità sociale. E' stato, quindi, un arricchimento umano ma anche culturale perché ognuno di loro ha una storia che in parte abbiamo conosciuto. Nelle persone che escono dal carcere c'è tanta voglia di riscattarsi ma spesso queste si devono confrontare con una parte della società che ha paura e rimane chiusa ed ignorante nei loro confronti".

"'Una storia infinità è una storia che si ripete nel tempo e che le cronache giornaliere ci fanno rivivere nella continua violenza sulle donne, sulle figlie, avvicinandoci pure alla situazione vissuta per il momento dalle donne afghane - afferma Giangrazia Cali, ex insegnante di lungo corso -. E' una storia che ci fa riflettere anche sulla lotta di classe e le diverse forme di prevaricazione sociale e il conflitto di ideali tra vecchi e giovani. Nel gruppo di 26 persone abbiamo inserito alcune persone che hanno avuto dei trascorsi penali. Credo che il teatro sia molto importante soprattutto per fare crescere la propria autostima che dopo le esperienze detentive potrebbero anche perdersi". 

"Seguiamo in questo momento 35 persone del circuito carcerario e penale - dice Antonella Macaluso -. Allo spettacolo hanno partecipato un buon numero di loro che ha dato un contributo diverso. Il gruppo misto è importantissimo perché avviene uno scambio molto arricchente tra tutti loro che hanno avuto un vissuto, chi dentro e chi fuori, molto diverso. Tra i temi capiscono molto cosa significa stare dentro e uscire nel dopo il carcere diventando invisibili alla società. Purtroppo, infatti, quando si esce dal carcere, la società e molto dura perché tende ad emarginare e ad escludere chi nella vita ha pagato già i propri errori. Pertanto, crediamo molto che la dignità delle persone passi soprattutto dal lavoro e per questo i fondi raccolti serviranno per offrire una opportunità lavorativa ad alcuni di loro".

Serena Termini

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Fonte: Sir