Il Natale 2020 degli ospiti delle case di riposo: “Inedito, tecnologico, essenziale”

In struttura con gli operatori, i familiari sul tablet. Le luci accese, i dolci sotto l’albero. Come stanno vivendo queste festività gli ospiti delle strutture per anziani? Laura Annella, psicologa specializzata in psicologia dell’invecchiamento: “La tecnologia non è nemica degli anziani. Con una mediazione adeguata ottenuti risultati insperati”

Il Natale 2020 degli ospiti delle case di riposo: “Inedito, tecnologico, essenziale”

Inedite, tecnologiche, essenziali. Le festività 2020 - il Natale 2020 - degli ospiti delle strutture per anziani, secondo Laura Annella, psicologa della Rsa San Biagio di Casalecchio specializzata in psicologia dell’invecchiamento, sono state così. “Sicuramente si tratta di festività inedite, perché per la prima volta i nostri ospiti erano lontani dalle loro famiglie. Gli altri anni, in struttura, organizzavamo un pranzo con i familiari prima del 25 dicembre, mentre il giorno di Natale, per chi lo desiderava, era possibile rimanere qui, con i parenti. È sempre stato dato molto spazio alle famiglie, ancora di più in occasione delle festività. Quest’anno è stata la volta degli operatori, che ormai rappresentano qualcosa di molto più grande: sono parte integrante della vita dei nostri anziani, ancora di più rispetto al normale”.

Secondo Annella, è stato anche un Natale smart perché, se la pandemia ci ha innegabilmente allontanati fisicamente, ci ha avvicinato in altre forme, tutte supportate dalla tecnologia. “La tecnologia – spiega la psicologa – spesso per le persone anziane è sinonimo di paura, senso di inadeguatezza. Nella pratica, le cose sono molto diverse: opportunamente accompagnati, gli anziani si sono fidati. Merito anche delle applicazioni sempre più friendly, realizzate per essere usate in modo naturale”. Annella racconta di ospiti over 90 che si sono accostati con grande spontaneità alla videochiamata e che, addirittura, hanno mantenuto un’attenzione maggiore del solito nei confronti dell’interlocutore, plausibilmente anche per la novità dello strumento. Poi si sofferma su una storia in particolare, quella di una signora con un profilo cognitivo estremamente deteriorato: “La figlia dal primo lockdown ha scelto di non videochiamare la mamma, per paura che l’emozione fosse troppo grande, per evitare che comprendesse di non poterla toccare. Ci ha sempre chiamati, ma non l’ha più vista, sino a questa estate”. Tra il distanziamento, le mascherine e i rigidi protocolli, la relazione sembrava risentirne così, con l’autunno, la figlia ha voluto provare con una videochiamata: “Io ero seduta di fianco all’ospite, di fronte a un tavolino su cui era appoggiato il tablet. Quando la nostra ospite ha visto la figlia, con una mano stringeva il tablet, con l’altra le accarezzava il viso, dallo schermo. Per tutti è stata un’emozione fortissima, infatti abbiamo ripetuto l’esperienza”. Perché la tecnologia possa dare ottimi risultati, secondo Annella è imprescindibile una mediazione adeguata, la presenza di un operatore con il tempo e le competenze per seguire la chiamata: “La tecnologia ci assiste, se noi assistiamo le persone con difficoltà. Il mezzo da solo non può nulla, l’essere umano accanto è necessario: è l’uomo che rende viva la tecnologia. La pandemia, sotto certi aspetti, è stata un’occasione: per esempio, ci ha svelato tante possibilità, costringendoci a vedere ponti dove prima vedevamo muri. Per esempio: perché non abbiamo cominciato prima a fare le videochiamate? In struttura molti ospiti hanno familiari vicini, ma c’è anche chi li ha lontani, magari all’estero”. Come la signora che ha due figlie in Inghilterra: “Le ha sempre viste due volte l’anno, dal vivo. Quest’anno le ha viste spessissimo, in video. Mi stupisce non averlo capito prima: se l’avessimo fatto, con ogni probabilità avremmo migliorato di gran lunga la qualità della vita di tutta la famiglia”.

Poi ci sono anche gli anziani smart, come Luisa, la signora di 89 anni che guarda i tutorial su YouTube per cucire le mascherine e che, quando è entrata in struttura, aveva smartphone e profili social utilizzati con competenza. O come Antoinette e Chiara, tutte ospiti tecnologiche: “Il giorno di Natale le ho scoperte che si facevano gli auguri su Facebook. Antoinette e Luisa sono in reparti diversi – in nome della sicurezza si è azzerata la promiscuità –, così si sono scambiate gli auguri sui social. ‘Non sono potuta venire a trovarti, gli auguri te li faccio qui’. ‘Ho pensato tutto il giorno a te e a Chiara, mi mancate’. Mi sono commossa”.

L’ultima parola. Essenziali. “Ho l’impressione che, quest’anno, tutti abbiamo cominciato ad apprezzare quello che abbiamo sempre avuto sotto gli occhi, incapaci di vederlo: le lucine degli alberi di Natale dei reparti luccicavano di più, i pandori erano più gustosi, le luminarie più belle e ricche, il menu scelto con più attenzione. Su questo punto abbiamo riflettuto con alcuni ospiti, e ci siamo trovati d’accordo: tradizioni e oggetti ormai dati per scontati, questo Natale ci hanno offerto conforto e bellezza. Sarebbe bello se riuscissimo a custodire queste sensazioni anche negli anni a venire”.

Ambra Notari

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)