Il baby boom che non c’è stato. Gli effetti della pandemia sulla natalità

Durante la crisi, i tassi di natalità sono diminuiti in molti paesi ad alto reddito.

Il baby boom che non c’è stato. Gli effetti della pandemia sulla natalità

Curiosità “pandemiche”! Ricordate quando, nella primavera 2020, il diffondersi dell’infezione da covid-19 e la necessità di creare distanziamento sociale resero indispensabile un primo faticoso lockdown? Molte attività economiche furono costrette a fermarsi e tutti dovemmo fare i conti con l’obbligo di restare a casa. Beh, probabilmente ricorderete anche che, in quel frangente, molti mezzi di comunicazione e svariati opinionisti preconizzarono una conseguenza positiva (in mezzo a tante altre sicuramente negative): nei mesi successivi avremmo verosimilmente assistito al verificarsi di un boom delle nascite! Come dire: più tempo a casa insieme, più energie da dedicare a progetti di ampliamento familiare o, più semplicemente, più occasioni per condividere amore e tenerezza coniugale.
Ma… le cose sono andate proprio in questa direzione? A dire il vero, secondo un recente studio condotto all’Università Bocconi di Milano, pare che sia accaduto l’esatto opposto: durante la crisi, i tassi di natalità sono diminuiti in molti paesi ad alto reddito!

La ricerca (pubblicata sui “Proceedings of the National Academy of Sciences”), realizzata da Arnstein Aassve, professore di scienze sociali e politiche all’Università Bocconi di Milano, insieme ad alcuni suoi colleghi, è giunta a queste conclusioni esaminando i tassi di nascita in 22 paesi ad alto reddito dal 2016 a inizio 2021. Da tale analisi emerge che sette di questi paesi hanno avuto cali statisticamente significativi nei tassi di natalità negli ultimi mesi del 2020 e nei primi mesi del 2021, rispetto allo stesso periodo degli anni precedenti. E – manco a dirlo – il calo più marcato si è registrato proprio in Italia, con una riduzione del 9,1%; segue l’Ungheria con l’8,5%, la Spagna con l’8,4% e il Portogallo con il 6,6%.
Va detto che, normalmente, i tassi di natalità fluttuano con le stagioni nel corso di un anno; molti dei paesi analizzati nello studio, infatti, già prima della pandemia avevano sperimentato tassi in calo durante diversi anni. Ma i cali iniziati nove mesi dopo che l’Organizzazione mondiale della Sanità ha dichiarato l’emergenza sanitaria (il 30 gennaio 2020) sono stati ancora più marcati. “Siamo convinti – afferma Aassve – che l’effetto per quei paesi sia reale. Anche se potrebbero aver avuto una leggera tendenza al ribasso in precedenza, siamo abbastanza sicuri del fatto che ci sia stato un impatto della pandemia”. Come mai allora è accaduto questo? Plausibilmente – spiegano i ricercatori – l’incertezza associata a una pandemia globale e il suo impatto sulla situazione economica delle famiglie sono le ragioni più probabili di queste tendenze. “Le persone – continua Aassve – non capiscono veramente che cos’è la malattia, è qualcosa di nuovo per loro… Molti si aspettano che le loro prospettive di lavoro saranno peggiori, il che influisce sul loro reddito. Forse non rinunceranno del tutto alla gravidanza, ma magari possono rimandarla fino a quando non vedranno tempi migliori”.

In verità, tali risultati non sorprendono per nulla tanti demografi, che avevano già registrato cali simili dopo vari eventi catastrofici (ad es. la crisi finanziaria del 2008, oppure la pandemia di influenza del 1918). Tuttavia, si tratta certamente di dati degni di nota. “Ci aspettavamo sicuramente un calo delle nascite – commenta Philip Cohen, professore di sociologia all’Università del Maryland, non coinvolto nello studio – come risultato della pandemia di covid-19 come emerge dalla storia dei disastri in generale. Non era chiaro come sarebbe andata a finire, quindi è davvero interessante e importante che ora stiamo ottenendo questi risultati”.
Rimane ora da verificare se, nei prossimi mesi e anni, i paesi ad alto reddito assisteranno ad una sorta di “rimbalzo” significativo nei loro tassi di natalità. I primi dati, in effetti, suggeriscono una ripresa delle nascite da gravidanze iniziate nel giugno 2020, dopo la prima ondata di infezioni da covid, nei paesi che sono stati duramente colpiti nella primavera 2020. Ma si teme che le ondate successive possano aver indotto più persone a ritardare ulteriormente la procreazione. Il fatto che in alcuni paesi – tra cui diverse nazioni scandinave, Svizzera e Corea del Sud – si sono registrate tendenze leggermente positive nei tassi di nascita, lascia spazio ad una ipotesi provvisoria (che attende ulteriori conferme), ovvero che la presenza di reti di welfare più forti possano aver compensato alcune delle incertezze associate ad avere figli durante la pandemia.

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Fonte: Sir