Il diario perduto. Le confidenze dei ragazzi sono una merce rara e anche di difficile gestione

I nostri ragazzi sono nel pieno del processo di autoidentificazione che conduce all'età cosiddetta adulta. Un diario, scritto con continuità e “passione”, li aiuterebbe.

Il diario perduto. Le confidenze dei ragazzi sono una merce rara e anche di difficile gestione

C’era una volta il diario segreto degli adolescenti… E oggi?

Gli adolescenti affidano ancora le proprie confidenze a un libricino da nascondere sotto il cuscino o, meglio ancora, in fondo a un cassetto remoto della propria cameretta?

Pare che l’antica consuetudine resista in qualche modo e che, almeno una volta nella loro giovane vita, molti tra i nostri figli e studenti si siano confrontati con questa quotidiana abitudine. Ma spesso l’esperimento si esaurisce nel giro di qualche settimana, oppure si “trasferisce” dalle pagine del libricino alle righe di una chat esclusiva, magari con l’amico/a del cuore.

Scrivere fa bene. Lo dicono in molti: insegnanti, scrittori e anche psicologi. Scrivere è “terapeutico”, aiuta a elaborare i propri pensieri e a dare senso al proprio esistere. E poi la scrittura stesa sulle pagine di un diario diventa un “luogo” dove è possibile periodicamente tornare e ricordare, approfondire, capire meglio chi siamo e ciò che siamo stati.
Proprio così, un vecchio diario dimenticato nel doppiofondo di un armadio diventa un vero e proprio luogo da visitare, denso di emozioni e di manifestazioni dell’anima. Le paginette sono esili eppure sanno accogliere e contenere confidenze anche pesanti e drammatiche.

Anche la parola “confidenza” pare oggi un po’ obsoleta, esattamente come la pratica di tenere un diario. Le parole, si sa, vanno dietro ai tempi e perdono consistenza assieme ai gesti o ai concetti a cui fanno riferimento. Il “confidarsi” è ben diverso dal “raccontarsi”, presuppone la fiducia reciproca e la promessa del silenzio. E’ interessante constatare che, come nel gioco del domino, una parola tiri l’altra e così dal “diario”, siamo passati alla “confidenza” e dalla confidenza al “silenzio” della “segretezza”.

Tutti aspetti di una comunicazione datata: oggi esistono le chat, all’interno delle quali la confidenza repentinamente diventa “intimità” e dove il silenzio della segretezza non è mai una certezza. Il gioco psicologico che sta alla base diventa complesso: chi si racconta sa di poter incappare in uno screenshot o in un veloce copiaincolla e quindi l’intimità forse non arriva mai davvero a toccare il fondo dei propri pensieri.

Le confidenze degli adolescenti sono una merce rara e anche di difficile gestione. Tra i pari animano scambi e giochi di ruolo, se vengono rivolte agli adulti diventano “leve” emotive da maneggiare con cura.

Dopo la quasi estinzione dei diari segreti, ai quali i genitori più attenti spesso dedicavano vere e proprie cacce al tesoro casalinghe per poter carpire qualche informazione in più sulla vita dei propri figli adolescenti, oggi il privilegio della confidenza è del tutto estemporaneo ed epifanico. Difficile il compito di chi dovrà gestirlo senza poter far riferimento all’ossatura dell’intera storia.
I nostri figli, chi sono? E cosa stanno diventando? Domande che risuonano nella nostra testa, ma anche nella loro: i nostri ragazzi sono nel pieno del processo di autoidentificazione che conduce all’età cosiddetta adulta. Un diario, scritto con continuità e “passione”, li aiuterebbe. Ma i tempi sono cambiati e ora, a disposizione, si hanno soltanto pagine e bigliettini scompaginati con cui costruire un volto, come fosse un puzzle.

I bigliettini e le pagine virtuali volteggiano e svaniscono nello spazio di un “invio”, si disperdono in chat in cui è quasi impossibile accedere.

Occorre essere attenti e mettere in campo tutti i sensi per riuscire a comprendere a pieno chi abbiamo di fronte: i nostri ragazzi fanno l’impossibile per confondere le carte, ma paradossalmente sopra ogni cosa chiedono comprensione ed empatia.

Forse dovremmo imparare noi ad annotare impressioni ed emozioni in un libricino, potremmo intitolarlo: diario di un educatore. Magari rileggendolo e ripercorrendo quotidianamente la strada delle nostre sensazioni del momento, potremmo riuscire a trovare più facilmente soluzioni alle criticità e acquisire uno sguardo più limpido nei confronti del nostro difficile ruolo.

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Fonte: Sir