“Il mio voto vale”, a Roma urne simboliche per i ragazzi senza cittadinanza

Iniziativa simbolica a due passi dal Parlamento per ricordare che un milione e mezzo di persone, nate o cresciute qui, non hanno ancora accesso ai diritti civili. “Ormai vitale una riforma seria della 91/92”

“Il mio voto vale”, a Roma urne simboliche per i ragazzi senza cittadinanza

ROMA - Un seggio finto, una cabina elettorale montata al momento e un fac-simile della scheda elettorale: a Roma votano gli “esclusi” dalle elezioni amministrative e  dal referendum sul taglio dei parlamentari, i ragazzi nati e cresciuti in Italia ma ancora senza cittadinanza. L’iniziativa, dal titolo Il mio voto vale, si è svolta questa mattina all’interno della Feltrinelli di piazza Colonna, a due passi dal Parlamento. 

“In questi giorni si vota sia per il referendum che per le amministrative e come sempre ci sono dei grandi assenti: più di un milione di persone nate e cresciute in Italia, o residenti da lungo tempo nel paese, che non hanno diritto al voto perché non hanno la cittadinanza e perché non gli sono ancora riconosciuti i diritti civili - spiega Kwanza Dos Santos, portavoce dell’iniziativa e scrutatrice d’eccezione -. A livello europeo questo diritto è riconosciuto, i lungosoggiornanti da 5 anni dovrebbero avere almeno il diritto di votare alle amministrative nel paese in cui sono residenti. Ma l’Italia non ha mai ratificato questa ingiustizia che va avanti da anni sia nei confronti dei figli non riconosciuti di questo paese sia nei confronti di chi paga regolarmente i contributi, perché qui vive e lavora. Per questo abbiamo deciso di fare un'iniziativa simbolica, cercando di portare l’attenzione su questo tema e di dare anche un messaggio di sostegno alle persone che si sentono cittadini di serie b”.

I voti espressi, anche se non hanno valore giuridico, verranno comunque conteggiati e scrutinati. Verranno considerati sia quelli in presenza, espressi nei seggi alternativi di Roma e Torino, che quelli virtuali espressi sulla piattaforma online. “Un milione e mezzo, tra nati e cresciuti in Italia attendono una riforma della legge 91/92 - aggiunge Kwanza - L’iniziativa prevede che anche chi può votare possa adottare il voto di chi non può farlo”. 

Tra i votanti, questa mattina anche Kaaj Tshikalandand, nata e cresciuta vicino Firenze da genitori congolesi. Il padre è arrivato negli anni ‘70, la madre negli anni ‘90. Oggi Kaaj ha 27 anni ma non è ancora italiana: “Sono nata e cresciuta qui, ma quando ho compiuto 18 anni non ho ricevuto la comunicazione da parte del mio comune, quello di Calenzano, di fare domanda per la cittadinanza. E’ passato un anno e il mio diritto è decaduto - spiega -. Ora sto tentando di far il percorso di naturalizzazione con una richiesta per residenza. Formalmente sono congolese, ho un permesso di soggiorno per studio, nonostante sia sempre stata qui”. Non poter votare oggi, sia per le regionali che per il referendum, per Kaaj è un mancato riconoscimento della propria storia: “è come non far parte della comunità, non posso esprimermi su cose che impattano sulla mia vita. E’ difficile vivere in un paese, in anima e coscienza, e sapere che quando c’è da prendere decisioni tu non sei chiamato a esprimerti ”. 

A supportare l’iniziativa a Roma anche alcuni ragazzi che col tempo hanno ottenuto la cittadinanza, come Safaa Mataich, 28 anni, italiana di origine marocchina. “Ricordo quando dovevo fare le file in questura per il permesso di soggiorno, per questo sono qui - afferma -. Credo che sia un peccato e uno spreco di risorse non dare la possibilità a persone nate qui di poter accedere ai diritti civili. E’ ormai vitale una riforma della cittadinanza, assurdo che in Italia non si riesca ad avere questo diritto, che è un diritto umano”.

Eleonora Camilli

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)