“Il primo esame non si scorda mai”: studenti con disabilità alle prese con le prove

La mamma di una studentessa con sindrome di Down: “Grande emozione, ha studiato e si aspetta il diploma, per poter continuare gli studi all'università”. Un insegnante: “La prima prova, dopo una notte insonne”. Ciis: “C'è aria di fiducia. Ma vanno risolti i nodi del Pei e della formazione degli insegnanti”

“Il primo esame non si scorda mai”: studenti con disabilità alle prese con le prove

Gli esami di Maturità sono iniziati: ieri la prima prova scritta e ora avanti con le altre. E “stanno andando meglio, rispetto allo scorso anno, anche per gli studenti con disabilità”. A riferirlo a Redattore Sociale è Giuseppe Argiolas, presidente del Coordinamento italiano insegnanti di sostegno. Lo afferma dalla sua posizione di osservazione privilegiata, in qualità di insegnante della scuola secondaria, proprio in questi giorni alle prese con le prove d'esame dei suoi studenti. “Si riscontra, in generale, una maggiore partecipazione da parte dei ragazzi, anche con disabilità, una diffusa predisposizione al ritorno alla normalità. C'è un'aria di fiducia e buoni propositi per un futuro migliore, c'è voglia di riprendere in mano una scuola che abbiamo lasciato nel 2019 e che per molti versi è cambiata, anche in senso positivo, perché è aumentata, per esempio, l'azione di monitoraggio degli apprendimenti, soprattutto in presenza di alunni certificati”.

Ci racconta Ida Palange, mamma di una ragazza con sindrome di Down, che ieri ha affrontato la prima prova dell'esame di Stato: “Per il tema ha scelto la traccia su Verga. Durante l'anno ha svolto un programma equipollente ed è stata ammessa alla maturità con una buona media. Ieri mattina e anche stamattina, quando è uscita per la seconda prova, era serena, un po' emozionata ma sicura di sé. Ha studiato molto. L'ultima settimana prima degli esami è stata colpita dal covid. Abbiamo temuto che non potesse partecipare alla prima sessione ma, fortunatamente, martedì ha fatto il tampone ed è risultata negativa. Come genitore l'ho sostenuta nello studio, aiutandola a ripassare e proponendole temi da svolgere per prepararsi allo scritto. Alle prove è stata prevista la presenza dell'assistente specialistica, oltre alla docente di sostegno. Tutti i professori sono disponibili e collaborativi. Ognuno è consapevole di quanto sia importante per mia figlia concludere il suo percorso scolastico, con il coronamento del suo desiderio e delle sue aspettative: conseguire il titolo che le consentirà di proseguire, aprendole la strada anche agli studi universitari. La soddisfazione di essere arrivata fin qui è per lei enorme”.

Giovanni Anselmi è insegnante di sostegno al Liceo Psicopedagogico "Pascasino" di Marsala. “Ho seguito per 5 anni una studentessa ipovedente, con la programmazione della classe e un ragazzo con disabilità mentale con programmazione differenziata. Ieri hanno affrontato la prima prova dell'esame, dopo una notte insonne: mi hanno chiamato la sera precedente, per avere una parola di conforto. Un esame che resterà certamente nella loro memoria perché, qualunque cosa se ne dica o se ne pensi, rimarrà il primo, vero esame della loro vita. Segnerà una tappa miliare, poiché sancirà la fine di un lungo percorso scolastico, durante il quale hanno trovato amici, hanno vissuto emozioni, ansie, dispiaceri insieme a gioie, momenti felici…sono cresciuti. Ma la scuola resterà nei loro ricordi e, a distanza, si identificherà con la loro adolescenza, in una dimensione che vedranno sempre come loro, come un luogo e come un tempo che appartiene a loro.
E sono sempre di più gli studenti con disabilità che si iscrivono alle scuole superiori: come riferisce ancora Argiolas, “c'è una ripresa interessante e importante sul versante dell'inclusione e l'integrazione, con l'aumento delle iscrizioni di studenti certificati alle scuole superiori”. Accanto alle luci, resta qualche ombra: prima fra tutte, “la questione del decreto ministeriale 182/2020 e della sentenza del Consiglio di Stato che ha rimesso in gioco il nuovo Pei. E resta il nodo sul possibile esonero. Altra questione importante è la formazione continua, che interesserà tutti i docenti e che, per quanto riguarda l'inclusione, non è ancora stata definita. Ci auguriamo che questa formazione possa essere monitorata dai singoli dirigenti scolastici, perché è importante che si arrivi a un risultato in termini di apprendimento e competenze specifiche. Riteniamo fondamentale che i docenti possano essere formati e aggiornati sui temi dell'inclusione e l'integrazione. Per quanto riguarda i corsi Tfa sul sostegno, siamo arrivati al sesto ciclo: speriamo ce ne siano altri, perché resta da soddisfare il bisogno di docenti che si specializzino sull'inclusione e l'integrazione degli studenti disabili. C'è tanto bisogno di personale specializzato: ci auguriamo che il governo investa risorse in questa direzione”.

 Chiara Ludovisi

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)