Il saluto di Padre Scordato, 35 anni d'impegno all'Albergheria

Il 6 settembre l'ultima celebrazione. Il racconto di "anni d'impegno pastorale e sociale molto intensi" in una intervista al prete che  ha fondato il Centro sociale San Saverio e insieme a tanti volontari e dal basso ha animato il quartiere

Il saluto di Padre Scordato, 35 anni d'impegno all'Albergheria

Con l'inaugurazione della "Casa della salute", un progetto che con le maestranze del quartiere, sostenuto dal Rotary, garantirà visite specialistiche gratuite, padre. Cosimo Scordato, dopo 35 anni di servizio in strada a vario livello, lascia la guida pastorale come rettore della chiesa di San Francesco Saverio. La sua ultima celebrazione domenica 6 settembre, insieme a tutti coloro che, da sempre, lo hanno coadiuvato ed accompagnato in tutte le sue battaglie. La Casa della salute si aggiunge alla trattoria, la pizzeria e l'impresa di pulizia nate in questi anni dalla consapevolezza che la chiesa comunità insieme ai laici deve impegnarsi concretamente per promuovere il riscatto sociale per la costruzione del bene comune.

35 anni d’impegno costante in un quartiere complesso come l'Albergheria non sono pochi…
Sono stati anni di impegno pastorale e sociale molto intensi, in cui abbiamo portato avanti tante iniziative e progetti che ancora oggi esistono, in una realtà molto difficile con tanti problemi.
Com'era il quartiere 35 anni fa rispetto ad oggi?
Era un territorio che, per il suo forte degrado sociale, non invogliava ad essere visitato e fruito dalla gente. Oltre alla carenza dell'aspetto urbanistico ed edilizio, c'erano spazi molto degradati ed era anche pericoloso, poco sicuro, per la presenza della microcriminalità. Attraverso l'apertura del Centro Sociale, con tanti volontari, abbiamo cominciato a lavorare assiduamente con i bambini e le bambine, per potere conoscere un poco tutte le famiglie. Seguirono anni decisivi che ci videro in prima linea per cercare di dare un volto nuovo al quartiere.
Quali iniziative ricorda tra le più significative?
Tra tutte ripenso all'organizzazione delle Olimpiadi di quartiere, che ci consentirono di fare giocare i giovani, piccoli e grandi, per la strada, facendoli divertire anche con il coinvolgimento dei familiari. Questo ci permise di conquistare una fiducia tale da diventare una presenza familiare e significativa nel territorio. Abbiamo allora iniziato a capire come questo luogo potesse diventare diverso e cioè più sicuro, vivibile e gradevole in tutte le sue parti.

E avete creato delle realtà che rendessero il quartiere più attraente agli occhi dei cittadini…
Pensammo di realizzare a piazza San Saverio una piccola trattoria con la nascita di una cooperativa, che con il tempo è diventata una attività permanente per i giovani del posto. Tra le belle cose, organizzammo anche per le donne, con i fondi europei, un bel corso di pittura su stoffa, con l'idea di poterlo estendere per la decorazione dei paramenti sacri.
Avete avviato anche una prima ricerca universitaria sui diversi bisogni di quel territorio…
Sì, insieme all'università di Palermo: la necessità era quella di uscire da una impostazione frammentaria, che riguardava questa area molto degradata della città. L'idea era realizzare  un’indagine conoscitiva che fornisse un quadro chiaro su quelli che erano i bisogni e i problemi dei suoi abitanti. Tra gli aspetti più gravi emergeva in primo luogo la disoccupazione maschile e femminile, la dispersione scolastica, la situazione abitativa, la condizione femminile e degli anziani, Per ognuno di questi problemi, abbiamo iniziato ad attivarci in gruppi per cercare di dare alcune risposte. Ricordo l'impegno contro la dispersione scolastica in collaborazione con l'ufficio scolastico cittadino. Per alleviare la disoccupazione abbiamo avviato qualche attività lavorativa come la trattoria, pizzerie e gelateria e per un periodo anche una piccola impresa di pulizie. Per il problema abitativo abbiamo costituito un comitato per la casa, i cui lavori sono stati animati da manifestazioni, assemblee pubbliche e altre iniziative. Oggi esiste il Comitato di lotta per la casa.

Dopo avere seguito negli studi tanti giovani, sono state diverse le soddisfazioni.
Certamente, è bello sapere che, in tutti questi anni, sia come rettoria che come centro Sociale, grazie al servizio di tanti volontari, abbiamo avuto centinaia di giovani che siamo riusciti a seguire proficuamente negli studi. Molti di loro sono riusciti a prendere la licenza media e altri il diploma delle scuole superiori. Nell'ultimo periodo, con nostro grande piacere, abbiamo avuto pure sette laureati; alcuni ragazzi sono diventati invece operatori volontari mentre altri si dedicano pure alla trattoria e alle altre realtà attivate in questi anni. 
Quali sono i problemi ancora evidenti?
Il problema grave che abbiamo sempre denunciato è che non c'è ancora un modello di sviluppo sano, perché la politica non si è impegnata adeguatamente. Siamo riusciti a realizzare una prima parte della indagine socio-economica con l'università, a cui sarebbe dovuta seguirne un'altra ma che ancora non è stata fatta. Solo in questo modo la politica, sulla base delle risorse e dei bisogni reali, può programmare azioni incisive per dare risposte concrete e durevoli nel tempo. Abbiamo avuto, finora, solo iniziative frammentarie che non sono state continuative nel tempo. Il modello di sviluppo deve essere in grado di dare serenità alla gente, senza che invece sia sempre improntato a soluzioni improvvisate dettate solo dalle varie emergenze. La gente soffocata dai vari problemi continua ad arrangiarsi come può.
C'è anche da fare i conti con la criminalità?
Purtroppo Albergheria e Ballarò sono dei luoghi dove continua ad esserci lo spaccio di droga gestito, in alcuni casi, come un'attività lavorativa vera e propria. In questi anni, non si è riusciti a fare un'attività di prevenzione adeguata all'entità del problema.

Insiste anche la presenza di un mercatino che ha fatto discutere tanto?
Grazie all'interessamento di tante realtà che confluiscono in SOS Ballarò, dopo tante vicende, adesso fra qualche settimana dovrebbe finalmente partire la sua regolamentazione per trasformarlo in una realtà auto-gestita di cura e di crescita economica per il quartiere. 
Tante realtà comunque adesso riescono a camminare da sole?
Sì, io me ne sto andando anche perché vedo che alcune realtà riescono a camminare ormai in autonomia. Il Centro sociale San Saverio è una onlus che ha un bel direttivo e San Giovanni Decollato ospita il parco del Sole. Mi sono speso sempre ' in punta di piedi' insieme a tante altre persone perché soltanto insieme si può essere una forza sociale in grado di ingenerare il cambiamento.  L'ultima inaugurazione è la Casa della Salute che con i suoi servizi gratuiti per le famiglie darà una prima assistenza sanitaria.

Riguardo alla presenza della mafia cosa aggiunge?
La mafia nel quartiere c'è, ma noi abbiamo cercato sempre di fronteggiarla creando realtà di crescita per la gente del posto. Il miglior modo per combatterla è quello di prevenirla creando alternative valide e sviluppando democrazia diretta in cui la gente diventa protagonista attiva dei suoi bisogni. Abbiamo creato le condizioni che dalla base potessero ingenerare una resistenza di tutti più corale.
Un lavoro di squadra significativo...
Un grazie grande e affettuoso va alle tante persone generose del quartiere e della città che si sono spese attivamente come Nino Rocca, Maria Di Carlo, la dottoressa Donatella Natoli, padre Michele Stabile, Augusto Cavadi, Franco Scaldati che ha fatto teatro da noi e tanti altri.

Serena Termini

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)