Insegnanti assenti per Covid? Il sostegno diventa supplenza. “Diritto violato”

Le testimonianze del Coordinamento italiano insegnanti di sostegno, di docenti e di genitori. Voci diverse per lo stesso disagio: “Una prassi diffusa, soprattutto ora che ci sono molte assenze tra i docenti. Ma viene meno il diritto allo studio e all'inclusione. Intervenga il ministero”

Insegnanti assenti per Covid? Il sostegno diventa supplenza. “Diritto violato”

L'insegnante ha il covid, o è in quarantena? A sostituirlo ci pensa il docente di sostegno. Una vecchia quanto brutta abitudine, che con l'emergenza sanitaria si è ancor di più radicata e diffusa, soprattutto nelle ultime settimane, che fanno registrare un numero di contagi particolarmente elevato, con pesanti ripercussioni anche sulle presenze dei docenti. Redattore Sociale ha chiesto al Coordinamento italiano degli insegnanti di sostegno di raccontare, tramite le voci dei protagonisti, cosa stia accadendo e quale ruolo stia assumendo l'insegnante di sostegno. Ed ecco alcune delle voci raccolte, tra gli insegnanti ma anche tra i genitori degli studenti con disabilità.

“Sono una docente di sostegno alla scuola secondaria di primo grado da più di 30 anni. Che l'insegnante di sostegno sia adoperata per le supplenze è cosa quasi di routine, in alcune scuole di più in altre di meno. I problemi sono tanti, ma principalmente che non c'è personale per poter coprire le classi vacanti. Una volta si dividevano gli alunni nelle diverse classi, ora non si può più. E così si utilizzano gli insegnanti di sostegno che sono in compresenza, come se la compresenza fosse una cosa inutile. Quando qualcuno di noi si ribella, la giustificazione è che 'la sorveglianza sui minori ha la priorità'. Fin quando non si capirà il vero ruolo del docente di sostegno, questo sarà sempre chiamato a fare da tappabuchi. Io amo il mio lavoro, ma dopo circa 30 anni di servizio mi pesa molto questo senso di precarietà. Tornando in classe, in questo momento di pandemia, già sapevamo e immaginavamo che ogni giorno avremmo dovuto fare tante supplenze. Se non auto denunci che il tuo alunno non c'è, mandano i collaboratori scolastici a controllare. Molte volte questi non hanno la delicatezza di farlo con discrezione, ma entrano in classe chiedono: 'L'alunno disabile c'è?'. E tra gli studenti, che sono molto più sensibili degli adulti, si crea momento di imbarazzo. Quando il tuo alunno c'è e vieni utilizzato per sostituire i colleghi di classe è comunque un illecito, ma è più accettabile, perché almeno continui a lavorare nella tua classe e puoi fare un buon lavoro per l'inclusione, sempre che l'alunno sia gestibile e non richieda un'attenzione particolare e continua”.

Racconta Liliana, mamma di un bambino con disabilità grave, che vive a Firenze: “Mio figlio ha 22 ore di sostegno assegnate, frequenta la quinta elementare. A dicembre la maestra di sostegno ha sostituito la maestra di matematica che era malata e mio figlio, che era a casa perché io e la sua sorella eravamo contagiate covid, è stato lasciato da solo. Per fortuna si è trattato solo di pochi giorni”. Un'altra mamma, che un figlio con autismo e l'altro iperattivo e con disturbo del linguaggio, racconta: “Faccio parte del consiglio d'istituto e ogni volta che si tocca questo argomento, i dirigenti cambiano discorso: non hanno un piano supplenti quindi usano i sostegni per tappare i buchi: quando proviamo a dire che il sostegno non può lasciare la classe, rispondono che il sostegno è alla classe. Ma se è così, allora potrebbe rimanere in classe l'insegnante di sostegno, mentre quello curriculare potrebbe andare a fare supplenza! Comunque mio figlio rimarrebbe scoperto! Io sono una mamma combattiva, ma ci sono genitori che non sanno neanche che i loro figli hanno diritto al sostegno: la scuola si approfitta completamente di loro”.

Un'altra mamma racconta: “Mio figlio di 7 anni ha sostegno e assistente. Purtroppo è successo diverse volte, sia l'anno scorso che quest'anno, che il suo insegnate di sostegno fosse usato per supplire in altre classi, lasciando mio figlio scoperto; oppure, quando è mancata un'insegnate della classe, il docente di sostegno è stato utilizzato per sostituirla, con la dirigente che mi diceva che mio figlio poteva fare da solo. Ma io so le difficoltà che ha avuto mio figlio in quei giorni, sia con i compagni che con la didattica...”.

Racconta un'insegnante: “Sono una docente di sostegno in anno di prova, scuola secondaria di primo grado. Come tutti sanno, a causa della pandemia, la situazione nelle scuole è davvero critica ma è dall'inizio dell'anno che vengo sistematicamente chiamata a fare supplenza, anche (quasi sempre) in presenza dei miei alunni, in altre classi. La scorsa settimana, su 4 ore di lezione, tre sono state di sostituzione. Ammetto di sentire il peso del fatto di essere in anno di prova, e quindi di non voler in qualche modo contraddire chi, dall'alto, decide chi deve sostituire chi. Però sono arrivata al limite. Nella mia scuola, è all'ordine del giorno questa prassi. Ormai vado a scuola con il terrore del registro delle sostituzioni...”.

Commenta Evelina Chiocca, presidente del Ciis: “Utilizzare l'insegnante di sostegno per le supplenze è una prassi molto diffusa. In questa particolare situazione, siamo di fronte a un'emergenza e siamo quindi tutti pronti a rispondere. Ma quando l'emergenza diventa prassi, allora non è più emergenza, ma una modalità tutt'altro che corretta. In questo periodo, in modo particolare, viene segnalato da genitori e insegnanti che il docente di sostegno è utilizzato, durante il suo orario di servizio, per sostituire i docenti che sono assenti. Qualcuno ritiene che, quando viene utilizzato nella stessa classe a cui è assegnato, il problema non si pone. E invece il problema si pone lo stesso, perché le ore di sostegno prevedono la presenza di due insegnanti in classe per un certo numero di ore. E queste ore devono essere garantite, per l'esercizio del diritto all'istruzione e all'educazione. Altrimenti, non esisterebbe l'insegnante di sostegno. Anche se nella stessa classe, quindi, durante il suo orario di servizio il docente di sostegno non deve essere utilizzato per la supplenza. L'utilizzo improprio di questa risorsa fondamentale per l'inclusione comporta una riduzione dei diritti dell'alunno con disabilità ma anche dei suoi compagni, perché la progettualità inclusiva è rivolta a tutta la classe. Si sta diffondendo sempre di più una modalità impropria, che deve essere bloccata all'istante. Il diritto allo studio deve essere garantito, o si viene meno all'impegno, sancito dalla Costituzione, di garantire il diritto allo studio: nel momento in cui si sottraggono ore di sostegno, si costruisce - e non si rimuove, come prevede invece l'articolo 3 - un ostacolo alla piena inclusione. Per questo, chiediamo che intervenga subito il ministero dell'Istruzione: non è pensabile che, dopo tanti anni, si continui a negare un diritto fondamentale, nel silenzio generale”.

Chiara Ludovisi

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)