“Io, mamma caregiver, ho paura che portino mio figlio in Rsa"

Sara Bonanno da sempre si occupa a tempo pieno di suo figlio Simone, gravemente disabile. “Ora vogliono togliermi l'amministrazione di sostegno. Asl e giudice tutelare hanno chiesto la nuova nomina, a mia insaputa. Domani c'è la seconda seduta, ma io non ho mai ricevuto la convocazione. Se cambia l'amministratore, sarà il ricovero di Simone in Rsa. Cioè la sua fine”

“Io, mamma caregiver, ho paura che portino mio figlio in Rsa"

“Ho paura che mi portino via Simone. Se cambierà l'amministratore di sostegno, il passo successivo sarà l suo ricovero in Rsa. E quindi, la sua fine”: è un appello indignato e costernato, quello che arriva a Redattore da Sara Bonanno, mamma caregiver di Simone a tempo pieno, che in tante e diverse circostanze ha fatto sentire la sua voce quella di tanti caregiver attraverso queste pagine. Oggi Bonanno ha paura che il contenzioso con la Asl, iniziato due anni fa per ottenere una maggiore continuità infermieristica e assistenziale per il figlio, possa portarle via Simone: “La Asl ha chiesto la nomina di un altro amministratore di sostegno, a mia insaputa. Domani ci sarà la seconda udienza, ma io non sono stata informata né tanto meno convocata. Vogliono farmi passare per matta, dicono che sono sola ad assistere mio figlio, ma non è vero: ho sempre circondato Simone di amore e di sostegno, di amici e di personale competente. Quello che chiedo da anni è che sia messo fine a questo continuo turno over di infermieri, che non può garantire un'assistenza di qualità a mio figlio. Di qui il contenzioso con la Asl, ora alle battute finali: presto ci sarà la sentenza e ho ragione di credere che sarà a nostro favore. Sarà per questo che la Asl tenta questa mossa disperata?”

Qual è la mossa disperata? “Mi prendo tutta la responsabilità di quando dichiaro: sulla base di pure illazioni, la Asl ha chiesto che io venissi sostituito con un amministratore di sostegno esterno. Perché? Per poter poi ricoverare coattivamente Simone in una Rsa. Quando l’ho saputo, non mi sono più di tanto preoccupata: come mamma, stanca e sfibrata, lascio molto a desiderare. Ma come amministratore di sostegno, sfido chiunque a far meglio e di più. In questo ruolo, posso dire di essere sempre stata esemplare. Invece, a mia insaputa, la Asl e il giudice tutelare, che è arrivato da poco e non ci conosce, si erano già messi d’accordo per nominare un nuovo amministratore di sostegno. L'ho saputo per caso e per fortuna: c'è stata già un'udienza e la seconda ci sarà domani: a me non è arrivata alcuna convocazione, né per la prima, né per la seconda. Spero di arrivare in tempo, altrimenti dovrò poi fare ricorso e certamente vincerlo: ma con i tempi della giustizia, che ne sarà nel frattempo di Simone?”, si domanda Bonanno, che ha deciso di denunciare pubblicamente che “non ho commesso alcun abuso, negligenza o indegnità che giustifichino una mia sostituzione come amministratore di sostegno. Ho solo chiesto, proprio come amministratore di sostegno, il rispetto dei diritti e della dignità di Simone: lo chiedo da sempre e sempre correttamente. Sono amministratore di Simone da quasi dieci anni: perché il giudice tutelare ha deciso di ascoltare il responsabile del servizio che segue mio figlio da appena due anni?"
"Ha mai letto i rendiconti annuali nel fascicolo di Simone? Mostrano chiaramente come ogni soldo che entra, compresa la mia pensione, sia speso interamente per l’assistenza di Simone. E neanche basta, tanto che i farmaci li paghiamo grazie all’aiuto di beneficenza che sostiene da tempo me e mio figlio. In quei fascicoli è descritta la vita di Simone, la fitta rete di relazioni che lo ha sempre circondato, la scuola a domicilio, il progetto di alternanza scuola lavoro che lo ha visto protagonista, il sostegno dei professionisti. Se questi fascicoli che faticosamente e diligentemente compilo fossero stati almeno consultati, sarebbe stato lampante che la segnalazione della Asl andasse fatta cadere. Ora, invece, questo giudice titolare di nuova nomina è pronto a sostituirmi con un estraneo, il quale – ne sono certa – disporrà il ricovero di Simone in Rsa. E con ciò lo condannerà probabilmente a morte, viste le condizioni di mio figlio e visto come ha vissuto fino ad oggi, circondato dall'attenzione e dall'affetto di chi si prenda cura di lui da quando è nato. Questo è un abuso che non può restare nelle aule di un tribunale: la giustizia lenta e farraginosa diventa vera e propria violenza verso le persone più fragili. La dignità e il desiderio di un individuo di vivere insieme ai suoi affetti, nel suo mondo fatto di routine, abitudini, vizi, rumori, odori devono essere tutelati: questa quotidianità non può e non deve essere così facilmente spazzata via da una decisione presa sulla base di informazioni parziali ed da interessi che non hanno a che fare con il benessere di mio figlio. Come può una legge, nata per tutelare le persone più fragili, trasformarsi in uno strumento così abusante?”

Chiara Ludovisi

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)