“Isolata” e “rassegnata”, ecco l’accoglienza vista dagli operatori

E’ la radiografia di un sistema “interrotto” quella che emerge dallo studio realizzato dal Tavolo Asilo e Immigrazione su 112 operatori e operatrici dei progetti territoriali, attivi su 78 diversi Comuni

“Isolata” e “rassegnata”, ecco l’accoglienza vista dagli operatori

Un sistema importante che però non gode di grande legittimazione politica e istituzionale né tantomeno di un adeguato investimento culturale e economico. A trattacciare l’identikit dell’accoglienza in Italia sono 112 operatori e operatrici dei progetti territoriali, attivi su 78 diversi Comuni, intervistati per un’indagine del Tavolo Asilo e immigrazione, presentata oggi a Roma. “Abbiamo chiesto a chi lavora ogni giorno in questo settore di dare una valutazione. La percezione che in molti hanno è di un sistema di accoglienza diffusa a macchia di leopardo, con pochi posti, dove prevale la burocratizzazione, tra aspetti rendicontativi e amministrativi, che ostacolano lo sviluppo dei servizi e ne inibiscono sia l’innovazione che la territorializzazione” spiega Michele Rossi, direttore del Ciac di Pama.

Nello specifico, tra le criticità rilevate c’è la frattura tra il sistema dei centri di accoglienza straordinaria e il sistema Sai, che crea un problema generale di equità nell’accesso all’accoglienza e ai servizi. Una criticità amplificata dall’assenza di luoghi di coordinamento tecnico e anche istituzionale. Nei racconti degli operatori emerge, inoltre, un dato critico sulla sproporzione tra il bisogno di accoglienza e integrazione percepito sui territori e la ricettività del sistema.

Nel report oltre l’eccessiva burocratizzazione del sistema, si rileva l’aspetto di auto-organizzazione e gap tra un sistema percepito come lontano e i servizi. Per gli operatori sono la formazione, la professionalità i fattori che fanno la differenza e colmano il vuoto di programmazione e integrazione. In generale si parla di una “governance frammentata in cui emerge una distanza, anzi, una vera e propria frattura (interruzione) tra i diversi livelli e tra i diversi attori istituzionali coinvolti, percepiti come autonomi, ciascuno con obiettivi – ma anche apparati - suoi propri”. E di un welfare territoriale non integrato, in cui  manca integrazione di servizi sia durante che dopo i progetti. 

L’indagine realizzata dal Tavolo Asilo, individua un generale “stato di rassegnazione” dei lavoratori del mondo dell’accoglienza, il cui impegno riesce a ottenere importanti risultati nonostante la criticità di un sistema sempre più burocratizzato e una mancata integrazione al welfare territoriale. “Il modello dell’accoglienza integrata e diffusa regge, e sembra mantenere una sua propria efficacia grazie ai suoi dispositivi fondamentali: dall’accoglienza in piccoli appartamenti, alla progettazione individualizzata, all’equipe multidisciplinare, trovandosi a dipendere dalla capacità degli operatori di organizzarne l’azione entro un contesto che è percepito come isolato, sia culturalmente che operativamente, e si sostiene al più grazie alla capacità degli enti attuatori di costruire reti con altri soggetti del terzo settore e di rinnovare la competenza, la motivazione e la stessa legittimazione sociale degli operatori - si legge nel report -Mancano però, in generale, legittimazione politica, il riconoscimento professionale, ma anche una programmazione, il senso di uno sviluppo e di una crescita del modello stesso”. Come osserva un intervistato: “i progetti funzionano, nonostante tutto e tutti. E funzionano perché sono individualizzati e perché le azioni sono ben pensate dall’equipe, gli operatori sono professionali e capaci di gestire persone e risorse, di muoversi tra mille ostacoli della burocrazia”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)