L’agricoltura globale delle api e della biodiversità. Il sistema della produzione agroalimentare deve continuare ad essere diversificato e libero

L’attenzione a questi insetti non ha solamente piacevoli risvolti gastronomici e bucolici, ma importanti conseguenze economiche e occupazionali.

L’agricoltura globale delle api e della biodiversità. Il sistema della produzione agroalimentare deve continuare ad essere diversificato e libero

Api e biodiversità. Aspetti diversi di uno stesso problema: il progressivo impoverimento del bagaglio biologico dell’agricoltura. Si tratta di una questione che interessa tutti, anche se la gran parte dell’opinione pubblica ne coglie probabilmente solo alcuni aspetti e forse non quelli più importanti.

Stando ai dati della banca dati dell’European Severe Weather Database (Eswd) rielaborati da Coldiretti, nel 2021 è prevedibile un taglio del 30% circa della produzione di miele in Italia. Causa del crollo è, sostanzialmente, un andamento climatico poco favorevole alla vita di questi insetti: inverno troppo caldo e primavera troppo fredda, non hanno favorito il consueto ciclo di vita delle api. La produzione media annuale di miele pari a circa 25 milioni di chili, non sarà quindi raggiunta. Con conseguente danno economico per gli apicoltori che, certo, in gran parte fanno questo mestiere un po’ per passatempo, ma che strumento di presidio di territorio e di un’attività che ha ricadute produttive fortissime. I coltivatori diretti  spiegano efficacemente: “Le difficoltà delle api sono un pericolo grave per la biodiversità considerato che sono un indicatore dello stato di salute dell’ambiente e servono al lavoro degli agricoltori con l’impollinazione dei fiori. Tre colture alimentari su quattro dipendono in una certa misura per resa e qualità dall’impollinazione dalle api”. Per capire basta pensare a buona parte delle produzioni ortofrutticole. La presenza in forze delle api, in altre parole, ha nel giro di poche settimane effetti pesanti sulle rese produttive e quindi sulla presenza nei mercati di in gran numero di prodotti.

Insomma, l’attenzione a questi insetti non ha solamente piacevoli risvolti gastronomici e bucolici, ma importanti conseguenze economiche e occupazionali.

Ruolo comune, d’altra parte, a tutti gli elementi che costituiscono la biodiversità agricola. I termini del tema sono pressoché gli stessi. In Italia, fanno sempre rilevare i coltivatori, sono per esempio scomparse dalla tavola nell’ultimo secolo tre varietà di frutta su quattro. Situazioni simili si possono trovare per i cereali e per gli allevamenti. Le cause di questo fenomeno sono diverse. Conta anche in questo caso molto il clima, ma hanno un ruolo importante pure le tecniche di coltivazione, l’automazione delle stesse, la più o meno forte incidenza delle malattie, le esigenze legate alla trasformazione e distribuzione dei prodotti. Un ruolo importante hanno anche gli interessi di alcune multinazionali della chimica e della ricerca in agricoltura. L’omologazione agricola esiste, conta e pesa sempre di più. Con le ovvie conseguenze proprio sulla biodiversità la cui diminuzione da un lato provoca certamente efficienza ma, dall’altro, determina minore flessibilità e resilienza produttiva e quindi commerciale ed economica.

Senza dire delle manovre di grandi gruppi che proprio nell’agroalimentare hanno trovato spazi nuovi di crescita. Quanto sta accadendo per il predominio della produzione e del mercato delle sementi è, da questo punto di vista, significativo. “Con i cinesi che puntano all’acquisizione dell’italiana Verisem si rischia il monopolio mondiale sui semi di ortaggi ed erbe aromatiche in una situazione in cui già 2 semi su 3 (66%) sono in mano a quattro multinazionali straniere”, hanno denunciato qualche giorno fa proprio i coltivatori diretti. E con ragione.

Api, quindi, ma non solo. Se una cosa devono insegnarci la giornata dedicata alle api e poi quella della biodiversità, questa è certamente il nesso stretto tra tutti gli elementi che compongono la produzione agricola e agroalimentare. Non si tratta solo di buon miele oppure di buone produzioni tipiche da mercatino dei contadini. Qui c’è in gioco ben altro. Che occorre conoscere e apprezzare nella sua totalità, ma soprattutto difendere con raziocinio e determinazione.

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Fonte: Sir