L’agricoltura ha fiducia nel futuro. Le rilevazioni sull’andamento del 2020 e le previsioni per il 2021 forniscono numeri positivi

Il 2020 ha sicuramente ridefinito la mappa del consumo di ortofrutta in Italia ma ha fatto registrare acquisti al dettaglio sostanzialmente stabili.

L’agricoltura ha fiducia nel futuro. Le rilevazioni sull’andamento del 2020 e le previsioni per il 2021 forniscono numeri positivi

L’ortofrutta italiana resiste anche all’impatto di una pandemia. Anzi, a guardare bene i numeri, pare che sia l’intero settore agricolo a dimostrare la sua forza e la sua capacità di resilienza. Merito certamente delle particolari condizioni della produzione oltre che della stessa indispensabilità dei prodotti. Ma comunque merito che va colto e valorizzato, visto che, soprattutto per alcuni comparti primari, tutto questo significa giro d’affari, protezione dell’ambiente e dell’occupazione.

Stando ad uno degli ultimi report Istat sulla situazione agricola, “i dati di fatturazione elettronica denotano, per il 2020, un andamento relativamente positivo per il settore primario”. Circa il 31% degli agricoltori ad una domanda specifica sull’impatto di Covid19 sulle loro imprese ha risposto negativamente. Mentre “con riferimento agli effetti della pandemia per l’annata agraria in corso 2020-2021, la risposta più frequente è ‘nessun impatto’ nel 42,8% dei casi”. Capaci di vedere oltre la congiuntura, quindi, oltre che analisi del passato. Certo, anche per la produzione agricola i problemi ci sono stati – e anche pesanti -, ma l’indicazione generale di Istat pare essere confermata anche da altre analisi.

E’ il caso del settore ortofrutticolo. Secondo una rilevazione di Cso Italy e Nomisma appena resa nota, nell’anno dedicato dalle Nazioni Unite all’ortofrutta, il 2020 ha sicuramente ridefinito la mappa del consumo di ortofrutta in Italia ma ha fatto registrare acquisti al dettaglio sostanzialmente stabili (-1% in quantità rispetto al 2019), mentre sono cambiati i comportamenti di acquisto e consumo. Parallelamente – dice sempre la ricerca – l’export di ortofrutta, pur con un calo in termini di volumi del 4% nel 2020, ha registrato una crescita in valore del 5%. La valutazione finale? “Il comparto ha quindi tenuto nello scenario dell’emergenza pandemica”.

E’ interessante certamente notare alcuni risultati delle indagini che sono state svolte da Nomisma. Come quelli relativi al nuovo profilo del consumatore di ortofrutta, che guarda a questi prodotti soprattutto alla ricerca di una vita sana ed equilibrata. Nel corso di un eventi organizzato per la presentazione della ricerca, è stato sottolineato come si siano moltiplicate le occasioni di consumo (un italiano su 3 mangia frutta anche fuori dai pasti, per merenda o per uno spuntino), così come i canali di vendita (nel 2020 il 22% dei consumatori ha acquistato frutta o verdura online o tramite ordini telefonici). Grande attenzione anche ai criteri di scelta come la stagionalità (citata dal 43% degli italiani), anche se fondamentale per il 56 % dei consumatori sono origine e caratteristiche del processo produttivo (origine italiana, locale, biologico, tracciabilità, ecc.), mentre stenta ancora ad affermarsi la marca. Cambia, è stato fatto notare, anche la “mappa dei valori” seguiti per l’acquisto: la preferenza per l’ortofrutta di origine italiana (sarà più rilevante per il 45% degli italiani), con una forte impronta “local” (35%); l’attenzione alla qualità, intesa come prodotto di stagione (42%), fresco (33%) e con garanzie di tracciabilità (34%); la spinta al “green”, sia in termini di packaging riciclabile\ecosostenibile (36%) che di produzioni biologiche (23%). Rimane anche l’attenzione al prezzo, ma in maniera meno marcata (27%).

Le imprese ortofrutticole, inoltre, sono state sempre attive, anche durante il lockdown, ed hanno prontamente adottato tutte le misure necessarie per evitare il contagio, nonostante le maggiori complessità organizzative (registrate dal 70% delle imprese del campione), la dilatazione dei tempi (55%), la minore efficienza del lavoro (60%) e conseguentemente l’incremento dei costi (65%).

In altri termini, se da un lato l’agricoltura in senso lato e l’ortofrutta in particolare, hanno dato grande prova di flessibilità e resistenza, oltre che di gradimento nei mercati, rimane un dato di fondo: Covid-19 ha inciso comunque, ma ha anche selezionato comparti e produzioni in grado di dar buona prova anche in condizioni avverse.

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Fonte: Sir