L’agricoltura tra due sfide. I campi e le stalle devono fare i conti con l’ambiente da un lato e con i mercanti dall'altro

L'agricoltura già applica l’economia circolare con metodi che vanno dall’uso degli scarti per la produzione di oggetti alla condivisione di beni e servizi.

L’agricoltura tra due sfide. I campi e le stalle devono fare i conti con l’ambiente da un lato e con i mercanti dall'altro

Dazi da una parte, ambiente dall’altra. L’agricoltura (non solo quella italiana), è stretta in questo periodo tra due sfide: da un lato deve capire come contrastare la guerra commerciale in atto fra Usa ed Europa, dall’altro deve farsi sempre più compatibile con l’ambiente. Non si tratta, a ben vedere, di due temi senza collegamento, anzi. Il futuro dei campi e delle stalle passa infatti dalle condizioni di mercato, ma anche da quelle di compatibilità ambientale. E’ attorno a questi temi che, nei giorni scorsi a Cernobbio, si è svolta l’edizione 2019 del Forum Coldiretti sull’economia agroalimentare.

Ambiente, dunque, e quindi compatibilità con quanto circonda la produzione (anche quella agricola). E’ ciò che adesso passa sotto il nome di economia circolare e che proprio in agricoltura trova una delle sue massime espressioni. Secondo Coldiretti, il valore dell’economia circolare agricola arriva ormai a 88 miliardi dovuti ad un variopinto ventaglio di attività (alcune certamente pittoresche, altre decisamente serie e importanti). Si passa così dalla birra con pane avanzato ai mobili di fichi d’india, dai cuscini ortopedici con i noccioli di ciliegie alla vernice da uova e latte fino agli agrigioielli. Più in generale, l’agricoltura (oltre all’attenzione che da decenni viene posta alle pratiche agricole compatibili e sostenibili), applica l’economia circolare con metodi che vanno dall’uso degli scarti per la produzione di oggetti alla condivisione di beni e servizi, dalla riparazione dei prodotti domestici al trattamento dei rifiuti e alla raccolta differenziata. Nella gran parte dei casi, si tratta di vere attività d’impresa che quindi concorrono a creare valore aggiunto e occupazione. E che piacciono al mercato.

Sempre da Cernobbio, fra l’altro, Coldiretti ha indicato come il 90% degli italiani sia d’accordo sul fatto che “ognuno di noi possa fare molto per proteggere l’ambiente”. Anche se i distinguo ci sono anche qui. “Il Paese – dice sempre una nota dell’organizzazione agricola -, si divide a metà (51%) sul sostegno della giovane attivista svedese Greta Thunberg e delle sue battaglie per l’ambiente”.

Ambiente e agricoltura strettamente uniti, quindi. Anche se possono esistere diverse agricolture (basta pensare a quella biologica e a quella cosiddetta “integrata”), ma soprattutto anche se comunque le imprese agricole devono confrontarsi con una burocrazia non certo tenera e con risorse finanziarie non sempre a disposizione. Senza contare le difficoltà legate al ricambio generazionale e all’aggiornamento professionale. E, soprattutto, senza contare la questione dei mercati e quindi dei dazi. Proprio da Cernobbio, e di fronte non solo ai coltivatori diretti ma un a tutta la “nobiltà agricola” nazionale, la ministra per le Politiche Agricole, Teresa Bellanova, ha tuonato: “È urgente una risposta fermissima dell’Europa a tutela delle nostre eccellenze e del nostro export sul mercato americano. Un rischio da 500 milioni di euro che avrebbe un impatto a caduta su filiere e interi territori del nostro Paese. Non c’è un minuto da perdere. Il lavoro delle diplomazie va rafforzato ma allo stesso tempo bisogna immaginare la costituzione di un Fondo azzeradazi che metta al riparo le nostre imprese che non devono pagare per colpe non loro. Non è possibile intervenire solo dopo che il danno si è già prodotto”. Parole che hanno soddisfatto i coltivatori e che verranno messe alla prova nelle prossime settimane. Per adesso rimangono le stime fornite da Coldiretti: “I superdazi Usa su alcuni dei prodotti italiani più rappresentativi come il Parmigiano reggiano ed il Grana Padano spingono il fatturato del falso Made in Italy negli Stati Uniti a 24 miliardi”.

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Fonte: Sir