L’industria agricola. La produzione di macchine per i lavori nei campi è un settore d'eccellenza per l'Italia

Produrre macchine agricole significa fornire mezzi determinanti per la produzione alimentare, oltre che occupazione molto spesso specializzata.

L’industria agricola. La produzione di macchine per i lavori nei campi è un settore d'eccellenza per l'Italia

E’ un altro aspetto del fare agricoltura. Meno appariscente forse, ma certamente insostituibile. E nel quale, ancora una volta, l’Italia eccelle. La produzione di macchine per la lavorazione del terreno e gli interventi sulle coltivazioni, è uno dei comparti in cui le industrie italiane sono in prima fila al mondo. Merito della tecnologia che riescono a mettere in gioco, oltre che della tradizione molto forte nel settore. Un primato che deteniamo da anni, anche se ultimamente dobbiamo fare i conti con una concorrenza più agguerrita di prima.

Guardare un po’ più da vicino il comparto della meccanizzazione agricola è utile non solo per capire di più di un’attività che vale decine di migliaia di posti di lavoro e miliardi di euro di giro d’affari, ma anche per osservare da un’altra visuale i grandi movimenti dell’agricoltura nel mondo.

Macchine agricole, dunque. Secondo i numeri forniti da FederUnacoma (che raccoglie i costruttori italiani), il giro d’affari del settore è arrivato a 47 miliardi di euro e, forte delle tecnologie più avanzate e del valore dei macchinari, proprio l’Europa (e l’Italia in particolare) si pone al primo posto sia nella produzione che nelle esportazioni di macchinari in tutto il mondo.

La partita delle meccanizzazione agricola si gioca, per i produttori, quasi tutta sulle esportazioni. Proprio dall’andamento delle vendite all’estero, si capiscono anche i grandi movimenti internazionali della produzione alimentare. I dati sulle vendite nei principali Paesi indicano così una crescita consistente negli Stati Uniti e in India, mentre in calo risultano Cina e Turchia. L’Europa chiude il 2018 con un calo delle immatricolazioni pari al 10%. L’andamento degli ultimi anni, inoltre, ha fatto segnare una minore incidenza delle trattrici (le macchine agricole per eccellenza) sul mercato globale, e una crescita delle attrezzature e delle macchine operatrici (cioè di quelle che servono per effettuare le lavorazioni al terreno e gli interventi sulle piante). Il motivo di questo cambiamento è semplice: l’agricoltura va sempre di più verso una forte specializzazione. Leggendo i numeri, tuttavia, occorre fare ancora più attenzione. La “frenata” degli acquisti cinesi non significa che l’agricoltura di quel Paese sia in crisi. Proprio FederUnacoma spiega infatti che la riduzione delle vendite sarebbe dovuta alla riduzione programmata della produzione industriale, oltre che alla guerra commerciale sulla soia ed alla peste suina.

Produrre macchine agricole significa in ogni caso fornire mezzi determinanti per la produzione alimentare, oltre che occupazione molto spesso specializzata. Capire l’evoluzione di questo settore interessa quindi non solo gli industriali. Da questo punto di vista FederUnacoma ha spiegato che lo scenario appare comunque in evoluzione per l’avvento dei produttori asiatici e per il cambiamento della composizione della domanda. Per i primi ci vuole poco per capire: negli ultimi anni l’incidenza sulle esportazioni complessive delle industrie asiatiche è arrivata al 19% circa raggiungendo gli Stati Uniti detentori anch’essi di un 19%. Circa il cambiamento della domanda, basta sapere che fino a dieci anni fa le trattrici erano il 38% del totale del macchinario venduto, nel 2018 sono scese al 31% del totale ed è cresciuta al suo posto la quota relativa alle altre tipologie di macchine.

Sfide nuove, insomma, attendono un settore che da una parte è certamente “agricolo”, ma dall’altra ha un rilievo “industriale” importante, globalizzato eppure ancora fortemente radicato nel territorio e nel quale l’alta tecnologia continua ad essere la carta vincente da giocare.

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Fonte: Sir