"La Solidarietà attiva", a Catanzaro la pandemia fa esplodere le nuove povertà

Quintali di generi alimentari distribuiti, 147 colloqui di assistenza sociale e psicologica, per un totale di 550 persone beneficiarie. È il bilancio del progetto promosso dal Centro solidarietà Catanzaro Marina dopo 18 mesi di attività. “Il dato preoccupante è l'ulteriore impoverimento del ceto medio"

"La Solidarietà attiva", a Catanzaro la pandemia fa esplodere le nuove povertà

Quintali di generi alimentari distribuiti, 147 colloqui di assistenza sociale e psicologica, per un totale di 550 persone beneficiarie, di cui 239 uomini, 208 donne e 103 minori. È il bilancio del progetto “La Solidarietà attiva”, promosso dal Centro solidarietà Catanzaro Marina e finanziato dalla Regione Calabria, dopo 18 mesi di intensa attività. Il progetto, lanciato ufficialmente il 22 febbraio 2020, solo pochi giorni prima del lockdown, ha rappresentato un baluardo nell’emergenza sanitaria ed è stato uno strumento particolarmente efficace proprio nella gestione della crisi dovuta al Covid-19.

“Nel contesto pandemico, il progetto ha necessariamente richiesto maggiori sforzi ed energie, e i numeri registrati sono importanti – ha sottolineato Olga Anania, presidentessa del Centro Solidarietà Catanzaro Marina –. Tali risultati, se da un lato rappresentano il raggiungimento degli obiettivi progettuali, dall'altro lato denunciano una preoccupante crescita della povertà”.

Il progetto, che è terminato lo scorso 14 aprile, è nato per offrire sostegno a migranti e autoctoni, anche senza dimora, che vivono nel comune di Catanzaro e nei comuni limitrofi che si trovano in difficoltà. Lo ha fatto attraverso un'unità di strada allestita per la distribuzione delle derrate alimentari e per agevolare l'accompagnamento a visite sanitarie e il disbrigo di pratiche dei richiedenti asilo.

“L'emergenza Covid ha comportato alcune iniziali difficoltà – racconta Anania –. Il reperimento dei dispositivi di protezione, la necessità di garantire la sicurezza degli assistiti e dei volontari in conformità alle disposizioni legislative e, infine, l'aumento delle richieste di aiuto correlate all'emergere di nuove povertà sono stati tutti elementi che in fase di progettazione non era possibile prevedere”.

Tali ostacoli sono stati superati grazie a un team ben collaudato, costituito da un assistente sociale, uno psicologo, un mediatore linguistico e tanti volontari. Dopo una fase preliminare, caratterizzata da una serie di iniziative volte a tracciare i bisogni della comunità, il progetto è entrato nel vivo con la distribuzione di generi alimentari, i colloqui e l'erogazione di servizi in luoghi chiave della città. Rispetto ai beneficiari, si è trattato per lo più di soggetti che vivevano in condizioni di povertà, e la cui situazione si è ulteriormente aggravata con l'avvento della pandemia.

“Il dato nuovo e preoccupante che è emerso è l'ulteriore impoverimento del ceto medio – conclude Anania –. Persone che nel periodo antecedente alla pandemia potevano contare su qualche forma di sostentamento, per la prima volta si sono viste costrette a chiedere aiuto. Non ci aspettavamo tutte quelle richieste, e siamo preoccupati dall'emergere di nuove povertà che richiederanno interventi importanti: non basta un progetto che purtroppo ha un inizio e una fine, anche se nelle nostre possibilità non volgeremo la testa dall'altra parte”.

Alice Facchini

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)