La danza di Marta

Le note dell’oboe, cullate dal tremolo degli archi e solleticate dalle corde dell’arpa, trasformano la stanza in uno specchio di acqua fatato, su cui si riflette la luna. Le mani iniziano a muoversi timorose, lasciando alle dita il compito di disegnare eleganti linee nell’aria. E le braccia si distendono sinuose per spiccare il volo.

La danza di Marta

Pubblicato sui social domenica 8 novembre dall’associazione “Mùsica para Despertar”, il video è diventato in poche ore virale.

In vita sua Marta Gonzàles mai e poi mai avrebbe potuto immaginare di diventare famosa in tutto il mondo e di arrivare a toccare, con la sua danza, le corde più intime di tanti cuori. Dalla sua sedia a rotelle, ha incantato in questi giorni centinaia di migliaia di persone, la stragrande maggioranza delle quali la danza classica la vedono solo sedute sul divano di casa, da dove seguono il talent del momento, sognando – in qualche raro caso – di diventare ballerini per una notte.

Nata sul finire degli anni Venti a Madrid, Marta Gonzàles si trasferisce con la famiglia a Cuba, dove il padre ha trovato lavoro. Qui inizia a muovere i primi passi sulle punte nella scuola di danza classica di Nicolay Yavorsky, coreografo cubano di origini russe. Era ancora giovanissima quando fonda la sua compagnia e la scuola di danza classica “Rosamunda”, di cui è stata direttrice, coreografa e prima ballerina. Con la sua compagnia arriva a New York, dove non manca di catturare l’attenzione e gli applausi del pubblico.

Negli anni Sessanta è prima ballerina ne “Il lago dei cigni”, uno dei più famosi balletti del XIX secolo, musicato da Pëtr Il’ič Čajkovskij.

Conosciuta anche come Marta Cinta – dal nome dell’accademia che fonda a Madrid – l’etoile torna a vivere in Spagna, stabilendosi con il marito ad Alicante.

Passano gli anni e nella vita di Marta fa irruzione un ospite indesiderato, l’Alzheimer. È il “cigno nero” che, a poco a poco, cancella dal palcoscenico della vita di Marta immagini e ricordi, relegandola in una sorta di bolla fuori dal tempo. Proprio come accade a Odette, la protagonista del balletto di Čajkovskij, bellissima fanciulla stregata e trasformata in cigno, insieme alle sue coetanee, dal malvagio mago Rothbart. Solo di notte, per poche ore, Odette e le altre ragazze possono assumere forma umana.

Quando il marito di Marta muore, si cerca per l’ex ballerina – che non ha figli – una residenza per anziani dove possa essere accolta e seguita. Arriva così al “Patronato Casa Beneficencia de Muro” ad Alcoy, comune spagnolo della provincia di Alicante, dove trascorre i suoi ultimi sette anni di vita.

“Marta amava il balletto – ricorda la direttrice Immaculada Vilar – e quando ascoltava della musica si trasformava, riconosceva i brani, ricordava le coreografie e parlava spesso di danza classica”.

Nonostante l’Alzheimer avesse cancellato la sua memoria e l’età l’avesse costretta su una sedia a rotelle, lei ha continuato a danzare, condividendo la sua arte con gli altri ospiti della casa di riposo e con le giovanissime allieve del Ballett di Alcoy.

Un anno fa, al Muro arriva Pepe Olmedo, direttore e fondatore del progetto “Musica para Despertar” (musica per risvegliare), che usa la musica per stimolare i ricordi e la memoria nei malati di Alzheimer.

Pepe mette le cuffiette a Marta e fa partire la musica. Bastano le prime note dell’inizio del II atto del Lago dei cigni, che il “maleficio” dell’Alzheimer si spezza. Marta esce dal “limbo” in cui il male l’ha costretta, e torna a danzare, con l’eleganza e la grazia di una ventenne. “La musica di Čajkovskij è riuscita a prendersi gioco dell’Alzheimer”, ha commentato l’attore Antonio Banderas condividendo il video di Marta sulla sua pagina Facebook. Come Banderas tanti altri volti famosi dello spettacolo hanno condiviso e commentato commossi la danza di questa ballerina senza tempo.

Quando, alcuni giorni fa, “Musica para Despertar” decide di pubblicare il video, Marta non c’è già più. È morta a causa dell’Alzheimer lo scorso marzo, in pieno lockdown, accompagnata da quelle musiche che sono state sempre con lei, sul palco e nella vita. Il coronavirus l’aveva limitata ancor più negli spostamenti, ma nulla è mai riuscito a spegnere il suo amore per la danza. Come ricordano oggi al Muro di Alcoy, “la musica la riportava in vita” e, pur consapevole di poter muovere solo le braccia, le danzava comunque, felice di farlo. E chi la vedeva ne rimaneva estasiato e commosso, come capita oggi a chi l’ha imparata a conoscere attraverso i social.

Proprio come accade a Odette, nel “Lago dei cigni”, la danza più bella e struggente di Marta, quella per cui in tantissimi l’hanno conosciuta, in tutto il mondo, è l’ultima. Nonostante l’Alzheimer, nonostante la sedia a rotelle, nonostante l’età.

L’applauso più bello e più lungo di tutta la sua vita, Marta lo riceve oggi, a sipario calato. Una beffa del destino, penseranno alcuni. Forse. O piuttosto un dono della vita, quella vera, la cui bellezza è così grande da non poter essere racchiusa nei pochi metri quadri di un palcoscenico. Proprio come la danza di Marta.

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Fonte: Sir