La dieta mediterranea vince sempre. I consumi di prodotti agroalimentari italiani le mondo crescono: necessario fare tesoro del loro successo

A fare i conti sul consumi di prodotti mediterranei nel mondo è stata Coldiretti sulla base delle rilevazioni Istat relativi ai primi dieci mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

La dieta mediterranea vince sempre. I consumi di prodotti agroalimentari italiani le mondo crescono: necessario fare tesoro del loro successo

La dieta mediterranea vince nel mondo. Risultato significativo, soprattutto se messo in relazione alla difficilissima congiuntura con la quale le produzioni agroalimentari nazionali hanno dovuto fare i conti in questi ultimi mesi. E un risultato, soprattutto, che dice chiaramente quanto sia importante, per molti aspetti, difendere e fare crescere il sistema agroalimentare dello Stivale.

A fare i conti sul consumi di prodotti mediterranei nel mondo è stata Coldiretti sulla base delle rilevazioni Istat relativi ai primi dieci mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il risultato si riassume in un numero – +9% – relativo alla crescita delle esportazioni di frutta, verdura, pasta, olio extravergine fino alle conserve di pomodoro. Ottimo risultato, quindi, che ha ben precise cause e del quale, soprattutto, si deve fare tesoro.

Stando alla interpretazione che forniscono i coltivatori diretti, l’emergenza sanitaria collegata a Covid-19 avrebbe “provocato una svolta salutista nei consumatori a livello globale che hanno privilegiato la scelta nel carrello di prodotti alleati del benessere”. I numeri particolari paiono confermare. Ad essere avvantaggiate sono state nell’ordine le esportazioni nazionali di conserve di pomodoro (+17%), pasta (+16%), olio di oliva (+5%) e frutta e verdura (+5%) che hanno raggiunto in valore il massimo di sempre, sempre secondo l’analisi della Coldiretti. A spingere verso l’acquisto di questo prodotti, sarebbe anche stato il ritorno (obbligato) delle preparazioni gastronomiche a casa rispetto alle consumazioni fuori casa, anche se a scapito di ristoranti e agriturismi.

La dieta che nel 2010 è stata addirittura dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanità, vince così ancora una volta nei confronti di altre modalità di alimentazione. Risultato importante, come si è detto, anche dal punto di vista dell’occupazione oltre che della salute.

Che d’altra parte i prodotti agroalimentari italiani siano sempre più ricercati, lo dicono anche altre rilevazioni.

Una analisi condotta da Nomisma per la piattaforma ITA.BIO sul mercato alimentare cinese e con particolare attenzione ai prodotti biologici, ha fornito altri risultati positivi. L’indagine ha indicato che il 19% dei consumatori cinesi ha acquistato almeno 1 prodotto biologico italiano nel 2020. E non solo, perché, seppur di nicchia, quello cinese è un mercato che cresce davvero a vista d’occhio. Anche in questo caso, pare che la pandemia abbia funzionato da acceleratore dei consumi. Che per tutta la Cina e solo per le produzioni biologiche valgono ormai circa 8 miliardi di euro e che fanno di questo Paese il quarto mercato al mondo per il settore del bio. Certo, fa notare Nomisma, l’interesse per le produzioni alimentari biologiche è però ancora molto concentrato nelle cosiddette high-tier cities e nell’upper class (dove cioè le possibilità finanziarie sono notevolmente più elevate della media cinese), ma “l’ascesa è veloce e il biologico risponde alla crescente richiesta delle famiglie cinesi di garanzia di sicurezza e salubrità del cibo (il 46% afferma che sarà sempre più attento alla qualità dei prodotti che mangia), tanto che il 61% prevede di incrementare la spesa per prodotti biologici da qui al 2025”.

Successo della dieta mediterranea, successo delle produzioni agroalimentari biologiche nel mercato più promettente del mondo. Due elementi di positività che dicono molto sulla capacità del sistema agroalimentare italiano di stare al passo con le richieste dei mercati. E’ necessario, tuttavia, insistere nella sua valorizzazione e difesa. L’agricoltura è insieme uno dei comparti più forti e competitivi dell’economia italiana, ma anche uno dei più fragili e delicati.

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Fonte: Sir