La serie SanPa: un dibattito dal sapore di vecchio su una tragedia drammaticamente attuale

A distanza di 35 anni, l’unica cosa che oggi è rimasta inalterata, oltre al completo disinteresse della politica, è la disperazione e soprattutto la solitudine di migliaia di famiglie e di ragazzi

La serie SanPa: un dibattito dal sapore di vecchio su una tragedia drammaticamente attuale

Se c’è un aspetto positivo nel docufilm su San Patrignano, è senza dubbio il fatto che ha riacceso i riflettori su un tema dimenticato, quello delle dipendenze, nonostante ancora oggi interessi in Italia oltre 4 milioni di persone. 

La serie Netflix ha offerto l’occasione di riaprire il dibattito, a dire il vero in modo un po’ stantio rispetto ad un’epoca che si può definire la preistoria delle tossicodipendenze, ma che consente comunque di riportare alcune riflessioni ai nostri giorni. 

Resta inalterato il disinteresse della politica e la disperazione di famiglie e ragazzi

In primo luogo dobbiamo prendere atto, ancora una volta, che “tirano” più vicende di 30 anni fa, piuttosto che la tragica attualità di oltre un morto al giorno di droga oggi in Italia. Se le Dipendenze già in “tempo di pace” non sono esattamente al centro delle agende dei politici, oggi in tempo di “pandemia” lo sono ancora meno, nonostante i molteplici e ripetuti appelli alle Istituzioni da parte dei servizi pubblici e privati accreditati tesi a richiamare la giusta e doverosa attenzione al fenomeno. Guardando la serie “SanPa”, a distanza di 35 anni, l’unica cosa che oggi è rimasta inalterata, oltre al completo disinteresse della politica, è la disperazione e soprattutto la solitudine di migliaia di famiglie e di ragazzi. In tutti questi anni le Comunità terapeutiche, partite negli anni 70 in modo pioneristico, ed a volte sprovveduto, hanno fatto passi enormi ed oggi applicano metodologie ed interventi terapeutici basati su evidenze scientifiche, con professionalità specifiche e servizi accreditati col sistema sanitario, capaci di rispondere al veloci evolversi del fenomeno delle dipendenze. 

Un fenomeno che oggi reca una complessità che 30 anni fa non era neanche immaginabile. Ogni anno vengono censite oltre 100 nuove sostanze psicotrope, e molte altre sfuggono sicuramente ai radar istituzionali. Una situazione che sembra ormai fuori controllo con una evidente maggiore facilità di accesso alle sostanze ma anche alle altre addiction, comprendendo ad esempio quelle comportamentali come il gioco d’azzardo che è un’altra terribile epidemia. 

Con la pandemia cresce il disagio e si aprono nuovi mercati 

Il problema è che i servizi si trovano a fronteggiare una situazione molto più difficile e a tutto ciò si sommano i problemi di salute mentale più accentuati e trasversali rispetto al passato. Per non parlare di questo momento in cui c’è un grande disagio creato anche dai gravi effetti economici e sociali che si affiancano a quelli sanitari generati dalla pandemia da Covid-19. Nell’ultimo rapporto caritas colpiscono i numerosi alert inerenti la dimensione psicologica: si rileva un evidente aumento durante il lockdown del “disagio psicologico-relazionale” (86,4%), di problemi connessi alla “solitudine (82,2%) e di forme depressive (77,5%). Una società ferita, messa in ginocchio, dove i giovani stanno pagando e pagheranno ancora di più, in cui le persone con fragilità complesse sono le più abbandonate. 

La pandemia sta generando, soprattutto nella fascia d’età adolescenziale, un “gap relazionale” enorme che renderà interventi educativi ed esperienze aggregative specifici per recuperare, se mai sarà possibile, un “pezzo” di crescita fondamentale per i nostri giovani.

Ci aspettiamo quindi una recrudescenza del disagio generalizzato e di conseguenza anche degli aspetti correlati ad esso. E’ importante infatti non dimenticare che la dipendenza è solo l’effetto del malessere e della disperazione anche esistenziale delle persone, che sicuramente la pandemia ha accentuato. 

Un periodo drammatico, al livello planetario, che porta con sé anche altre conseguenze rilevanti in termini di dipendenze: la scoperta e la sperimentazione di nuovi mercati online di spaccio ed un aumento esponenziale del consumo di alcol e psicofarmaci. 

A breve con tutto questo saremo chiamati a fare i conti, e per farlo dovremo reinventare, in tutto o in parte, i nostri sistemi di intervento, restituendo un ruolo centrale alla prossimità ed al territorio.

Da 12 anni manca una Conferenza nazionale sulle dipendenze 

E qui non possiamo dimenticare che in Italia, per quanto riguarda le sostanze, abbiamo un sistema di cura fermo ad una legge del 1990 (proprio degli anni della serie Netflix), un sistema creato per rispondere al bisogno dell’eroinomane classico. 

Ed invece in 30 anni tutto è cambiato, soprattutto nel campo delle dipendenze. Saremo quindi chiamati a rispondere alle nuove emergenze derivanti dalla pandemia con strumenti che erano già vetusti prima del Covid e che ora appaiono totalmente inadeguati rispetto alla crisi sanitaria, economica e sociale che ci sta investendo.

In questo anno orribile le reti di rappresentanza delle comunità hanno tentato in tutti i modi di richiamare l’attenzione della politica su un sistema ormai sull’orlo del baratro, chiedendo al Governo sostegno ed aiuto fattivo. Tutto questo mentre i servizi tentano in tutti i modi di sopravvivere in una situazione che è peggiorata ulteriormente a seguito della pandemia. Molti utenti delle Comunità, ad inizio percorso, hanno abbandonato il trattamento terapeutico residenziale perchè, a causa delle limitazioni imposte dalle norme anti contagio, non hanno retto la pressione. Parliamo evidentemente di ragazzi con patologie e fragilità complesse, ma in generale la sofferenza “in strada” è enormemente aumentata. 

Davanti ad una situazione così grave il fronte delle comunità e dei servizi pubblici, finalmente unito, ha chiesto incontri ed inviato proposte per poter avere interventi specifici da parte del Governo, ma purtroppo nulla è stato ottenuto.

Luciano Squillaci

*Luciano Squillaci è il presidente della Federazione italiana delle comunità terapeutiche (Fict) 

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)